Era il 2012 e come nel 2020 continuavamo a fare il cane da guardia del territorio.
C'è una foto scolpita negli occhi di noi cronisti da strada, negli occhi del consigliere di opposizione di allora, Gianguido D'Alberto o di Giovanni Cavallari, l'immagine impressionata di Sandro Melarangelo, poliedrico artista e anima nobile della Teramo Culturale e non Cult, sdraiato a terra con l'aleggiante Piero Chiarini per impedire il trasferimento dei reperti storici del teatro romano.
Scrivevamo" Per l’associazione Teramo Nostra non ci sarebbe la volontà da parte dell’amministrazione comunale di portare a termine i lavori di consolidamento e recupero del Teatro romano.
“Si preferiscono spendere i soldi per le feste in piazza e non utilizzarli per la cultura e per un monumento simile”. Parola di Sandro Melarangelo che molto presto, assieme agli altri associati, andrà a far visita al ministro per i beni culturali Lorenzo Ornaghi".
Era il 2012 e dopo otto anni, al cambio di Amministrazione, a metà consiliatura Dalbertiana, il sindaco dichiara " Per la prima volta nella nostra storia, diventiamo padroni del nostro destino.Significa anche e soprattutto questo l’acquisizione dei palazzi Adamoli e Salvoni, che insistono sul Teatro Romano e il cui conseguente abbattimento consentirà la condizione di partenza per il reale avvio dei lavori di riqualificazione funzionale dell'antico monumento.Adesso è tutto in mano a noi, alla nostra capacità di perseverare, alla nostra volontà, alla determinazione a portare fino in fondo questa sfida che aprirà per Teramo (e per l’Abruzzo) orizzonti completamente nuovi.Questo è il primo significato della cerimonia che abbiamo voluto celebrare oggi nel Teatro Romano, alla quale abbiamo chiamato a partecipare tutti coloro che sono stati e sono ancora protagonisti del progetto, e che hanno contribuito a raggiungere il risultato, rincorso da decenni: la Regione Abruzzo, la Fondazione Tercas, la Soprintendenza regionale ai Beni archeologici, l'associazione Teramo Nostra e tutti i cittadini e gruppi associativi che si sono prodigati per rendere concreto il sogno; senza dimenticare chi non c’è più ma che ha creduto altrettanto fermamente: Marco Pannella e Walter Mazzitti in testa.Quella del riutilizzo del Teatro Romano non è più una chimera. Ma i responsabili della realizzazione del sogno ora siamo noi, tutti noi: gli amministratori, per la parte che loro compete in termini di ricerca dei finanziamenti che ancora sono necessari e per la messa in opera delle procedure burocratiche e amministrative necessarie; i cittadini, per il sostegno convinto e per la partecipazione condivisa ad un progetto che dimostrerà come la bellezza sia la carta vincente per questa città.Teramo è viva come non mai, Teramo è bella come sempre.Sentiamoci tutti parte di uno stesso destino, stiamo scrivendo insieme la rinascita e il futuro della nostra città.Tutto dipende da noi, uniti ci riusciremo".
Orgogliosi dell'attività politica e amministrativa portata avanti dal sindaco D'Alberto e dai contatti indiretti romani/teramani ma come per la Ricostruzione, per San Tommaso, Per Melarangelo e Chiarini, per tutte le altre associazioni, attendiamo il primo pezzo di Palazzo a terra. Quanti anni dovranno ancora trascorrere?
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Spero che l’Anfiteatro non faccia la stessa fine delle altre opere Teramane, Parco della Scienza, parco fluviale, domus di Piazza S. Anna, Ipogeo, ecc.. Quanti soldi buttati.