Lettera di una mamma.
In una situazione di emergenza e di crisi come quella che stiamo vivendo in questo periodo con la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2, le persone e le famiglie sono costrette ad affrontare faticosi cambiamenti e a modificare radicalmente le proprie abitudini quotidiane, ritrovandosi a vivere in casa, più o meno isolati.
Chiusi in casa, notti insonne, paura dell'invisibile e paura dei nostri stessi vicini. Da quando è iniziata l'emergenza come tutti mi informo di più, leggo notizie che hanno una comune sigla: Covid! E lo faccio perché sono spaventata soprattutto da mamma essendo una delle tanti madri di un operatore sanitario impegnato in questo difficile periodo. Così ho preso a leggere anche questa rubrica perché mia/o figlio è uno dei tanti operatori sanitari del Mazzini e sì, purtroppo, è uno dei tanti risultati positivi al covid 19, contagiato mentre svolgeva il proprio lavoro.
Questa mattina, come ogni giorno ormai da quando è scoppiato il caso contagio al Mazzini, ho letto la vostra rubrica e la lettera riportata da un'utente contro un presunto contagio avvenuto in ospedale. Mi ha molto addolorato quello che ho letto. In primis perché da mamma so cosa significa quando tuo figlio/a ti comunica "sono positivo/a". La mia reazione inziale è stata il pianto, la paura di saperlo/a lontano, non poter essere lì per sincerarmi della sua salute, a non controllare la febbre e ogni minimo sintomi. Poi l'ansia dei giorni dopo, chiamate 3 volte al giorno per sentirne la voce. E chi gli portava da mangiare? Come passerà la notte? Capisco bene le ore di terrore e ansia di quei giorni e sono dispiaciuta a sapere che qualcuno stia passando lo stesso incubo. Spero con tutto il cuore che tutto passi in fretta per tutti noi. Ma non nego che leggendo la lettera della signora questa mattina non abbia provato anche un po' di tristezza.
Pensare a come in un attimo questi ragazzi passano da "eroi" ad appestati, untori, condannabili perché svolgevano con coraggio il loro lavoro. Ci facciamo forti cantando dal balcone il nostro Inno nazionale. Quello stesso Inno che ci chiede di “stringerci a coorte”, in gruppo. E che individua la debolezza proprio nell’essere divisi. Non lasciamo che questo virus ci imbruttisca. Non lasciamo che oltre a dividerci fisicamente ci allontani dall’essere comunità, dall’essere umani. Non lasciamoci contagiare da un altro virus: quello della rabbia.
Abbiamo di fronte a noi un virus molto pericoloso, restiamo uniti, conserviamo lo spirito di comunità. Quando supereremo questo momento - perché lo supereremo - ne usciremo tutti più forti.
E’ vero che la reale carenza di adeguati dispositivi utili a prevenire il rischio di contagio ha portato i medici ed il personale sanitario a combattere una battaglia “a mani nude”, provocando una loro rilevante contaminazione che, per l’esistenza di portatori senza sintomi, non ha permesso, in fase iniziale, una valutazione reale del problema e delle sue possibili conseguenze
E allora vorrei dire alla signora, mi dispiace per quello che sta passando e spero che guarisca in fretta.
Ma io sarò lì "in quelle sedi opportune" a difendere fino allo sfinimento il lavoro di tutti quei giovani che con abnegazione, coraggio, lontano dai proprio cari e con le loro paure non si sono mai tirati indietro nello svolgere il loro lavoro. Io sarò nelle sedi opportune per dirle che sono uomini e donne che hanno scelto e scelgono di fare ogni giorno un lavoro difficile, pericoloso a volte, fatto di rinunce e di paure. Sarò nelle sedi opportune per dirle che il 9% dei sanitari sono stati contagiati e molti di loro hanno perso la vita.
Ma senza di loro non avremmo neanche il diritto di lamentarci.
Auguri di una pronta guarigione.
Leggete anche https://iduepunti.it/08-04-2020/sono-stata-visitata-da-un-medico-positivo-al-mazzini-di-teramo-e-nessuno-mi-ha-avvisata
Foto Arezzonotizie
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Mi sento di rassicurare la signora. Nessuno accuserà i sanitari o il personale infermieristico che, in questi duri giorni, con abnegazione ha lavorato senza risparmiarsi e mettendo a rischio la loro salute per prima. È la ASL che dovrà spiegare., che dovrà dirci perché un anziano entrato in pronto soccorso con insufficienza respiratoria viene messo in reparto prima di sapere se é positivo.... Mio nonno non era contagiato. Era stato isolato fin dalla fine di febbraio in un residence per anziani. È entrato in medicina per un sospetto episodio di difficoltà respiratoria ed esce oggi da Atri in una bara. È la ASL che ci dovrà spiegare perché hanno condannato un uomo che ha costruito una famiglia numerosa fatta di moglie, figli, generi, nuore, nipoti, mariti e mogli di nipoti, pronipoti é dovuto morire impaurito e solo... Con la vita non si scherza. Con il dolore ci si convive. Con il vuoto si sta male ed oltre aver perso un nonno, un padre, un marito, non abbiamo potuto nemmeno salutarlo. Sono consapevole che un anziano nonno prima o pio andrà al Signore... ma non così, solo come un cane!
Signora,
condividendo la Sua più che giustificata apprensione ed il Suo pensiero,da padre e da nonno,vorrei solo augurami ed augurarci che,tutto questo possa passare il prima possibile,e che tutti noi,chi più o chi meno,possa tornare ad una certa tranquillità quotidiana ed a riacquistare la nostra piena libertà.
Vorrei augurare a Suo figlio a lei ed a quanti stanno soffrendo,una prontissima guarigione e tanta serenità'.
Carlo