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UCCP DI MONTORIO AL VOMANO: ULTIMO ATTO

di Anonimo
15 minuti

Tre erano e tre restano le “ questioni ” che veramente mi interessano e alle quali – come tra breve dimostrerò  – non avete fornito “ risposte ” convincenti e condivisibili.

A ) Prima questione: è legittimo che cinque ( su sette ) MMG del Comune di Montorio abbiano ( a ciò autorizzati dall’Azienda Sanitaria ) lasciato ( chiudendoli ) i loro studi professionali  privati e si siano trasferiti ( con il relativo personale ) all’interno della struttura poliambulatoriale ( sede della UCCP “ sperimentale ” ) ubicata nel territorio del precitato Comune per l’esercizio cumulativo e  contestuale  della  loro  attività  convenzionata ?
L’Accordo per il funzionamento della UCCP stabilisce ( siete Voi a precisarlo ) che “ i MMG si impegnano ad assicurare l’attività della struttura per 12 ore giornaliere … garantendo la costante presenza di un medico ”.

La disposizione negoziale ora richiamata è chiara e non suscita alcun dubbio interpretativo: i MMG devono assicurare “ la costante presenza di un medico ” ( e non di due o di tre o di quattro o di cinque … medici contemporaneamente: se così fosse, il redattore del documento in argomento avrebbe anteposto l’avverbio “ almeno ” alla parola “ un medico ”  ).
La Vs. considerazione secondo la quale “ nelle ore di maggior afflusso nulla osta ” che possa prevedersi “ la contemporanea presenza di più medici ” è priva di pregio in quanto non trova riscontro nel testo dell’anzidetta clausola pattizia.

Tutto ciò, senza obliterare la circostanza che il “ maggior afflusso ” a cui Vi riferite è prodotto – per l’appunto – dalla concomitante presenza ( in seno alla predetta struttura pubblica ) di numerosi MMG che vi svolgono la loro attività ambulatoriale di routine: ove – nel rispetto della su evocata clausola convenzionale – nella struttura risultasse presente un solo medico di base, mai potrebbe verificarsi quel “ maggiore afflusso ” da Voi esplicitamente ammesso.
Quindi, in forza di quanto sopra, si può formulare una prima conclusione: per il normale funzionamento della UCCP è necessaria e sufficiente la presenza di un solo medico di base.
Può essere abilitato ( dall’Azienda Sanitaria ) quest’ultimo a chiudere e a trasferire il proprio “ studio professionale privato ” dentro la struttura poliambulatoriale pubblica ?

In proposito, giova puntualizzare che l’ACN  per la disciplina dei rapporti con i MMG detta questi precetti inderogabili:

a ) ai fini del radicamento del rapporto convenzionale con la ASL, il medico deve, entro un termine decadenziale, “ aprire … uno studio professionale idoneo secondo le prescrizioni di cui all’art. 36 e darne comunicazione all’Azienda ” ( art. 35, 3° c. );

b ) “ ai fini dell’instaurazione e del mantenimento del rapporto convenzionale di assistenza primaria … ciascun medico deve avere la disponibilità di almeno uno studio professionale nel quale esercitare l’attività convenzionata ” ( art. 36, 1° c. );

c ) “ lo studio del MMG, ancorché destinato allo svolgimento di un pubblico servizio, è uno studio professionale privato che deve possedere ” determinati  “ requisiti ” ( art. 36, 1° c. ).

Pertanto, la perdita della disponibilità dello “ studio professionale privato ”, da parte del MMG, comporta, automaticamente, la cessazione del suddetto rapporto convenzionale.

Questo significa che il medico di famiglia deve avere – obbligatoriamente – la disponibilità di uno studio professionale privato: in difetto, si verificano le conseguenze innanzi dettagliate.
Vuol dire, inoltre, che l’Azienda Sanitaria non può “ autorizzarlo ” a privarsene, perché nessuna norma legislativa conferisce alla stessa un simile potere ( v. infra ).

L’asserto trova conforto nella stessa Vs. nota, laddove si precisa ( in verità, in maniera poco perspicua: v. infra ) che “ in merito all’ubicazione degli studi l’Accordo Collettivo Nazionale ( cfr. art. 35 comma 3 e art. 34 comma 12 ) prevede unicamente che i MMG sono obbligati a aprire uno studio medico nell’ambito territoriale per il quale hanno  ricevuto l’incarico senza nulla precisare in merito tranne che il medico possa, fermo restando l’obbligo precedentemente citato, aprire ( con autorizzazione da parte della ASL ) uno studio secondario anche in Comuni limitrofi ”.
Questo passaggio argomentativo, come innanzi si è già denunciato, appare abbastanza oscuro e si presta a due diverse letture che, però, non intaccano la sostanziale esattezza della deduzione da me sopra espressa: 

