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Il corrosivo.Teramo “bombardata” e distrutta

di Elso Simone Serpentini
7 minuti

Quando su Facebook sbarcano fulgide intelligenze, il social network più popolare all’improvviso si illumina. Recentemente vi è approdato Fausto Eugeni e ha portato con sé in dote un’idea brillante, una pagina dedicata ad antiche fotografie di Teramo, non solo riguardanti l’aspetto architettonico e urbanistico della città, ma anche.
Abbiamo così rivisto alcune fotografie già note, ma il cui significato è risultato ancora più ingigantito, ed altre inedite o quasi, che ci hanno riportato antichi e mai sopiti dolori nel mostrarci una città che c’era e ora non c’è più.

La Teramo che sarebbe ancora, se non fosse stata “bombardata”. Ecco, tutti sappiamo che Teramo durante la guerra non è stata davvero bombardata, come invece è accaduto a Pescara e ad Ortona, che sono state sventrate e le cui chiese sono state abbattute e distrutte.
No, la nostra Teramo è stata bombardata e distrutta nel dopoguerra.
Di quelle bombe non bombe, tutte esplose purtroppo, perché nessuna di esse è caduta sul tessuto vivo della città senza esplodere (come a volte capita alle bombe vere, quando la spoletta non funziona), portiamo ancora al giorno d’oggi le conseguenze.

Le ultime non sono cadute molto tempo fa e qualcuna stava per caderne anche di recente. Si tratta di bombe concettuali, armate nei cantieri mai chiusi dell’ignoranza culturale e dell’affarismo economico, finanziario ed immobi-liare. Politici ed amministratori di basso conio vennero indotti a varare progetti di abbattimento di edifici storici e perfino di quartieri interi e a sostituirli con palazzoni di cemento armato, brutti, anzi orribili, senza stile e senza significato, senza valenze architettoniche e senza altra finalità che non fosse l’impinguimento dei conti in banca degli imprenditori edili e della moltiplicazione dei voti di preferenza di professionisti del clientelismo.

Una delle prime bombe cadute su Teramo, o comunque la più devastante, fu quella che distrusse quel gioiellino che era il nostro Teatro Comunale. Con la scusa che era vecchio e diventato un albergo per topi, alla fine di un lungo periodo di colpevole assenza di manutenzione, fatto deperire forse apposta per giustificarne l’abbattimento, il Teatro venne demolito a colpi di maglio e al suo posto sorse un grande magazzino, di cui oggi comprendiamo la pochezza e la futilità. Ma il gesto, certamente non nobile né illuminato, fu interpretato come il primo passo della città nella modernità e l’ingresso dei teramani in un mondo fantasmagorico in cui perfino i posti di lavoro che venivano promessi o garantiti, ma distribuiti sempre con il criterio della clientela politica, furono considerati un alibi.

L’ignoranza dei teramani la si può anche comprendere, spiegare e forse giustificare, ma è certamente un’ironia della sorte che a sganciare quella bomba che distrusse il Teatro Comunale, o comunque il responsabile politico principale, fu tra i politici e gli amministratori del tempo proprio chi, giustamente, menava il vanto di essere il più illuminato intellettuale, perfino raffinato, il più colto, il più certamente portato ad amare la storia e le sue implicazioni, il più capace di cogliere il senso di un edificio storico e la sua importanza nella storia di un popolo e di un tessuto urbano.

Quanti studi aveva condotto il prof. Carino Gambacorta sulla nostra storia, quanti contributi aveva dato alla lettura e alla scrittura del nostro passato! Come fu possibile che, lui per primo, si facesse sfuggire quanto fosse grave e delittuosa quella scelta sciagurata che quasi tutti oggi rimpiangiamo? Come fece a non capire e a non avvertire i suoi concittadini su quanto fosse sciagurato quell’abbattimento e quanto lo fosse l’altro, non meno grave, di cui la fotografia a corredo di questo scritto fornisce testimonianza visiva? I portici Bonolis e lo storico palazzo antistante furono abbattuti e sorsero al loro posto casermoni che costituiscono l’onta dei professionisti che ne firmarono il progetto, non certo delle maestranze che procedettero materialmente all’edificazione, ricevendo un tozzo di pane in cambio del voto che furono chiamati a promettere e poi a dare quando gli fu offerto un posto di lavoro.

Altre bombe caddero poi, una dopo l’altra, e furono demoliti i villini dell’attuale Via Carducci (una volta Via del Burro), altri complessi edilizi in altre zone, uno lungo il Corso, per far posto alla sede della Tercas, l’Albergo del Giardino e altri di quell’area storica di Teramo che era l’antica Cittadella (il cuore della nostra storia) e poi l’Apollo di Ovidio Bartoli e altri che testimoniavano l’avvento nella nostra città dello stile liberty, di cui oggi non abbiamo quasi più esempi. Un altro scempio fu l’abbattimento del palazzo dell’attuale Piazza Orsini per edificare l’orribile attuale sede della BNL.

