Richiesta di verifica delle procedure attuate da codesta ASL in
materia di contrasto alla diffusione del virus COVID-19.
La scrivente O.S., in merito a quanto riportato in oggetto ritiene imprescindibile,
considerato soprattutto il costante aumento a livello provinciale dei casi di
positività al COVID-19, sia a carico degli operatori sanitari che dell’utenza, una
immediata verifica sull’appropriatezza delle misure messe in campo per ridurre
la propagazione di tale virus.
Con nostra lettera del 25 marzo, all’indomani del protocollo sulla prevenzione e
sicurezza per il personale sanitario sottoscritto dal Ministero della Salute e dalle
parti sociali, abbiamo chiesto che fosse programmata rapidamente l’esecuzione
dei tamponi diagnostici per il Covid-19 a tutti i lavoratori che operano nei
presidi ospedalieri essendo questi ultimi dei luoghi di lavoro non solo per
dipendenti della ASL ma anche per i lavoratori delle ditte di pulizia, distribuzione
pasti, manutenzione degli impianti, cooperative sociali, guardarobieri e addetti
alla biancheria, in somministrazione, stesso personale che spesso opera ed
interagisce con più unità operative. Riscontriamo nostro malgrado che a tutt’oggi
non abbiamo ricevuto risposte concrete.
Registriamo purtroppo, oramai giornalmente, segnalazioni da parte di operatori
sanitari e non, i quali si trovano sempre più spesso a far fronte a criticità, di varia natura, frutto di una impostazione che, spesso appare approssimativa e
che ha determinato e rischia di determinare il continuo diffondersi del contagio.
Il su citato Protocollo, quello del 24/03/2020, sottoscritto tra il Ministro e CGIL –
CISL – UIL confederali, di categoria e della dirigenza medica e sanitaria, si
chiude con l’auspicio di attivazione di Comitati per svolgere un “confronto
preventivo con le rappresentanze sindacali presenti nei luoghi di lavoro, affinchè
ogni misura adottata possa essere condivisa e resa più efficace dal contributo di
esperienza delle persone che lavorano, in paricolare degli RLS.”
Metodo quello del confronto utile per poter meglio analizzare e comprendere
l’efficacia delle misure messe in campo fino ad ora.
1) Il confronto avrebbe potuto aiutarci a dare risposta al perché c’è la
percezione della mancanza di una linea guida univoca sull’esecuzione del
test diagnostico sars-covid2 al personale. Spesso, la scrivente ha
registrato le diverse interpretazioni sulle modalità di esecuzione di tale
test, in quanto è più volte accaduto che, a sanitari entrati in contatto con
pazienti o sanitari positivi al COVID-19, il tampone è stato eseguito nel
giorno immediatamente successivo al contatto, con l’elevata possibilità,
come dichiarato più volte dai responsabili delle U.O.C. di Malattie
Infettive di tutta la Regione, di avere come risultato un falso negativo. Ci
sembra essenziale che i test siano effettuati all’interno di una procedura
di evidente, sperimentata e riconoscibile valenza scientifica.
Diversamente si rischia di “bruciare” risorse pubbliche senza effetti
concreti per la riduzione del contagio;
2) Il confronto avrebbe potuto aiutarci a capire il perché dell’assenza di una
periodicità prestabilita nell’esecuzione del test diagnostico sars covid2, al
personale sanitario e non, operante presso i cosiddetti Reparti covid,
ritenendo che controlli periodici, a distanza di massimo 7gg, riducano la
probabilità di avere in servizio personale a sua volta positivo, con il
rischio di contagio tra colleghi come accaduto ad esempio presso il P.O.
di S.Omero, ove il professionista incaricato di effettuare i tamponi
diagnostici era a sua volta positivo.