a ) secondo una prima opzione ermeneutica, si potrebbe pensare che la sede della UCCP sia stata da Voi qualificata alla stregua di uno “ studio secondario ”: se così fosse – ribadito che il medico  di famiglia se, per un verso,  può essere “ autorizzato ” ad aprire uno “ studio secondario  ”, per un altro verso, giammai potrebbe essere abilitato ( a pena di inesistenza/nullità del relativo provvedimento autorizzativo ) a “ chiudere ” il proprio “ studio professionale privato ” – la “ chiusura autorizzata ” da parte dei medici di base montoriesi dei loro “ studi professionali privati … nell’ambito territoriale per il quale hanno ricevuto l’incarico ” sarebbe inconciliabile con  “ l’obbligo precedentemente citato ” ( e sancito dagli arrt. 35 e 36 dell’ACN ), che, viceversa, deve rimanere “ fermo ” ( peraltro, alla concreta praticabilità di questa soluzione sarebbero di ostacolo, in primo luogo,  la situazione topografica della UCCP e, in secondo luogo, la circostanza che quest’ultima si sostanzia in una “ struttura ambulatoriale ” –  connotata dalla prevalenza del fattore organizzativo su quello personale – ontologicamente non confondibile con uno “ studio professionale ”, in seno al quale, invece, è dominante la figura soggettiva del medico );

b ) secondo un’altra ricostruzione esegetica, si potrebbe supporre che ai medici in parola sia stato da Voi consentito di “ eleggere ( cioè, di “ fissare ” ) l’ambulatorio principale presso la sede della UCCP ” e di dismettere i loro studi privati: ma nessuna norma riconosce in capo alla Vostra Azienda un tale potere. 

Al riguardo, la Vostra affermazione che “ solo  cinque su sette medici del Comune di Montorio al Vomano hanno optato ( ripetesi: evidentemente sulla base di una Vostra formale “ autorizzazione ” ) per eleggere l’ambulatorio principale presso la sede della UCCP ”, mentre gli altri medici ( due dello stesso Comune e nove dei Comuni limitrofi ) “ hanno mantenuto lo studio principale nella loro sede svolgendo nella UCCP solo una parte del debito orario previsto dall’ACN ”, non solo confligge con la cornice regolamentare sin qui tratteggiata, ma  si colloca anche ( “ per la contradizion che nol consente ” ) in rapporto di clamorosa antinomia logico – giuridica con l’altra Vostra asserzione poco più avanti riportata e qui oggetto di analisi: infatti, come si può, da un lato, sostenere che il medico di base può solamente essere abilitato ad aprire uno “ studio secondario ”, “ fermo ” l’obbligo di conservare lo “ studio principale privato ”, e poi, dall’altro lato, concedere allo stesso medico di “ eleggere l’ambulatorio principale presso la sede della UCCP ”, cioè, di un organismo di indole prettamente pubblicistica, con consequenziale chiusura o declassamento a “ secondario ” dello “ studio principale ” ?

La seconda inferenza che può trarsi dal ragionamento sin qui sviluppato è, dunque, la seguente: il medico di medicina generale non può essere autorizzato, dall’Azienda Sanitaria, a chiudere il suo studio professionale privato.
Un ultimo rilievo: nel caso che ci occupa non può trovare applicazione il 4° c. dell’art. 26 ter dell’ACN poiché la UCCP di Montorio al Vomano è stata attivata in via meramente “ sperimentale ” e, inoltre, perché non sono stati ancora conclusi ( per quanto è a mia conoscenza ) gli “ accordi ” di cui al 2° c. del prelodato art. 26 ter dell’ACN.

B ) Seconda questione: è ammissibile che centinaia di assistiti siano costretti a disvelare – coram populo – dati e notizie che attengono al loro stato di salute e alla loro sfera personalissima ?

La risposta che mi avete reso con riguardo alla questione sopra rubricata non coglie nel segno e costituisce, evidentemente, il frutto di un fraintendimento.
In breve e fuor di metafora, quando ho parlato di violazione della “ riservatezza ” degli assistiti ho inteso fare riferimento alla “ realtà effettuale ” ( che a Voi, probabilmente, è sfuggita ) che passo – sommariamente – a rappresentarVi.

