Il Presidente della Provincia di Teramo è scoordinato con il mondo: quando avrebbe dovuto essere presente e votare la proposta che il CAL ha approvato ieri sul riordino delle Province era assente; il giorno dopo la votazione che ci condanna ad essere annessi alla Provincia di L’Aquila parla fuori tempo massimo e, soprattutto, a sproposito.
L’ignoranza, se è comprensibile per i cittadini, non è giustificata per chi li amministra e dovrebbe conoscere tutto ciò che è necessario per amministrare nel migliore dei modi.
Catarra, dimostrando un’ignoranza sesquipedale, afferma: “non riconosco al CAL, un organismo di rango non costituzionale, il potere di esprimersi sulla soppressione di enti costituzionalmente garantiti”.
Siamo basiti. Ma è consentito essere amministrati da persone così superficiali ed ignare delle più elementari regole della democrazia?
Sarebbe bastato parlare con qualche collega, digitare la parola CAL su google oppure cercare su Wikipedia (it.wikipedia.org/wiki/Consiglio_delle_autonomie_locali) per scoprire che il Consiglio delle Autonomie Locali è previsto dall’art. 123 comma 4 della Costituzione, quindi è un organismo di rilievo costituzionale costituito in ogni Regione con funzioni di consultazione fra la Regione e gli enti locali.
Ma se siamo a questo livello, di disconoscere cioè pure le norme fondamentali e, quindi, l’intero procedimento che ci sta portando a scomparire come Provincia autonoma, perché Catarra non si è fatto da parte prima che lo sfacelo si compisse?
Se davvero avesse voluto salvare Teramo capoluogo in nome della “difesa della coesione sociale dei propri territori”, perché non si è consultato con qualcuno che potesse consigliare tecnicamente le strade più opportune da intraprendere?
Perché, se davvero avesse voluto proporre ricorso contro i criteri sul riordino delle Province, non lo ha già fatto, come dimostrato dalla Provincia di Matera ed altre che ieri hanno già celebrato al TAR Lazio la prima udienza cautelare sui ricorsi a suo tempo avanzati?
Perché non si è recato a votare almeno per la proposta che avrebbe prodotto i minori danni (la Provincia Pescara-Teramo) e che avrebbe consentito di limitare le perdite, dato che la maggior parte del territorio pescarese storicamente apparteneva a Teramo fino al 1927?
(A tale riguardo giova sottolineare che la proposta di costituire la terza Provincia Pescara-Teramo ha ricevuto ben 5 voti nonostante nemmeno uno provenisse dai 4 esponenti teramani che, se avessero concertato una strategia condivisa come hanno fatto quelli di L’Aquila che hanno votato compattamente per mangiarsi Teramo, avrebbero fatto prendere 9 voti all’ipotesi Pescara-Teramo, che sarebbe risultata così la proposta vincente).
Perché, nel momento in cui si decideva il destino della Provincia di Teramo, Catarra sembra non fosse nemmeno in Italia a combattere e a far sentire la sua voce, impegnato chissà dove nel mondo a fare chissà cos’altro, magari proprio a spese dei cittadini teramani?
La Redazione de “I Due Punti”

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