Il 75% dei parlamentari e dei delegati regionali ha rieletto Presidente della Repubblica un signore di 88 anni, che dovrebbe completare il nuovo settennato a 95 anni nel 2020.
Questo fatto sarebbe già sufficiente a rappresentare plasticamente sia l’incapacità della classe politica italiana di rinnovarsi, sia la paura della stessa di aprirsi alle istanze dei cittadini.
Mi inquieta la capacità del PD di sbagliare tutto quello che poteva sbagliare:
1) dopo aver baciato le pantofole a Grillo per convincerlo ad appoggiare un governo Bersani, il PD ha repentinamente quanto inopinatamente voltato le spalle al M5S per tornare a fare accordi con il PDL (che gli ha imposto il nome di Marini);
2) a seguire il PD ha puntato tutto sul nome di Prodi, perdendo 101 dei suoi uomini che non hanno avuto il coraggio di seguire l’indicazione oggettivamente contraria all’apertura di un dialogo con la proposta del M5S;
3) infine, del tutto incomprensibilmente, il PD non ha emesso un fiato per spiegare come mai un nome tutto suo come quello di Rodotà non andasse bene per il Quirinale, nonostante il M5S insistesse per una apertura di credito (“Chiediamo ancora una volta con insistenza ai vertici del Pd e al centrosinistra di dire ai suoi elettori e ai cittadini perché Rodotà non va bene come candidato presidente”), nonostante anche SEL fosse d’accordo per quella scelta e nonostante Grillo avesse esplicitamente teso la mano: “Convergete sul professore, si aprirebbero praterie per il governo”.
Il gruppo dirigente del PD ha scelto pervicacemente la strada del suicidio e dello strappo con la propria base, avviandosi verso una spaccatura definitiva del partito.
Napolitano non è il mio Presidente ed è facile spiegarne i motivi.
Il suo nome vuol dire governo di larghe intese, ovvero del Presidente, oppure ancora dei saggi, ma comunque un governo di nuovo a trazione PD-PDL, che umilia tutti gli elettori del centrosinistra, eludendo per l’ennesima volta le istanze dei tagli alla politica e ai partiti, così come quelle di rilancio dell’economia.
Ma soprattutto Napolitano è stato il Presidente di Berlusconi, colui che ha tenuto a galla l’eversore per eccellenza, cosa che il puttaniere di Arcore sa bene e per questo lo ama alla follia.
Non sono indignato, sono schifato da Napolitano perché ha tradito quegli ideali di sinistra che – lui comunista – avrebbe dovuto tenere nella più alta considerazione, in tal modo essendosi reso mandante morale del declino dell’Italia e avendo legittimato ogni porcata commessa del PDL in questi ultimi sette anni.
Ecco una breve silloge dell’orrore napolitanesco:
1) difesa ad oltranza di Berlusconi, al quale ha sempre garantito il diritto di partecipare alla vita politica, nonostante sia chiaramente ineleggibile in base alla legge del 1957;
2) la firma apposta ad ogni legge scandalosa del PDL senza nemmeno fiatare: quella sul legittimo impedimento che era totalmente incostituzionale, quella sulle norme xenofobe, quella sull’osceno decreto salva liste del PDL nel 2010, quella sullo scudo fiscale che concede un regalo ad evasori e mafiosi, ecc. ecc.;
3) il salvataggio sistematico di Berlusconi da ogni accadimento che lo avrebbe ucciso politicamente:
quando Fini nel 2010 esce dalla maggioranza Napolitano evita a tutti i costi di sciogliere le camere, regalando più di un mese a Berlusconi prima di fissare il voto di sfiducia, in tal modo consentendogli di acquisire il voto dei deputati cosiddetti “responsabili” per salvare il governo; quando l’esecutivo viene silurato sul rendiconto generale dello Stato il Presidente non accenna minimamente alle doverose dimissioni; quando infine Berlusconi cade da solo nel novembre 2011 sotto i colpi del suo stesso disastro economico, Napolitano evita il voto immediato che lo avrebbe espulso dalla vita politica, varando un governo tecnico che pochi mesi prima riteneva impossibile, concedendo l’ennesima rinascita del caimano che ci ha portato alla penosa situazione odierna (in 15 mesi il governo Monti, con tagli e rigore, ha aumentato ancora il debito, ha fatto esplodere la disoccupazione e ha impoverito le famiglie italiane);
4) l’angoscia del Colle per le intercettazioni effettuate dalla Procura di Palermo fra Nicola Mancino e il Presidente, nell’ambito delle indagini sulla trattativa Stato-Mafia, angoscia che si è tradotta nel sollevare un conflitto contro la Procura palermitana che voleva solo applicare la legge. Il conflitto si è poi risolto con una decisione scandalosa ed illegittima della Cassazione che ha deciso di distruggere tutte le registrazioni senza che nessuno potesse ascoltarle (tanto zelo per cancellare le parole di Napolitano lascerà sempre in piedi numerosi sospetti sulla sua condotta);
5) la passione sfrenata per le missioni militari che il Capo dello Stato ha sempre incentivato chiedendo ogni volta di finanziarle: Libano, Libia, Iraq, Afghanistan;
6) disinteresse completo per il fenomeno 5 Stelle nel nome degli interessi della partitocrazia, del compromesso sterile fra avverse fazioni, della salvaguardia della casta dai colpi della cosiddetta antipolitica (lo stesso Quirinale continua a costare il quadruplo di Buckingham Palace e il doppio della Casa Bianca);
7) da Presidente del CSM Napolitano non ha mai proferito una parola in difesa dei Magistrati che indagano contro le aberrazioni della politica, anzi: bacchettate alle Procure, palese favore per le presentate norme contro le intercettazioni, perfino la mancata stigmatizzazione sull’occupazione del PDL nel Tribunale di Milano il mese scorso, infame ed intimidatoria manifestazione per l’impunità di Berlusconi.
Ed eccoci qui, pronti a nuovi disastri, sotto la guida del comunista berlusconiano che ha disintegrato il PD e il centrosinistra, con Bersani che piange la propria fine, il puttaniere che si gode la vittoria e gli Italiani che non sanno come pagare le bollette e come fare per mettere a tavola qualcosa da mangiare.

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