L’assistito ( che, solitamente, ha un’età avanzata e presenta uno stato di salute precario e che, se è residente nell’ambito del perimetro del “ Centro Storico ”, è costretto a percorrere – spesso senza l’ausilio di un automezzo – un paio di chilometri per raggiungere la struttura sanitaria in discorso ), accedendo alla sede della UCCP, si trova davanti allo scenario  di seguito descritto.
Varcata la soglia d’ingresso, egli “ si immerge ” in una vera e propria “ folla ” di “ assistiti ” ( la cui formazione è favorita anche dall’angustia dei locali: v. infra ) che sono in attesa:

a ) di essere visitati ( dopo aver prenotato i loro posti in fila mediante l’acquisizione del relativo ticket )  dai rispettivi medici di “ famiglia ” ( o, in caso di assenza di questi, da uno dei medici di MG di turno, salvo che preferiscano rinunciare alla visita, rimandandola ad un altro momento coincidente con la presenza in sede dei primi ) 

b ) e/o di ottenere il rilascio di una “ ricetta medica per farmaci ” o di “ una prescrizione per visite specialistiche o per analisi ” dai due segretari presenti all’interno della postazione deputata alla “ accettazione ” ( e che possono anche non essere alle dipendenze del medico di fiducia del singolo paziente ), previa formulazione delle relative richieste al cospetto sia degli altri assistiti che di entrambi i sunnominati segretari ( mentre queste richieste, per il loro contenuto “ riservatissimo”, dovrebbero essere esternate all’interno di una apposito locale, materialmente separato dagli altri vani,  e in presenza del solo collaboratore del medico di famiglia o di un solo segretario e, comunque, dovrebbero essere presidiate da tutte le cautele dirette ad evitare la propalazione di dati “ sensibilissimi  ”, quali sono quelli afferenti alla salute della persona ). 

La “ privacy ” dei cittadini, dunque, non appare, sotto i profili appena rimarcati, pienamente assicurata, atteso che i loro dati “ clinici ” possono essere conosciuti – sia pure in modo  accidentale –  dai terzi ( in particolare, dalla generalità degli altri assistiti ). 

C ) Terza questione: inadeguatezza strutturale e funzionale dei locali (  rispetto al dichiarato obiettivo di istituire un “ Ospedale Territorio “ ) e correlativa  possibile compromissione delle condizioni igienico – sanitarie

Sopra è già stata sottolineata l’esiguità spaziale dei locali messi a disposizione della UCCP.
Successivamente alla inaugurazione di quest’ultima, è stato eliminato un ambulatorio per realizzare una piccola ( e, in origine, non programmata ) “ sala d’attesa ” ( dotata di soli venticinque posti a sedere ) non in grado di accogliere tutti gli assistiti che – quotidianamente – si portano presso la suddetta “ Unità ”, con la conseguenza che molti di essi sono costretti a stazionare nel contiguo locale dove è posta la “ segreteria ” ( v. supra ).

Questa insufficienza dimensionale e strutturale produce effetti particolarmente negativi sulla funzionalità e sull’efficienza dei servizi resi dalla UCCP: infatti, oltre a determinare i problemi collegati al rispetto della “ privacy ” degli assistiti di cui avanti è cenno, l’endemico sovraffollamento ( dal quale discende una inaccettabile promiscuità ) che connota i locali di quest’ultima potrebbe – in prospettiva – seriamente pregiudicare le minimali condizioni igienico – sanitarie degli ambienti in dotazione alla medesima.
Solo per fare degli esempi ( e sulla base di quanto mi è stato riferito da alcuni cittadini ), se nel periodo estivo la temperatura è elevata e l’aria è irrespirabile, in quello invernale alto è il rischio – da parte degli assistiti – di contrarre ( soprattutto durante i cc.dd. “ picchi influenzali ” ) le malattie tipiche della stagione fredda.

Sulla scorta delle superiori notazioni, Vi chiedo ( salvo quanto aggiungerò appresso ) di somministrare le conformi misure provvedimentali che il caso di specie esige,

a ) rimodulando il modello organizzativo della UCCP di Montorio al Vomano in termini maggiormente rispettosi dei diritti e delle esigenze dei cittadini ( di cui si sono già fatti portavoce Giancarlo Falconi e Francesca Di Francesco **, nonché il M5S locale ),

b ) e cioè “ garantendo la costante presenza di un ( solo ) medico per 12 ore giornaliere ”, così da permettere la “ riapertura ” degli studi medici mentovati in premessa,

c ) e, comunque, introducendo i correttivi necessari ai fini del superamento delle “ criticità ” sopra denunciateVi.

Avrei potuto – coerentemente con il complessivo assunto che precede – chiedere “ altro e di più ”, ma reputo opportuno fermarmi qui: mi arresto qui con l’auspicio che ( a prescindere dall’esito che avrà l’istanza che ho innanzi rassegnato ) gli Amministratori Pubblici locali, i Dirigenti della AUSL e della Sanità Regionale e gli stessi medici di base abbiano la capacità  di aprire un “ tavolo di concertazione ” per dare al “ problema ” qui dedotto una giusta soluzione, usando intelligenza e buon senso e mettendo al bando ogni forma di estremismo di natura ideologica e/o corporativa.


