Caro Giancarlo,
Quando ci trasferimmo a Teramo avevo 4 anni. Andammo a vivere in Via Felice Barnabei, meglio conosciuta come 'Piano Solare', che già dal nome aveva un certo fascino. Erano i tempi , come tutto quelli della mia età sanno , nei quali per giocare con un amico si facevano anche chilometri a piedi o in bici per citofonare ad un amico per poi magari scoprire che era in punizione o doveva studiare e spesso si tornava a casa delusi ma senza alcuna fatica e lamentela Erano gli anni in cui so costruivano improbabili go kart fatto da tavole rubate in un cantiere e assemblate al meglio con qualche chiodo e quattro cuscinetti chiesti al meccanico di fiducia dei nostri genitori, rigorosamente di nascosto. Erano i tempi delle fionde costruite con dei tronchi, un elastico verde e un brandello di cuoio, i tempi della capanne, di partite a calcio in campi in discesa che sarebbe state infinite se chi portava il pallone non avesse deciso di andarsene e terminarle. E poi la prima cotta, per una ragazzina che magari nemmeno ti guardava le prime uscite a 15 anni per il corso, la pizza e una birra con gli amici la sera del sabato, il rientro tassativo alle 23 che poi diventavano le 23, 05 e poi ancora le 23,15 e cosi via dicendo in cerca di una libertà di cui tutti abbiamo bisogno. e poi crescendo la prima uscita in macchina con l'amico più grande che ha la patente senza preoccuparsi del rischio dell'inesperienza , la prima storia seria, la scelta dell'università, la voglia di una donna con la quale programmare e costruire un futuro.
Perché scrivo questo? Perché tutti noi ,chi con meno sbagli e più successi e chi no, ma comunque tutti noi , li abbiamo vissuti questi momenti.
In un giorno di Novembre del 2023 , mentre ognuno di noi stava a lavoro o magari in un bar a bere una birra con gli amici, Francesco di Rocco all'età di 49 anni ha inferto 92 coltellate sul corpo e sul viso di suo padre, Mario Di Rocco, capostazione ormai in pensione a Teramo.
Quando lessi il titolo senza ancora conoscere il nome dell'assassino rimasi basito, potrei dire tranquillamente schifato come credo tutti noi leggendo di un figlio che aveva ucciso in maniera cosi brutale l'uomo che lo aveva messo al mondo, colui che gli aveva donato la vita. Solo dopo essere entrato nel corpo dell'articolo mi resi conto che quell' assassino era un mio amico. Mandai immediatamente l' articolo ad un amico in comune, M. (uno dei testimoni chiave del processo e che ammiro per le ore tolte a lavoro e famiglia in nome di Francesco) perché sapevo di non sbagliarmi sull'identità ma conoscendolo ero incredulo che potesse essere successo. Andai il giorno dopo dai Carabinieri per la mia versione dei fatti ma non so perché e poco importa non fui mai chiamato a testimoniare.
A casa di Francesco Di Rocco ci sono stato, una volta sola, perché andare a trovare Francesco era consentito a pochi eletti, due , forse uno non so. Ricordo benissimo quel giorno. In cucina c'erano solo Francesco e la madre, scambiammo due chiacchiere e vedevo negli occhi della madre la stessa felicità di Francesco per una visita tanto sognata. Ricordo allo stesso tempo il ritorno a casa del padre, l'improvviso e irreale gelo che entra in una stanza in una primavera inoltrata con temperature sopra i 30 gradi. la fine di qualsiasi sorriso. Ricordo anche la concessione di suo padre per una cena a base di arrosticini con degli orari di rientro che bastavo giusto il tempo per un caffè al bar della stazione, proprio sotto casa sua. Francesco rimase a casa, come sempre, come tutti i giorni della sua vita. Tutti quelli che abitavano bei pressi della Stazione conoscevano Francesco, perche solo li lo potevi incontrare, in uno spazio che ha le dimensioni di un cortile e dei corridoi di un carcere. Francesco quando lo incontravi aveva gli occhi di un bambino cresciuto solo in altezza , con l'ingenuità e il bisogno di considerazione che tutti i bambini hanno.
Quello che ho vissuto io come tutti voi , la compagnia degli amici, la prima cotta, il primo bacio, la prima serata in discoteca, una sbornia ,la scelta dell'università, la prima vera relazione, la nascita di un figlio lui non li ha vissuti. Rinchiuso in una casa incapace di ribellarsi al suo carceriere che era anche il carceriere della sua amata mamma, morta poco prima del delitto. Francesco ha ucciso il padre per degli adesivi attaccati ad una brocca, che se non conosci Francesco e ciò che ha passato sembra quasi ridicolo. A fine processo il Pubblico Ministero ha chiesto 14 anni di reclusione, poi confermati dai giudici. ( leggete qui ) Per me che sono totalmente ignorante in giurisprudenza e sono un sognatore ho visto una grande umanità da parte dell'accusa al di là delle attenuanti. Solo che, al di là delle leggi, che io poco conosco penso che Francesco 49 anni in carcere li abbia già vissuti e scontati nel periodo migliore della nostra vita. Noi abbiamo gioito, pianto, sbagliato, a lui non è stato concesso.
So anche che se dovessi voltare le spalle a qualcuno ciò che è certo che di lui non avrei nessuna paura. Ho visitato Francesco in carcere e ciò che mi è rimasto impresso è la sua prima fase appena mi ha visto 'Vedi Riccardo l'ironia? Sono passato da un carcere all'altro, solo che qui almeno dopo i primi tempi mi sono fatto degli amici '.
Vorrei che il destino di Francesco fosse diverso, vorrei che la soluzione nell'appello renda davvero giustizia al di là della complessità delle leggi. Francesco ha bisogno di amare e soprattutto di essere amato. Non chiedo una piena libertà ma magari se possibile un inserimento in una comunità o una casa famiglia. Qualcosa che possa dargli per la prima volta una dignità, una speranza , una possibilità di vivere anche se in ritardo una vita sua, solo sua e di nessun altro . Francesco è la vittima e non il carnefice. E oggi i suoi occhi non sono piu quelli disincantati di un bambino ma quelli di un adulto con i segni di violenza da parte del padre e poi dei detenuti, gli stessi e unici che ora gli sono vicini. Libertà a Francesco, anima pura....
Riccardo Franchi
Guardate anche questa testimonianza https://www.iduepunti.it/08-12-2023/video-teramo-lomicidio-della-stazione-parlano-gli-amici-di-francesco-di-rocco
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Ho conosciuto Francesco perché frequentava il bar gramenzi,e li parlavamo di calcio e di mille altre cose,non lo conoscevo bene ma è una persona gentile e squisita,e merita come tutti una seconda occasione.