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Le Virtù: Il derby L'Aquila-Teramo deciso da una poesia di Elso Simone Serpentini

di Giancarlo Falconi
2 minuti

Le Virtù sono gli odori di Teramo.
Le Virtù sono gli orti teramani.
Le Virtù dai cento sapori e dalle cento immaginazioni è teramana.
Un pensiero che diventa storia, racconto, tegame, legame, legumi, poesia, prosa, pietanza, leggenda.
La crasi dei Fagioli, ceci, lenticchie, Piselli, fave, bietole, indivia, scarola, lattuga, borragine, cicoria, spinaci, misericordia, carciofi, zucchine, carote, aglio, cipolle, aneto, maggiorana, prezzemolo, menta, salvia, timo, sedano, basilico, pepe bianco, noce moscata, prosciutto crudo, osso di maiale, orecchie cotenne e piedini di maiale, carne di manzo macinata, Pasta di Grano duro mista sia di formato corto che lungo, pasta fresca tajulin e patellette, Pasta fresca all'uovo, maltagliati, pappardelle, olio extravergine d'oliva, sale, farina e uovo…si chiama Virtù.
Non si discute.
Il minestrone cucinato dalla signora de L'Aquila ha ispirato la poesia del professore Elso Simone Serpentini.

A voi, la lettura.

"Le vertù làscele stà

(A Nadia Moscardi, cuoca aquilana) Sinte, sasò, le virtù làscele stà,
s'è belle che capìte, nn'i si fa.
De cucinì le virtù nin t'ì besugne,
vatte a nn'asconne, n'te vergugne?
'Nghe s'appiombe da grande cucinìre!
Le vertù nostre làscele sta, pe' piacire.
La cucine terramane nn'aè pe' ttà,
le vertù nostre, sasò, làscele stà.
Sint'a 'mmma, sinte stu cunzìje,
lascele sta li furnille, pinze a li fìje.
Se prubbje vu cuntinuà a cucinì,
cucine la pulènte, stamme a sentì,
fa mìje,nn'i cucinì cchiù ssi purcarìje,
ca tu nun pu' cucinì manghe 'ntratturìje.
                                                                                                                                                                                                                          Foto Maurizio Di Biagio