Gersan Persia


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ANCORA SULLA UCCP DI MONTORIO Oltre 1.300 cittadini hanno manifestato – aderendo ad una sottoscrizione popolare avviata da Francesca Di Francesco – il loro malcontento ( non per la Unità Complessa di Cure Primarie in sé considerata e intesa quale forma integrativa di medicina territoriale, bensì ) per il modo in cui la UCCP di Montorio al Vomano viene concretamente gestita e per la sua scomoda ubicazione ( dato che la stessa è molto lontana dal centro cittadino ): ritengo che la “ voce ” di questi cittadini debba essere ascoltata e attentamente ponderata, posto che la relativa tematica involge alcuni fondamentali diritti ad essi attribuiti dalla Carta Costituzionale, quali il diritto alla salute e il diritto all’assistenza sanitaria.
Grande, immenso avv. Gersan Persia; Condivido in toto e ringrazio la splendida, grintosa Francesca Di Francesco per il suo instancabile impegno, volontario e disinteressato, (a Montorio è sempre meglio precisarlo...), nel raccogliere le firme di 1.300 cittadini, che possono benissimo rappresentare la quasi totalità degli oltre 5.000 residenti del centro urbano, comunque solidali per la giusta battaglia delle persone autentiche nella difesa senza condizioni dei propri simili più deboli ed indifesi. Complimenti e Grazie ancora per la tua rivoluzionaria determinazione nell'essere, nei fatti, un vero, granitico "DIFENSORE CIVICO". AD MAIORA!!!
HAHAHAHHAHAHAHAHAHHAHA , MA ANCORA NON VI STUFATE A RIPETERE E RIPETERE SEMPRE LE SOLITE CAVOLATE?? HAHAHAHHAHAHAHAHHAHAH E poi.... IL Sig. Persia prima si all'Uccp a vedere la struttura e a chiacchierare, manco fosse il Direttore Sanitario, per poi continuare a scrivere queste luuuunghe lettere che ormai non interessano a nessuno??? bhè se ti fa piacere continua pure... ahahahahahhahahahahahahahahhahahaha
Caro Anonimo, è vero: prima di scrivere " quelle cavolate " ( grazie per il complimento ) mi sono recato presso la UCCP e mi sono intrattenuto in conversazione con il Dott. Lino Persia. Nella circostanza, all'interno della struttura sanitaria vi erano - oltre al nominato Dott. Persia - due " segretarie ". Non ho visto altre persone. Le chiedo, allora, di disvelare la sua identità, come è giusto che si faccia quando ci si confronta con gli altri. Questo per gli " altri " e non per me: io so chi sei. Quanto al Direttore Sanitario, è vero io non sono tale: sono soltanto un " cittadino " che esige che i " servizi " funzionino e che i diritti costituzionalmente garantiti alle persone vengano rispettati ( e spetta al Direttore Sanitario assicurare il conseguimento dei predetti fini ). Un consiglio: legga la Carta Costituzionale. Se lo farà capirà il senso delle mie " solite cavolate ". E diventerà più " umile ".
Volutamente, ho utilizzato il formale " lei " quando mi sono rivolto all'" anonimo " e il più confidenziale " tu " quando ho inteso parlare alla persona che, per quanto mi riguarda, " anonima " non è. Intelligenti pauca.
A mio modesto parere, mille e trecento firme raccolte in pochi giorni da una privata cittadina tutto sono tranne che "le solite cavolate". I problemi di affollamento/privacy/difficoltà di accesso continuano a presentarsi e a causare innegabili disagi all'utenza e alla funzionalità stessa della struttura che ancora oggi, oramai a due terzi del primo anno di sperimentazione, fatica a raggiungere gli obiettivi per cui è nata (diagnostica di 1* livello, integrazione con la medicina specialistica, medicina d'iniziativa) in quanto i professionisti coinvolti sono totalmente assorbiti dall'attività assistenziale di base riconducibile alla medicina di gruppo: in parole semplici, ad oggi la UCCP di Montorio al Vomano rappresenta un raggruppamento di ambulatori di medici di famiglia che eroga, in scala maggiore, le prestazioni tipiche (e assolutamente fondamentali) del medico di famiglia ma non offre molto di più. E questo è un peccato perchè se andiamo a vedere strutture analoghe attivate in altre realtà italiane dove i medici di famiglia collaborano ma non sono protagonisti monopolizzando l'UCCP con i propri ambulatori, troviamo servizi realmente innovativi e utili allo scopo prefisso: minitriage per smistare le urgenze, ambulatori acuti per fronteggiare le prime necessità sanitarie limitando gli accessi impropri al pronto soccorso, ambulatori cronici per il follow-up dei pazienti cronici (quest'ultimi vero e proprio terreno fertile per ulteriori iniziative come i recentissimi progetti di pharmaceutical care che vedono affiancati medici e farmacisti nel seguire e verificare nel tempo la terapia cronica del paziente, anche