3) Il confronto avrebbe potuto fornirci informazioni utili a capire se e perché
manca una specifica formazione a carico degli operatori sanitari che
eseguono i tamponi diagnostici. Capire se affidare la formazione di tale
personale ad un tutorial sia stato realmente efficace invece che affidarlo,
ai dirigenti medici dell’U.O.C. di Malattie Infettive come richiesto dalle
categorie del comparto sanità ad inizio epidemia.
4) Il confronto avrebbe potuto aiutarci a far conoscere al personale se è
stata richiesta una via prioritaria da codesta ASL ai laboratori
competenti, per lo sviluppo dei test eseguiti sul personale sanitario o
afferente ai PP.OO., avendo riscontrato tempistiche non appropriate per
l’ottenimento dei risultati derivanti dall’analisi degli stessi, con
conseguente probabilità che gli operatori, possano essi stessi diventare
veicoli di infezione nell’esercizio dell’attività lavorativa.
5) Il confronto avrebbe potuto argomentare e giustificare la mancanza di
D.P.I. che è percepita comunque dai sanitari come una carenza non più
accettabile perché determina un profondo e diffuso senso di insicurezza.
Inutile sottolineare la gravità e il rischio di esposizione al contagio se i
dispositivi di protezione non sono in quantità sufficiente a gestire
l’emergenza.
6) Il confronto avrebbe potuto darci elementi per capire come vengono
individuati i locali da adibire all’esecuzione del test diagnostico sars
covid2. Capire l’appropriatezza dell’esecuzione di tali test nei reparti di
degenza, in spazi nei quali successivamente viene ripristinata l’attività
ambulatoriale e perché gli stessi non vengano eseguiti in apposito
locale/tenda esterno al P.O., evitando la contaminazione degli ambienti
interni.
7) Il confronto avrebbe potuto aiutarci a capire se è stata presa in
considerazione l’ipotesi di individuare in ogni U.O. appositi locali da
adibire a spogliatoi per evitare assembramenti, tra l’altro non consentiti
per legge nel particolare momento storico che stiamo vivendo. Tale
scelta, vista anche la riduzione delle attività ambulatoriali, consentirebbe
ad ogni unità operativa di dotarsi di appositi spazi ad uso spogliatoio, per
il personale sanitario e non allo scopo di contenere, quanto più possibile,
la propagazione del virus.
Da quanto sopra riportato, si evince, come le modalità operative adottate fino ad
oggi non abbiano generato, pur considerando la portata dell’emergenza a cui si
cerca di far fronte, quelle risposte che sia gli operatori che la popolazione si
attendevano, ma hanno creato in tutti, contrariamente al previsto, nuove e
profonde insicurezze che potrebbero essere colmate anche attraverso l’ascolto di
tutti quei soggetti istituzionali ed associativi come la scrivente che si propongono
prioritariamente come interlocutori propositivi.
In questo drammatico e triste momento che grava sulla vita delle persone e di
tutte le comunità, siamo tutti, perfettamente consapevoli di quanto sia prezioso
ed essenziale il lavoro nella sanità. Giustamente ringraziamo medici, infermieri e
le altre figure professionali impegnate dentro i P.O. per un’attività di frontiera
che li espone quotidianamente al rischio di contagio. Siamo anche convinti però,
che al di là della semplice retorica, il modo migliore per riconoscere e rispettare
il loro lavoro, risieda nell’attenzione, nel rigore, nella qualità, nella responsabilità
e nell’impegno che si mettono nel programmare ed organizzare strumenti ed
azioni che siano realmente efficaci per garantire tutela e sicurezza della salute.
Un’impostazione e un obbiettivo che, siamo certi, appartengono anche alla
Vostra sensibilità e responsabilità.
Con questa convinzione rimaniamo fiduciosi di un pronto riscontro alle nostre
osservazioni.
Distinti Saluti.
Teramo, lì 07/04/2020
p.la segreteria CGIL Te
Giovanni Timoteo
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Commenti
Bene sono totalmente favorevole. Si faccia chiarezza
Si dovevano autotutelare....