La serie degli esempi di criminali abbattimenti potrebbe essere infinita. La classe dirigente che governò Teramo nel dopoguerra è colpevole di una colpa grave.
Quello che non fecero i barbari lo fecero i democristiani, i quali intesero la politica e l’amministrazione civica come strumento del conseguimento del consenso necessario per poter governare. In generale non lo fecero per arricchirsi. A parte qualche rara eccezione, non si operò in vista di un arricchimento personale e “tangenti” (come si dice oggi utilizzando un termine allora sconosciuto) non ne furono versate, anche se nelle casse dei partiti qualcosa gli imprenditori versarono.

Ma le conseguenze furono ugualmente terribili. Sulla distruzione della città furono costruite carriere politiche, di lungo corso, e il senso dell’appartenenza partitica accecò tutti. Oggi abbiamo una città di cui s’è distrutta l’identità, che rimpiange la perdita di pezzi della propria storia, in cui l’ignoranza che s’è troppo radicata negli abitanti costituisce ancora un pericolo costante, per altre eventuali e possibili devastazioni, perché c’è una continuità di orientamento politico lungo un percorso contrassegnato assai spesso da eredità di cui sarebbe meglio essere diseredati. E’ cresciuto il numero di quanti, tra i cittadini, hanno una diversa e più accentuata sensibilità per la gravità delle perdite culturali e provano angoscia e nostalgia nel vedere queste foto di sventramenti e di abbattimenti. Che sia seme fecondo.

                                   

 