polipatologico). Anche la nuova amministrazione comunale ha mostrato sensibilità e interesse riguardo l'evoluzione della sperimentazione della UCCP, raccogliendo le tante istanze avanzate da molti cittadini, soprattutto riguardo le difficoltà d'accesso legate alla distanza dal centro storico della struttura. La stessa Direzione Generale AUSL TE è consapevole delle criticità evidenziate e sono convinto che sia disponibile al confronto al fine di ottimizzare il funzionamento della struttura. Personalmente (ma io non sono nessuno) credo che la soluzione migliore passi per una ristrutturazione organizzativa del progetto che preveda una forma meno impegnativa di interazione dei medici di famiglia con la UCCP che consenta da un lato di rispondere alle esigenze degli assistiti che hanno difficoltà a raggiungere il distretto sanitario (sede dell'UCCP, 1,5 km dal centro storico) e dall'altro di alleggerire il carico e la pressione degli assistiti sulla UCCP stessa, che potrà così finalmente implementare i servizi per cui è nata continuando a rappresentare comunque un punto di riferimento per tutti gli assistiti che vogliono beneficiare dei nuovi servizi, anche solo in termini di continuità assistenziale: una soluzione di questo tipo potrebbe prevedere il ritorno dei medici di famiglia, perlomeno per una parte dell'orario settimanale, nel centro storico o nelle sue adiacenze, in forma associata e di gruppo oppure in forma singola. Nella UCCP non si avrebbero più dunque tre medici presenti contemporaneamente ma solo uno o eventualmente due a rotazione che provvederebbero ad offrire il servizio di continuità assistenziale per 12 h al giorno come previsto, mentre i colleghi si turnerebbero anche nel/negli ambulatorio/i del centro secondo schemi ed orari da definire. Questa mia è solo un'idea e una bozza di proposta sulla quale eventualmente ragionare. Sicuramente possono esisterne di altre ma quello che mi auguro è che comunque si apra una fase di confronto tra i medici coinvolti, l'amministrazione comunale (in particolare il Sindaco, Autorità Sanitaria Locale) e la AUSL TE. Senza dimenticare l'utenza, sicuramente rappresentata dalle persone che si sono fatte interpreti della volontà popolare (penso all'Avv. Gersan Persia e alle sue fini analisi legali ma anche alla Sig.ra Francesca che ha organizzato la raccolta delle 1.300 firme). A questo riguardo, sono oggi decisamente ottimista. Dr Giuliano Merlini Direttore Farmacia Merlini snc - Montorio al Vomano
HOMO RIDENS Un coraggioso “ anonimo ” ( v. sopra ) ha commentato la mia nota ( avente per oggetto la UCCP e ) indirizzata alla Regione Abruzzo e alla AUSL di Teramo in data 4 luglio nella maniera che segue: “ HAHAHAHHAHAHAHAHAHHAHA , MA ANCORA NON VI STUFATE A RIPETERE E RIPETERE SEMPRE LE SOLITE CAVOLATE?? HAHAHAHHAHAHAHAHHAHAH E poi.... IL Sig. Persia prima si ( reca ) all'Uccp a vedere la struttura e a chiacchierare, manco fosse il Direttore Sanitario, per poi continuare a scrivere queste luuuunghe lettere che ormai non interessano a nessuno??? bhè se ti fa piacere continua pure... ahahahahahhahahahahahahahahhahahaha”. LA MIA RISPOSTA La “ lotteria naturale ” produce accentuate “ diseguaglianze di opportunità ” sia fisiche ( dovute alla disuguale distribuzione delle doti naturali: salute, forza, talento … ) che sociali ( determinate dalla nascita in un paese ricco anziché povero o in una famiglia abbiente anziché indigente ). Queste diseguaglianze dipendono dalla “ casualità delle doti naturali ” e dalla “ contingenza delle condizioni sociali ” e non da meriti o responsabilità di chi ne è avvantaggiato o svantaggiato. Perciò, da un punto di vista morale, appaiono “ arbitrarie ” e devono essere, perciò, annullate attraverso la creazione di un sistema costituzionale e sociale dove i meno avvantaggiati possano ottenere il massimo possibile ( John Rawls ). La realizzazione di un ordinamento fondato sulla “ giustizia sociale ” è l’obiettivo primario di una democrazia costituzionale: la soddisfazione dei “ diritti sociali ” deve entrare a far parte delle clausole del patto di convivenza quale corollario del diritto alla vita . La Costituzione Italiana ha sancito – come fondamentali diritti sociali – il diritto al lavoro, il diritto alla salute, il diritto all’istruzione, il diritto alla sussistenza e alla previdenza, assegnando allo Stato il “ compito ( di ) rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale ” che limitano “ di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini ” ( art. 3 Cost. ). Pertanto, il diritto alla salute e il correlato diritto all’assistenza sanitaria sono fondamentali diritti sociali