El especialista de Barcelona di Aldo Busi ha un sapore unico e riconoscibile. L’autore ci accoglie nel suo mondo, ma poi ci sbatte la porta in faccia.
Busi è uno snob: non è mai privo di idee, possiede l’arte di creare e di crearsi nuovo ogni volta. Non si lascia manipolare dal lettore, ma è lui stesso che lo invita alla sua tavola imbandita, di cui sarà cuoco sopraffino e ospite loquace. D’altronde “non si dovrebbe fare mai nulla di cui non si possa parlare dopo cena” (Oscar Wilde).
Busi è sempre un’eccezione: quando pensi di averlo compreso, sguscia via e inizia a parlare con una foglia di platano sulle Ramblas.
Ma lui è un po’ così. Il suo libro non è destinato al vulgum pecus, insegna che la vita non è vita se non può essere declinata in modi assai differenti, a volte confusi ed eccentrici.
Busi è un intellettuale dalla parola pura ed elegante. Poeta dotato di allure.
Busi è tutti, ma nessuno è Busi. Come un camaleonte si mimetizza tra le parole. Come un giocatore di scacchi, conosce sempre la mossa vincente: quale sia la parola più efficace, quale sia la vicenda più conturbante, quale sia l’evento nostalgico della sua infanzia cui richiamarsi. Egli ha vissuto infatti un’infanzia “incendiaria e animalescamente pericolosa”, come disse Baudelaire nel “Delocroix”.
Il lettore attraversa le pagine del romanzo cercando di schivare la pioggia di fuoco, che lo scrittore gli scaglia contro o, come dice lui stesso, “le tegole in testa”, di cui pure ignora il tetto da cui stanno precipitando. Sì perché le riflessioni del poeta sono amare e i suoi personaggi sono abietti, egoisti, parassiti.
El especialista, ovvero Sancho Maria Todabierta, è un docente universitario che ha scoperto tardi la propria omosessualità. Piccolo e bruttino, è però tracotante: “in petto si sentiva un domatore di leoni ma alla punta del suo frustino saltavano solo le pulci, bestie feroci improvvisate dall’interesse di una lauta mancia”. Intorno a lui gravitano i figli avuti dalla ex moglie, ignoranti e nullafacenti, le nipoti con i nomi rubati alle tre caravelle “petulanti, screanzate, sboccate, indiavolate coi capelli color carota come le unghie laccate, anche dei piedini” e Melchor, giovane e aitante amante con cui è prossimo alle nozze.
La trama però si avvinghia, imita i diversi registri di una danza, i cui passi ora diventano lenti e regolari, ora si complicano attraverso movimenti forsennati e vivaci. E quando sembra al lettore di aver raggiunto il nocciolo, la trama torna polpa succosa. Ma la spremuta di agrumi deve essere mista, “per carità, due mandarini un pompelmo un’arancia e mezzo limone”. Perché nella vita un solo ingrediente non è mai sufficiente per palati esigenti. Guai allora a prepararla solo con le arance.
Busi è un attento osservatore e corregge le incerte identità dei personaggi con “uno sguardo fisso, calmo, feroce e rigido come quello di una tigre”.
E disapprova l’ignoranza, l’omologazione, il qualunquismo, la cultura esibita, quando assente, il dolore compiaciuto. Perché “gli umanotteri addolorati per niente, tutto quel dolore per niente che gli ha castrato la vita se lo sono meritato in pieno”.
La realtà, avverte però lo scrittore, c’è bisogno di realtà, anche quando le acque sono torbide e lerce e “se ti tocca e per quella volta che ti tocca, bere tutto, anche la feccia, che non ha un valore nutritivo inferiore al mosto appena spremuto”.
“Mela sessuale, mela bacata, mela avvelenata, comunque mela per eccellenza della coscienza e quindi della conoscenza, ho sempre avuto un debole per la realtà e non per me che volevo immaginarmela, aggiustarmela, sagomarmela, menarmela a mia immagine e somiglianza”.
Il libro ha una potenza architettonica straordinaria, listata con una lingua che a volta il lettore sembra non riuscire a tollerare, tanto è perfetta.
Allora prova una sorta di stordimento dei sensi e avverte la Bellezza e deve fermare la lettura e dilatarla, tanto è solida la padronanza della nostra lingua.
Per questo difficilmente il romanzo vincerà il Premio Strega, perché “fra tre secoli Aldo Busi sarà qui più che mai”.
Parola di Busi.

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