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Commenti

Non smetterò mai di leggerla. Lei sta diventando come l'amaca di Serra. Le faccio i miei complimenti, perchè i suoi pezzi valgono per tutte le città. Incredibile. L'universalità della scrittura.
Quando la giunta liberale nell'1800 ebbe i soldi institui' una commissione decoro che scelse, tra piu' studi e disegni, la cancellata e la recinzione dei giardini del Palazzo della Provincia. Fermatevi ad ammirare il leggero e dolce ripetersi delle colonne e delle inferiate lavorate. Oggi, grazie a Falconi, sappiamo che la giunta Catara ha trasformato i giardini in parcheggio per alcuni dirigenti. Ieri la giunta Chiodi ha dedicato i vicini tigli al buon Gambacorta ponendone la targa dinanzi al Teatro Comunale abbattuto ed ha posizionato un moderno ed osceno "tagada'" nella limitrofa Piazza Garibaldi. Esempi del bombardamento in corso.
purtroppo la nostra classe politica continua con gli scempi architettonici futuristi ... la storia siamo noi !!! continuiamo a bombardare la nostra cara Teramo
Dite anche che sul gruppo di Facebook censurano chiunque nomini e critichi l'operato del suddetto sindaco...e a forza di censurare il 90% dei teramani più giovani ignora chi sia stato e cosa abbia permesso di fare in quegli anni...quindi chiediamo a gran voce l'eliminazione del suo busto dal viale dei tigli e chiediamo, altresì, che il suddetto viale venga intitolato ai due consiglieri che votarono CONTRO la demolizione del Teatro comunale di Mezucelli!!..saluti
Il Prof.Serpentini,con molta classe,ha raccontato l'apocalisse teramana.Le barbarie ancora oggi resistono e imperversano nella nostra citta' senza orgoglio e sempre assente. Prof grazie per il prezioso contributo.
Io le avevo chiesto di darci una mano a denunciare le malefatte di questi politici distruttori, ma mai avrei pensato che con la sua classe ci avrebbe documentati in questa maniera. Grazie Prof. mi aiuta nelle lotte contro le distruzioni.
Si ma lei, Serpentini, appartiene a quella (scarna) intellighenzia teramana cha avrebbe potuto e dovuto difendere le mura dall'assalto dei barbari. Invece ha preferito occuparsi di telecronache calcistiche. Oggi è troppo facile scrivere una "catilinaria" di questo tono, a cose fatte. Anche lei, nel suo piccolo, è responsabile.
Caro (si fa per dire) Alex, allora, andando con ordine, ma schematicamente e brevemente, rimandando magari ad altre occasioni spiegazioni più dettagliate (che comunque mi piacerebbe evitare per evitare anche tentazioni di auto-compiacimento che non avrebbero diritto di esistenza), devo dire subito che lei (che io non conosco) conosce assai poco di me, se ricorda solo le mie radio-telecronache calcistiche. La informo che feci il mio primo discorso in pubblico a 16anni, durante una manifestazione studentesca, dal balcone del comune. Da allora il mio impegno politico fu continuo, interrotto da quello giornalistico televiviso, e poi di nuovo politico, prima di lasciare definitivamente la politica, ma non impegni pubblici, se tali sono anche riflessioni proposte su giornali e blog. Quando cadde il Teatro Comunale, ero molto giovane, e stetti al fianco di chi, nel mio partito, si oppose all'abbattimento, contribuendo come mi consentiva la mia giovane età. Le rammento che ad opporsi fu il Movimento Sociale Italiano, nel quale militavo, e gli unici voti contrari all'abbattimento in consiglio comunale furono quelli di consiglieri comunali di quel Movimento. Dal 1970 al 1980 sono stato consigliere comunale di Teramo e ancora oggi non pochi ricordano (ma evidentemente non Lei) che fui oppositore alquanto tenace. Ricordo un mio intervento contro una decisione sciagurata dell'Amministrazione lungo 4 ore 20 minuti. Durante il sindacato Di Paola, per evitare l'abbattimento di alberi del Campo Fiera, per la costruzione di "un pollaio" (SIC) mi misi davanti ad una ruspa, per evitare che procedesse e alla fine gli alberi furono salvi. Durante la mia attività politica sono stato più volte vittima di attentati (erano gli anni caldi) e ignoti incendiarono TRE mie autovetture e avemmo la sede attaccata a colpi di pietre, eppure continuammo ad opporci. Non è colpa non riuscire ad opporsi e ad evitare abbattimenti, quando si è fatto quel si è potuto. Recentemente mi sono opposto come ho potuto, con le parole e con gli scritti, contro l'abbattimento del vecchio campo sportivo comunale, così come negli anni in cui facevo televisione non mi occupavo solo di calcio. A Teleponte mi occupavo, oltre che di dibattiti televisivi in cui davo DAVVERO spazio alle opposizioni, di servizi di deluncia a favore dei cittadini e quando l'intera redazione fu smentellata proprio per quei servizi, FONDAI insieme con amici un'altra televisione, VERDE TV, che, prima di essere eliminata dal potere, per sei anni condusse una battaglia civile che ancora molti ricordano (ma non evidentemente Lei). Anche dopo il mio impegno non è venuto meno e ho continuato a battermi contro "la barbarie", la cui essenza lei condivide. Sono io che le chiedo dove era Lei, perché dove ero e SONO ANCORA IO, alla mia età, lo sanno tutti. Ma Lei no. Lei crede che io mi sia occupato solo di calcio. Lei ignora di te tutto il resto, la lascio alla sua ignoranza.
Quanto accanimento verso una politica che, comunque, permetteva un vivere di gran lunga migliore...facile, Prof, gettare fango su chi non puo' piu' spiegare...del resto, se il Teatro Comunale non fosse stato abbattuto, oggi Lei di cosa parlerebbe? Del palo che illumina piazzale S.Francesco, magari? Siamo sul lastrico e rivanghiamo gli anni '60...mica siamo a I Migliori Anni? Noi che....si stava MOLTOMAMOLTOMEGLIO...cordialita'
Una delle tante "conquiste" della tanto osannata resistenza(di che?) antifascista. Una classe politica di affaristi, clientele, magna magna...prima si costruiva per rendere grande la Nazione, si celebrava il passato, l'antichità, il legame con gli avi...poi si è fatto solo affarismo, speculazione.