dei cittadini che risultano costituzionalmente garantiti ( art. 32 Cost. ): consistendo essi in “ aspettative positive di prestazione ”, la “ sfera pubblica ” ha il dovere di assicurarli concretamente ai consociati in maniera ugualitaria, piena ed efficace ( Luigi Ferraioli ). Tanto premesso, voglio chiarire al mio “ anonimo ” e gaudente interlocutore che con i miei interventi epistolari riguardanti la UCCP ho inteso reclamare – a beneficio dei cittadini tutti, ma in particolare di quelli più deboli e svantaggiati dalla “ lotteria naturale ” sopra evocata: anziani, malati, meno abbienti … – l’osservanza dei diritti sociali da ultimo mentovati. Ritengo, invero, che le modalità attraverso le quali viene concretamente gestita la nominata UCCP ( all’interno della quale alcuni medici di base si limitano a svolgere in modo cumulativo e contestuale l’attività medica da essi precedentemente svolta – in forma individuale – in seno ai rispettivi studi privati: altro che “ Ospedale Territorio ” ! ) non siano rispettose dei ripetuti diritti per i “ motivi ” che ho esternato, mi auguro in maniera esaustiva, con il mio recente “ contributo ” innanzi richiamato. Probabilmente, il mio ignoto e allegrone contraddittore è una persona che è stata favorita dalla fortuna sia fisicamente che socialmente: pertanto, non è in grado di immedesimarsi nei problemi che un individuo svantaggiato dalla sorte può incontrare nel recarsi e nell’accedere alla sede della UCCP. Questa fortuna, peraltro, lo porta ad avere granitiche certezze, a sopravvalutarsi, a reputarsi, sul piano genetico come su quello intellettivo, “ superiore ”: e questa illimitata superbia lo induce a considerare gli “ altri ” alla stregua di minus habentes. Coerentemente con questa sua indimostrata e fallace convinzione, egli non si preoccupa di confutare le argomentazioni da me addotte a sostegno dell’ assunto espresso con la prelodata missiva del 4 luglio con un motivato ragionamento contrario, ma le liquida sprezzantemente ( con ciò dimenticando l’antico insegnamento secondo il quale risus abundat in ore stultorum ) con una grassa e lunga ( e anche volgare ) risata avente un chiaro significato condannatorio. Il buontempone, evidentemente, non è abituato a ragionare e a dialogare con il prossimo ( in altri termini: non ama la dialettica ): il ragionamento e il dialogo servono a coloro che, investigando, mirano a comprendere le dinamiche sottese all’umano agire, ma non a chi – come il mio incognito e gioviale antagonista – già possiede la verità e, grazie alla condizione fisica e sociale che gli ha regalato la “ lotteria naturale ”, non dubita della propria infallibilità. Al contrario, io, come tutti i poveri cristi di questo triste mondo, da sempre dialogo incessantemente e faticosamente ( interiormente macerato dai dubbi che, ininterrottamente, germinano dalla mia problematica indole ) con me stesso e con gli altri per meglio capire le ragioni dell’esistenza del male, delle sperequazioni economiche e delle disparità sociali, cercando, nel contempo, di aiutare ( nei limiti segnati dalle mie umane possibilità ) proprio quelle persone meno avvantaggiate dal destino e delle quali il mio ignoto e gaio avversario ride. E voglio prestare soccorso anche al mio oscuro e ilare censore. In che modo ? Spingendolo fuori dalla angusta e tenebrosa “ caverna ” nella quale odiernamente si trova onde consentirgli di ammirare e di apprezzare la realtà a quella esterna e illuminata dalla luce del sole: questo gli farà acquistare una nuova e diversa consapevolezza di sé e degli altri e – certamente – lo porterà a pentirsi ( e nessuna via è liberatoria quanto il pentimento ! ) di aver trattato con cinico sarcasmo questioni particolarmente serie e gravi che concernono la vita degli uomini fatti di carne e di ossa. E al riso subentrerà un catartico e palingenetico pianto ! Montorio al Vomano, lì 12.07.2014 Gersan Persia
UCCP: DIFFIDA Oggi ho inviato ( a mezzo pec ) alla ASL di Teramo e alla Regione Abruzzo la seguente missiva: " Ad oggi, la mia nota del 04.07.2014 non ha avuto ancora un riscontro. Preso atto di ciò, e ritenendo che un siffatto comportamento non sia rispettoso dei diritti dei cittadini - contribuenti, con la presente Vi chiedo un incontro urgente ( da tenersi la prossima settimana presso la sede della ASL o presso la Regione ) al fine di portare a soluzione i tanti problemi collegati alla gestione della UCCP di Montorio al Vomano. Vi preciso che, in difetto, valuterò l'opportunità di tradurre la vicenda qui considerata innanzi alla Magistratura ( in sede ordinaria come in sede contabile ). Montorio al Vomano ( Te ), lì 18.07.2014 Distinti Saluti Avv. Gersan Persia ".
