“Come già denunciato in passato – dichiara Stefano Matteucci, segretario regionale UGL Salute – torniamo a puntare il dito contro le Direzioni delle ASL abruzzesi, che riteniamo le vere responsabili del tracollo dell’offerta sanitaria ai cittadini. Pur riconoscendo l’impegno della Regione nel richiedere una più equa redistribuzione dei fondi del Servizio Sanitario Nazionale destinati all’Abruzzo, nonché una revisione su base aziendale, è ormai evidente – come emerge da dati attendibili – come l’aumento della spesa sanitaria non abbia prodotto alcun beneficio concreto per i cittadini. Nessuna reale riduzione delle liste d’attesa, nessun potenziamento dei servizi, ma solo un incremento disordinato della spesa pubblica, privo di trasparenza e di riscontro effettivo sull’utilizzo delle risorse. Non è più accettabile trincerarsi dietro l’alibi dell’aumento dei costi strutturali. È invece urgente avviare una valutazione rigorosa dell’operato dei Direttori Generali, che con una gestione priva di programmazione e visione hanno portato le aziende sanitarie in una situazione di totale deriva. Le ASL regionali continuano a navigare a vista, tra improvvisazione e annunci roboanti privi di riscontro nei fatti e nella quotidianità dei cittadini. Chiediamo pertanto, con forza, la rimozione degli attuali vertici aziendali e la nomina di dirigenti in grado di far invertire la rotta per avviare una riforma strutturale e concreta dell’offerta sanitaria regionale, sotto la guida vincolante del Dipartimento Sanità. Contestualmente, sollecitiamo l’invio di ispettori nelle singole ASL, per verificare inefficienze e responsabilità. Particolarmente allarmante è anche la situazione dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), regredita sul piano organizzativo e gestionale. Al danno si aggiunge la beffa: un servizio fino a ieri considerato d’eccellenza è stato ridimensionato, colpendo soprattutto una categoria fragile come quella degli anziani, che ora si vedono costretti a rivolgersi autonomamente ai medici di medicina generale o tramite app o portale per richiedere materiali e prestazioni che prima erano garantiti dal personale sanitario dedicato. Il rischio concreto è che tali prestazioni vengano sospese o ridotte nei fine settimana, a causa della mancata reperibilità del personale. Tutto ciò contribuirà inevitabilmente a congestionare i pronto soccorso, già messi a dura prova da un’utenza sempre più disorientata, che non trova risposte adeguate nella rete dei servizi territoriale. La misura è colma: servono ora responsabilità, competenze e scelte coraggiose” conclude il sindacalista.

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