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GdiF TERAMO: “OPERAZIONE BENI FANTASMA”. CONDANNATO A 2 ANNI DI RECLUSIONE UN CURATORE FALLIMENTARE – NOTO COMMERCIALISTA DI TERAMO – PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA.

di Giancarlo Falconi
6 minuti

Il Giudice per l’udienza preliminare di Teramo, all’esito di apposito rito abbreviato in data 11 giugno 2025, ha condannato a 2 anni di reclusione un noto commercialista della medesima città, titolare di numerosi incarichi in importanti procedure concorsuali in essere presso il Tribunale Fallimentare di Teramo, per concorso in bancarotta fraudolenta post-fallimentare, per aver agevolato l’imprenditore fallito (titolare di una storica distilleria teramana) nella prosecuzione dell’attività, il quale ha distratto beni aziendali e i redditi prodotti in oltre 10 anni di attività in maniera indisturbata e, soprattutto, in frode ai creditori, con condotte opache e contrarie ai doveri del munus publicum rivestito. In particolare, gli accertamenti svolti dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Teramo, coordinati in modo puntuale e meticoloso dalla Dott.ssa Silvia SCAMURRA, Pubblico Ministero della locale Procura, hanno avuto inizio a seguito di una denuncia/querela sporta dai rappresentanti legali di una delle società coinvolte, avente a oggetto presunte condotte illecite poste in essere da alcuni delegati di una società con sede a Roma, specializzata e operante nel settore delle aste giudiziarie, per le ipotesi di reato di “turbativa d’asta” e “tentativo di estorsione”. Nello specifico, i rappresentanti legali della società risultata aggiudicataria “temporanea” dell’asta telematica asincrona e riferita ai beni del fallito (nonché amministratore di fatto delle società coinvolte), nel corso di una visita da parte di alcuni delegati della prefata impresa romana, asserivano di aver ricevuto da costoro richieste di denaro. Tali richieste erano finalizzate o a incentivare un eventuale ritiro dalla competizione da parte della citata azienda romana oppure, dopo l’aggiudicazione di quest’ultima, alla successiva rivendita dei beni a un prezzo maggiorato. Le preliminari attività investigative svolte dai finanzieri di Teramo hanno permesso di acclarare che la denuncia/querela presentata dai predetti rappresentanti legali delle società teramane coinvolte era invece del tutto falsa, con la finalità di far annullare la competizione ovvero di far ritirare l’offerta da parte della società romana interessata o, comunque, di turbarne gli esiti. Nonostante la falsa denuncia appena esposta, la procedura di vendita dei beni mobili del fallimento proseguiva con l’aggiudicazione definitiva all’impresa romana. Nel corso delle operazioni di consegna dei beni alla nuova società aggiudicataria, la società teramana, avendo in custodia i beni mobili del fallimento anche in virtù di un contratto di affitto di ramo d’azienda, non procedeva alla consegna di tutti i beni in custodia, ma solamente di una loro parte, asserendo che i beni mancanti erano stati oggetto di furto. Per quest’ultima circostanza, la rappresentante legale e custode dei beni presentava una nuova denuncia/querela nei confronti di ignoti. Anche per questi ultimi episodi denunciati, il medesimo Pubblico Ministero procedente delegava ulteriori indagini al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Teramo, finalizzate al riscontro e all’accertamento di quanto dichiarato dalla denunciante. A seguito dei richiesti accertamenti di polizia giudiziaria, la denuncia risultava falsa per aver simulato tracce di un reato mai accaduto, con la conseguente segnalazione all’Autorità Giudiziaria della denunciante e del suo convivente, rivelatosi essere l’amministratore di fatto della società custode dei beni. Le attività di indagini esperite sulle due denunce false sono consistite complessivamente nell’esecuzione di intercettazioni telefoniche, ambientali e video, attività di osservazione-controllo-pedinamento anche di tipo elettronico (GPS), audizioni di oltre 50 soggetti a vario titolo quali testimoni (clienti, fornitori, dipendenti, consulenti del lavoro, tecnici incaricati, periti), acquisizione e analisi di copiosa documentazione presso l’Ufficio Fallimentare del Tribunale di Teramo e la società Aste Telematiche. Tutto ciò ha fatto altresì emergere nuove fattispecie di reato nei confronti sia del curatore fallimentare – noto commercialista teramano – sia dei citati amministratori conviventi delle società teramane. In particolare, il curatore fallimentare – ammesso a giudizio abbreviato – è stato condannato dal Tribunale di Teramo a 2 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta post-fallimentare (in concorso), con contestuale inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale nonché a esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per 10 anni, oltre al risarcimento integrale dei danni alla costituita parte civile, vale a dire i creditori della procedura. Inoltre, le condotte illecite poste in essere dal curatore fallimentare sono state segnalate, per le valutazioni di competenza, al Presidente del Tribunale di Teramo, al Giudice Delegato della Procedura fallimentare, all’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli esperti Contabili di Teramo e all’Università di Teramo, ove lo stesso ricopriva incarichi di docenza. Dal canto loro, invece, i citati amministratori conviventi delle società coinvolte saranno giudicati con rito ordinario a partire dal prossimo mese di settembre, per i seguenti capi di imputazione: “turbativa d’asta”, perché turbavano una prima gara bandita dal Tribunale Fallimentare di Teramo per la vendita dei beni strumentali all’esercizio dell’attività di impresa della società fallita; “bancarotta fraudolenta post-fallimentare” (in concorso con il curatore fallimentare – condannato), per aver proseguito di fatto l’esercizio dell’attività dell’impresa fallita per il tramite delle due società a loro riconducibili, distraendo i proventi dalla procedura fallimentare o dei canoni di affitto d’azienda quantificati in € 219.600,00; “calunnia”, in quanto denunciavano falsamente i due soggetti delegati della futura società aggiudicatrice per i reati di turbativa d’asta e tentativo di estorsione; “simulazione di reato” (per il solo rappresentate legale delle due s.r.l.), in quanto denunciava falsamente, con atto di querela depositato presso la Procura della Repubblica di Teramo, che una parte dei beni strumentali oggetto di aggiudicazione e non rinvenuti in sede di consegna dei beni all’aggiudicataria erano stati trafugati da ignoti, così simulando le tracce di un reato mai accaduto. La responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo all’esito del giudizio con sentenza penale.

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