Carissimo avvocato e carissimi cittadini tutti.. Prima di allegare una piccola parte del Patto della Salute che è stato approvato e firmato qualche giorno fa dal Ministro della Salute Lorenzin, tengo a precisare una piccola cosa: la colpa del declino del centro storico montoriese non è da attribuire di certo alla UCCP, inoltre vorrei farvi notare che la maggior parte della popolazione è dislocata nelle frazioni e nella zona nuova di Montorio (zona PEEP, c.da Torrito, via Settembrini), nessuno si è mai posto il problema di quanto potesse essere difficoltoso per gli anziani che abitano in queste zone raggiungere il proprio medico al centro; per non parlare dei parcheggi col disco orario, col rischio di prendere ogni volta una multa. I vecchi ambulatori: fatiscenti, scomodi da raggiungere (soprattutto per una persona anziana), piccoli (dove al max la capienza era di 4/5 assistiti).. Detto questo riporto una parte del testo.. Lorenzin e Errani: "Il Patto per la Salute è chiuso". Ecco la bozza. La firma ufficiale la prossima settimana. Il testo e la sintesi L'annuncio alla fine di una lunga giornata iniziata alle 10 con la Conferenza dei Presidenti. Poi incontro a tre con Mef e Salute. Nel pomeriggio stigmatizzati due nodi da sciogliere: presidenti commissari ed edilizia sanitaria. Poi l'annuncio che l'accordo era stato raggiunto. La firma confermata per la prossima settimana. Fissato il fondo per il triennio. E poi ospedali, personale, farmaci e dispositivi, assistenza primaria. Impegni per riforma ticket e nuovi Lea. LA BOZZA DELL'INTESA SUL PATTO SALUTE. 03 LUG - “Il Patto per la Salute è chiuso, abbiamo concordato tutti i punti con le Regioni e con il Mef. Oggi è una giornata straordinaria”. Lo ha annunciato il Ministro Beatrice Lorenzin nel tardo pomeriggio, al termine dell’incontro con le Regioni che proseguiva da stamane alle 10. La prossima settimana verrà firmato in Stato-Regioni e poi sarà presentato dettagliatamente in una conferenza stampa che si terrà presumibilmente giovedì 10 luglio. “Il testo presenta un alto tasso di innovazione – ha proseguito – e fornisce la certezza del budget. Grazie al documento, potremo operare una riorganizzazione all’insegna dell’appropriatezza e dell’efficacia. Abbiamo adottato una spending review all’inglese, poiché le risorse che recupereremo saranno reinvestite all’interno del sistema. Voglio anche evidenziare il forte impegno per l’aggiornamento dei Lea e del nomenclatore delle protesi audio-visive”. Lorenzin ha poi spiegato che c’è stata “piena sintonia con il Mef, che ha contribuito a un cambio di paradigma nei rapporti”. ASSISTENZA TERRITORIALE (ART. 5) Accelerata sulla costituzione delle Uccp e Aft per la medicina convenzionata, che costituiranno “le uniche forme di aggregazione delle cure primarie” in cui “confluiscono” quindi “le diverse tipologie di forme associative” realizzate nelle varie Regioni. Le Uccp saranno caratterizzate dal lavoro multi professionale, garantito dal coordinamento tra le varie professionalità con particolare riguardo all’integrazione tra medicina generale e medicina specialistica. Ogni Aft della medicina generale e della pediatria è funzionalmente collegata all’Uccp. Stabilito poi che le Aft della medicina generale coprano un bacino di utenza non superiore a 30.000 abitanti. Naturalmente, su internet, è possibile trovare il testo integrale e scaricarlo in versione PDF! Cordiali saluti!
Caro anonimo, una cosa è certa: il Patto per la Salute appena siglato non obbliga i medici di medicina generale a chiudere i propri studi privati e trasferirsi nelle UCCP! "Le Uccp saranno caratterizzate dal lavoro multi professionale, garantito dal coordinamento tra le varie professionalità con particolare riguardo all’integrazione tra medicina generale e medicina specialistica. Ogni Aft (Associazione Funzionale Territoriale) della medicina generale e della pediatria è funzionalmente collegata all’Uccp." Collegamento funzionale, NON collegamento strutturale: le criticità evidenziate, infatti, attengono tutte alla modalità realizzativa anomala dell'UCCP di Montorio che ha determinato di fatto un'aggregazione di medici di medicina generale nella struttura pubblica che ha finito per ingolfare l'UCCP stessa impedendo il raggiungimento di quegli obiettivi (sacrosanti e nuovamente rimarcati nel Patto per la Salute) per i quali le UCCP sono state concepite... Interessante poi un'altra frase del testo del Patto per la Salute, dimenticata dal nostro anonimo interlocutore: "Le UCCP costituiscono forme aggregative complesse, che operano in forma integrata all'interno di strutture e/o presidi INDIVIDUATI DALLE REGIONI, con una sede di riferimento ED EVENTUALI ALTRE SEDI DISLOCATE SUL TERRITORIO."