...rdp...taci che è meglio. Si stava meglio perchè erano le prime ruberie, ed esisteva ancora, in politica, la parola dignità. Nel tempo si è persa, ed ora il 95% dei politici ruba oppure fa finta di non vedere, i soldi sono finiti, quindi ora si sta peggio. Il problema vero, Caro Professore, è la teramanità. Teramanità che da SEMPRE è la stessa. Perchè il Teatro era adibito a magazzino sporadico da più di 10 anni quando fu abbattuto, e nel tempo non aveva MAI avuto interventi di aggiornamento o di manutenzione. Dalla sua prima costruzione il Teatro Comunale, inaugurato nel 1868, già venti anni dopo l’inaugurazione, aveva bisogno di importanti interventi di manutenzione causati dall'incuria e dalla pressochè assente attenzione dei teramani, il Teatro era pericoloso, nel 1888! Da testimonianze di giornali dell'epoca si scopre che nel 1907 il Teatro veniva aperto Una Volta l'anno!!! Oppure altri giornali del 1907 parlavano di "deficienze strutturali che, col passare degli anni si sono fatte sempre più evidenti e temibili". Ed ancora: "nel teatro si gela, manca l’acqua e qualche volta, si vedono topi" cf. “L’Italia Centrale” del 1915; "una ricerca di fondi, effettuata da teramani di buona volontà affinché al Comunale potessero essere rappresentate opere liriche, ma con risultati nulli" cf L’Italia Centrale” nel 1922; Certo, rimane il fatto che gambacorta, come chi lo ha preceduto, non si è posto mai il problema di dare a Teramo ed ai teramani una scossa, cercare di salvare il salvabile, spronare le persone ad avere spirito civile e chiedere di più a loro stessi...salvando anche il Teatro, o l'Arco di Piazza Orsini, o il 2 di Coppe.... Ha preferito mantenere lo status quo...un gregge di pecorelle, ecco cosa DEVONO essere i cittadini. Ed ancora oggi i degni successori fanno altrettanto. Ergo, Caro Professore, Teramo è quel paesino che trovi sulla strada che da Giulianova porta a Montorio. Così la descrivevano nell'ottocento, e così è rimasta. La teramanità, che sa tutto di tutti, di ogni cosa, in ogni campo. La teramanità che insegna a quaalsiasi professore, persino a Lei, persona umile e modesta, a fare il suo mestiere. La teramanità che non ha bisogno di cultura, perchè le basta "lu ddu bbott, li nucell e lu vin". La teramanità che ha paura dell'Arte, perchè l'Arte sconvolge, fa riflettere e muove le coscenze. Classi dirigenti prive di alcun talento, espressione dei cittadini.... Saluti Prof
@RDP, il suo commento eleva gli spiriti. Grazie.
@Camilo Cienfuegos..."le prime ruberie" non coesistono con la parola "dignita'"....taci tu, che non hai nemmeno il coraggio di dire chi sei...@mariobici...grazie a Lei...ad ogni modo, cordialita' a tutti....
L'ultimo schiaffo a questa città dimenticata da Dio, ma non dagli uomini è lo'bbrobrio dell'ipogeo. una costruzione che ha distrutto la prospettiva di quella piazza coprendo con la ruggine la "corsa" del Corso verso il campanile del Duomo. Vorrei conoscere quella mente eccelsa e culturalmente e artisticamente elevata che ha concepito un tale incubo architettonico. La cultura a Teramo è in mano alla più cieca ignoranza.
L'architettura assasinata Scriveva uno psicoanalista che se i cittadini fossero consapevoli della loro fame di bellezza scenderebbero a protestare per le strade. Il problema è come farglielo sapere, cioè l'educazione.
Caro Anti-antifà, non è che adesso per contestare alcune scelte del Brucchi o dei suoi predecessori bisogna rimpiangere in toto i "fasti" del ventennio. Tra l'altro non mi sembra affatto corretto il suo riferimento alla "tanto osannata resistenza antifascista" quale genitrice delle nostre attuali fortune/disgrazie (potrei obiettare che l'italico declino iniziò già con l'entrata in guerra, l'alleanza con Hitler, la scellerata campagna di Russia, o magari con l'esilio del Re successivo al referendum Repubblica/Monarchia, alcuni ritengono che diversi problemi siano da far risalire all'unificazione d'Italia nel 1861, altri all'ingerenza americana nella politica italiana post-bellica, alle elezioni del '48, il pericolo comunista da contrastare anche con l'ausilio della Chiesa, della massoneria, della mafia; per taluni, non certo nostalgici del ventennio, la resistenza non poté generare ciò che aveva in grembo perché fu tradita più che osannata......). Per restare sul tema proposto dal Corrosivo, chiederei comunque se il teatro di cui si parla visse un'epoca di splendori durante il ventennio, ma ne dubito (Cienfuegos narra alcune vicende fino al '22 ). Sempre per restare in tema, potrebbe in effetti essere interessante un resoconto dei "gioielli architettonici" che il ventennio fascista ha lasciato in eredità a Teramo. La invito comunque, caro Anti- antifà, a dare un'occhiata al documentario RAI http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f462a20b-3c0e-49… .: getta un'interessante luce sui tempi in cui "i treni arrivavano in orario"!
MarioBici lo scempio architettonico ed edilizio successivo è uno dei tanti motivi per "rimpiangere" o forse sarebbe meglio, per trarre ispirazione dai quei tempi.
Scusami Anti- antifà, ma qualche mente ingenua avrebbe potuto interpretare il tuo post precedente come un atto di accusa nei confronti del movimento di resistenza antifascista quasi fosse esso responsabile dei successivi scempi ambientali architetturali, che, diciamolo, caratterizzano più il centro- sud che non il centro-nord Italia dove invece più vivo fu il movimento resistenziale. Marche, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte.... hanno meglio di noi saputo valorizzare e conservare i propri "tesori" e le proprie peculiarità urbanistiche-architetturali-paesaggistiche, comprese le realizzazioni di quel fascismo che pure, in quelle terre, fu più aspramente combattuto e infine superato. Ogni stagione (anche il ventennio fascista, così come la nostra epoca ) getta diversi semi, alcuni buoni, altri cattivi: a noi il compito di coltivare e far sviluppare e riprodurre le piante benefiche ed estirpare quelle velenose.