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Commenti

Va tutto bene, tranne "lascele sta li furnille, pinz a le fije". Professor Serpentini lei è un maschilista. Trovo assolutamente fuori luogo ed offensiva la considerazione in questo contesto prettamente culinario. La invito ad "evolvere mentalmente" e rimuovere la frase ripugnante, grazie.
Fingi le VIRTÙ ....se non le hai! A modo suo la "eretica " cuciniera aquilani ci ha provato. Non facciamo la faccia schifata, non scuotiamo il capo con riprovazione perché in cucina si può fare tutto. Perché anche da uno sbaglio può scaturire una grande ricetta! Tuttavia, tuttavia, tuttavia non credo si possa fare innovazione partendo dalla storica ricetta delle VIRTÙ DENTRO LE MURA, per il semplice fatto che di per se le VIRTÙ è un piatto innovativo e inimitabile. I cultori attenti della buona cucina aspettano il primo maggio per riempire il piatto di ricordi delle nostre origini e di quell' unicum " concepito nel sublime " che riesce ad esaltare le " virtù " delle infinite materie prime senza farle scomparire. Ricordo alla VIRTUOSA cuoca che la cucina, prima di tutto, è un fatto culturale che sconsiglia di avventurarsi in innovazioni culinarie impossibili , copiando o scopiazzando male e. ...stravolgendo il tutto! Offendere le VIRTÙ è una offesa vera a Teramo intera. Pazienza so' regazzi!
OK.Non erano virtù. Ma non se ne può discutere senza offendere e senza essere maschilisti?(pinz'a li fiji)
NON condivido questo maschilismo SERPENTINIANO.................. Condivido il pensiero degli ospiti sopra riportati.
Meno male che non sono stata l'unica a notarlo. No, non è maschilista la frase, nooo.... perchè? Anonimo delle 20:08 riprendi la tua clava e rintra nella caverna in compagnia dei pipistrelli. Abbiamo capito di che pasta sei fatto. Anzi, malfatto.
Per Donna delle 22,10 Non capisco il senso del suo commento nei miei confronti,se gentilmente volesse spiegarmelo Le sarei grato. Non capisco perché' sarei malfatto e soprattutto,cosa avrei detto per essere da lei considerato malfatto e,per quale motivo dovrei riprendere la mia clava e rientrare nella caverna insieme ai pipistrelli. Lei può' anche non condividere la mia posizione ,ma per questo ,non le permetto di offendermi. In attesa di una Sua spero,cortese risposta,La salutò molto cordialmente. Carlo
Sempre per Donna delle 22,10. Avevo dimenticato di dirle che fra l'altro,questo Suo commento mi sembra anche contraddittorio.......o no? Carlo
Egregio Carlo sono davvero troppe le cose che lei non capisce o fa finta di non capire. Talmente chiare che non necessitano di spiegazioni o sottotitoli. Inoltre il mio codice etico mi impedisce di interagire con chi avalla una frase simile. Ho il mio target di interlocutori nel quale lei di sicuro non rientra. Stia bene e se ne faccia una ragione.
Se è tradizione inimitabile con tanto di disciplinare che non si può sgarrare, non deve esserci innovazione ma le Virtù di mare decantate da molti ristoratori della costa sono una rivisitazione altrettanto blasfema, quanto l'aquilana. Ogni territorio ha le sue caratteristiche, e talvolta piatti dal nome analogo hanno base antica simile ma sviluppo diverso, per ragioni dovute alla presenza/assenza di particolari prodotti e caratteristiche in quel che in enogastronomia e nell'agroalimentare intelligente si chiama "territorio". E il territorio lo fanno gli uomini, il tempo, i matrimoni, le migrazioni. Non so da dove lontano e da quanti secoli di tradizione vengano le "Virtù" teramane, ma già nella cultura ebraica, nota soprattutto nel quartiere ebraico di Roma, ci si avvicina alla Pasqua Ebraica, con la pulizia delle dispense, per far posto ai nuovi raccolti e preparare piatti in cui devono essere usati tutti i legumi, vegetali, carni e quant'altro sia presente in casa. Tradizioni e usi che vengono da lontano e in un'evoluzione convergente spingevano chi viveva del duro lavoro della terra a far tesoro e a non sprecare nulla che vi fosse in casa, che da "scarto" diventava "virtuoso" nutrimento del corpo e dello spirito. Non mi sembra prodotto così tradizionale, teramano né abruzzese, il tortellino, sempre presente. Blasfemia anche quello! Siamo ormai moralmente lontani dal concetto delle “Virtù” che ci si abbassa a tante intolleranze, volgarità, maschilismi (segno della mancanza di spessore intellettivo e di effettivi contenuti), senza soffermarsi a pensare e ad agire: se c’è qualcosa da promuovere non bisogna aspettare che qualcun’altro “approfitti”. Bisogna farlo prima, senza paraocchi, sfruttando il nuovo trend del Global-Local che si ottiene grazie ai media! Le mie “Virtù”, senza alcuni legumi ai quali sono allergica, e quelle di molte casalinghe soprattutto dei molti decenni passati, che non andavano ad acquistare all’occasione tortellini, pasta colorata e altro, escono fuori dal disciplinare ma tendono, sicuramente, al significato intrinseco e rituale di cui deve essere pervasa la pietanza. Altrimenti diventa un banale minestrone! Come l’agnello a Natale, la nutella ovunque, dai calcionetti ai bocconotti montoriesi…troppo piatto, banale e ricco! E non apriamo un capitolo sui dolci natalizi e sul vero calcionetto o bocconotto per favore! La tradizione abruzzese dal Velino all’Adriatico passando per il Gran Sasso è lunga e intricata, memoria di un passato contadino e davvero povero, in cui si “inventavano” dolci con gli ingredienti più semplici e alla portata di tutti: castagne, ceci, uva, mele e talvolta solo acqua olio e farina e non si era altro che contadini o pastori, qualcuno pescatore. Nelle "Virtù" e in tutti i piatti degli antichi non solo c'erano cibo, ma convivialità, migrazione, integrazione, umiltà.

 Donna su Carlo anonimo delle 20:08, si sta sbagliando.
Ha scritto che è contro il manifesto maschilismo del prof. Serpentini.
La invito a rileggere il suo commento.
Grazie. 





 