....ovvero sono le Regioni (e non le ASL!) ad individuare le strutture che dovranno accogliere le UCCP e nulla osta a eventuali sedi distaccate! Su una cosa invece lui ha ragione: la colpa del declino del centro storico non è da attribuire alla UCCP...è vero, l'UCCP è stata solo il colpo di grazia, in quanto la responsabilità principale è da attribuire alle scelte a dir poco discutibili dell'amministrazione comunale uscente (che peraltro comprendeva due assessori medici che sono stati i promotori dell'UCCP Montoriese). Infine, una riflessione su "I vecchi ambulatori: fatiscenti, scomodi da raggiungere (soprattutto per una persona anziana), piccoli (dove al max la capienza era di 4/5 assistiti)..": a parte il fatto che alcuni medici avevano ristrutturato recentemente i propri studi rendendoli più che adeguati, va precisato che tali studi erano assolutamente privati per cui erano i privati proprietari/conduttori degli stessi ad essere responsabili delle loro condizioni. Non vedo come questa presunta inadeguatezza degli ambulatori privati possa essere portata a sostegno dell'iniziativa di occupazione della struttura pubblica: cioè, poichè io privato convenzionato non spendo per la manutenzione del mio immobile, tu ASL mi devi fornire (gratuitamente, anzi con incentivo) un locale adeguato?! Falsa invece la capienza riferita di 4/5 posti: almeno 10 posti a sedere in ogni studio (per i pazienti di 1 medico)...lì dove nella sala d'attesa dell'UCCP ci sono 25 posti a sedere (per i pazienti di 14 medici!). Gli ambulatori privati dei medici di base di Montorio li conosco bene perchè i nostri rapporti sono stati sempre caratterizzati da una costante collaborazione professionale (e anche cordialità), a beneficio dei pazienti. Molti cordiali saluti Giuliano Merlini
ll Patto per la Salute: a ) è un documento programmatico della Sanità pubblica Italiana, in via generale, b ) ciò significa che traccia il percorso che le successive norme ed i relativi regolamenti dovranno seguire. Il testo nasce dalla discussione concertale tra Ministero della Salute, Ministero dell’Economia e Regioni, tant’è che poi viene approvato in sede di Conferenza Stato-Regioni ( Antonio De Palma ). Pertanto, che collegamento presenta questo documento " programmatico " ( dove si parla di " costituzione " delle UCCP ) con lo specifico, concreto e peculiare problema della cd. " UCCP sperimentale " ( e a tempo determinato ) di Montorio al Vomano ? Lo svolgimento in modo cumulativo e contestuale dell'attività medica, da parte di alcuni medici di base, in seno alla inadeguata struttura poliambulatoriale di Via Piane, non può essere confuso con l'istituto della UCCP ( che dovrebbe, al contrario, concretarsi in una sorta di " Ospedale " territoriale periferico ). Quanto al " declino del centro storico ", le responsabilità vanno imputate, proporzionalmente: a ) alla " classe dirigente " cd. di " sinistra " che ha governato Montorio dal 1994 al 2014; b ) al cd. " centro destra " che ha assistito passivamente allo " scempio amministrativo " ( comprovato soprattutto dal " dissesto strutturale di bilancio ", oggi ammontante a 16 milioni di euro ) prodotto da quella " classe dirigente "; c ) ai cittadini tutti per il disinteresse da essi costantemente mostrato per gli " affari pubblici ". E non è stato ancora toccato il fondo !
Basta questioni di principio cui non crede più nessuno. Basta interessi privati nascosti dietro un falso senso civico.
Caro Giancarlo, come vedi, l'impegno civico, il coraggio, il dialogo, il ragionamento non hanno cittadinanza a Montorio. Il montoriese " tipico " è - tendenzialmente - privo di interesse per la sfera pubblica. E, le rare volte in cui entra nell'agone politico, mantiene un rigoroso anonimato, insulta, ride, urla, formula giudizi definitivi quanto immotivati. Nè potrebbe comportarsi diversamente: invero, egli è il prodotto di una realtà - quella montoriese - culturalmente, socialmente e politicamente arretrata: questo spiega l'irreversibile declino della cittadina. Certamente, ci sono delle " eccezioni ", le quali - come si suol dire - confermano la suesposta " regola ". " Regola " ( l'indifferenza per la res publica ) che, a far tempo da oggi, osserverò scrupolosamente: infatti, torno a " vivere nascostamente ", lasciando che siano i tanti ed ignavi " anonimi " a curare i pubblici interessi. Il mio nome significa " nato in terra straniera " e più il tempo progredisce e più in me cresce il senso di " estraneità " rispetto al " piccolo mondo " cittadino nel quale vivo.