"Non condivido questo maschilismo serpentiniano" può anche significare che non si condivide l'accusa di maschilismo verso il professor Serpentini. Io l'ho inteso in questo senso. Siccome così fortunatamente non è, ne prendo atto e mi scuso con Carlo per l'equivoco.
Donna,l La ringrazio per aver chiarito il tutto ed accetto molto volentieri le Sue scuse che per altr0, nel mio ultimo commento inviato da qualche minuto ed attualmente ancora non pubblicato,Le avevo chiesto. Tutto chiarito ed un saluto cordiale Carlo
Vedi prof. ti consiglio di ripassate un po' il vernacolo. Mi chi ha scritto il decantato disciplinare sulle Virtù? Forse chi ha sempre mangiato pane ed olio di semi? p.s. Con questo maschilismo sinceramente avete proprio rotto le palle.
Wyattearp sapessi tu con i tuoi commenti del ca.....
Ma scusate ma io certe cose non le capisco come questo che dice questa Signora Donna: ma a noi teramani le virtu´non ci rappresenta solamente un piatto di bonta´ma sopra a tutto una tradizione, e allora che ci sta di male a dire che la donna deve stare dietro ai fornelli??? Ma a la casa di questa `Donna´ (che poi e´tutto da vedere se e´una donna per davvero o altro) ai tempi che le virtu´ e´ diventato un piatto tradizionale chi le cucinava, Il Nonno o la Nonna??? E allora fatela finita di straziare i ravanelli con questo puntigliosare quello che ADESSO sarebbe giusto e quello che che e´sbagliato, sopratutto quando si parla di cose di ANTICAMENTE che da che mondo e´mondo dietro ai fornelli ci stava la DONNA mentre L`UOMO lavorava fuori e dava da mangiare alla famiglia. Questa e´la base della tradizione teramana e anche di altrove ,se vi piace solo il piatto senza riconoscere come e´nato e come funzionava il mondo, andatevelo a comprare a L´Aquila anzi andate a Lidol ma non parlate di tradizione e non date lezioni a nessuno che di problemi ci ne stanno tanti e a sentirsi certe maestrine ne facciamo a meno con piacere.
Non merita risposta chi non sa neppure capire i post, figuriamoci i commenti di Wyat. Ma vedo che si sforza di comprendere quelli del ca....
MASCHILISTA SÌ, MASCHILISTA NO, MASCHILISTA UN PÒ. Un dì l'epiteto " vai in cucina " era una bieca espressione di stampo maschilista, oggi invece è considerato malevolo, turpe maschilismo "l'invito benevolo " a curare e educare i figli, invito contenuto in una leggera, arguta e pungente poesia "strapaesana " del prof. Serpentini. Una mente scontrosa che non ha il senso dell'umorismo e sta perennemente sulla difensiva a giudicare le "parole in rima " non è una mente aperta che sa accettare le differenze. E poi i permalosi che non riescono a sorridere di se stessi, è giusto che lo facciano gli altri! !! Honi soit qui mal y pense
Pero´ a me tutto ció non fa ridere per niente e neppure sorridere. il Prof. Serpentini, che in altri momenti e per differenti motivi ho apprezzato, dovrebbe uscire da questo silenzio che spero sia almeno pieno di imbarazzo e scusarsi con tutte le donne!!! Troppo facile scagliare la strofa e nascondere la penna!!!
Allora, va bene che da quando il Papa Di prima ricaccio' la moda Di chiedere scusa tutti pare che devono chiedere scusa e se uno non chiede scusa a qualcuno pare che non e' nessuno ma io mica lo capisco perche Serpentini deve chiedere scusa perche' ha fatto una poesia e ha detto a quella saputa dell' Aquila Di pensare aI figli e aí fornelli!! E per dire allora a Dante che ci ha fatto tre libri Di poesie pieni di gente che mandava all' inferno per molto meno che facciamo gli schioviamo le lapidi alle piazze come quella del liceo???
Mi cospargo il capo di cenere, invoco compulsivamente il "mea culpa" e mi pento amarmanete per le battaglie dialettiche (motivate dall'e nostre identificazioni in parrocchie politiche diametralmente opposte) che ho tenacemente combattuto contro il professor Serpentini negli anni remoti del Liceo perchè la mia stima per lui, già rafforzatasi con il trascorrere del tempo, è sensibilmente aumentatail quando ho scoperto che il suo ruolo riconosciuto di attento, puntuale e corretto ricercatore e divulgatore della nostra storia non gli ha impedito di cimentarsi in una ariosa, simpatica e pungente poesia con cui ha apostrofato la cuoca aquilana che, verosimilmente spinta da un impulso narcisistico, è andata a dissertare in TV su un piatto della tradizione teramana, dimostrando non solo (Marcello, che saluto cordialmente, docet) di non conoscerne gli incredienti e la ritualità della preparazione, ma di ignorare la motivazione culturale che impregna e si amalgama in questa meravigliosa vivanda. Non prima di averle fatto notare, senza scomodare troppo Freud, che chi ha necessità di ufficializzare in maniera tanto perentoria il proprio genere - in questo caso femminile- qualche dubbio sulla propria identità anagrafica deve proprio averlo), colgo l' occasione per far presente alla corrispondente che appunto si firma "Donna" e che taccia il professor Serpentini di esasperato maschilismo, che i rigurgiti di "pseudofemminismo all'amatriciana" quali il considerare la figura materna di assai scarso spessore e il ruolo di madre del tutto accessorio, addirittura dequalificante e di ripiego rispetto a quello di uno sgomitante ( e nel caso della cuoca aquilana professionalmente del tutto inadeguato) lavoratore "extra moenia" sono assi pericolosi per i motivi che risulta assai agevole intuire.