Non pensavo che a 50 anni e molte vite alle spalle potessi tornare a commuovermi.
Eppure con Vera Tv, Alfredo Giovannozzi e Simone Di Eusanio, abbiamo toccato le corde della storia nell'Interporto di Avezzano.
La Croce Rossa, il cuore di 800 afghani e i racconti degli attentati, la fuga verso la sopravvivenza e quei bambini che inseguivano un calcio al pallone.
Tutto ad Avezzano perchè il mondo è piccolo...https://www.youtube.com/watch?v=Jh31qWYvN1g
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Bene e benvenuti
Ma perché in altri paesi arrivano nelle basi militari e sono (com’è giusto che sia) esaminati, schedati e inquadrati nelle basi da personale di frontiera e ufficiali mentre in Italia sono già praticamente sul territorio?
Non dimentichiamoci che vengono da uno scenario di guerra e terrorismo in atto e tutte le precauzioni sono necessarie anche per la nostra, di sicurezza.
800 profughi di cui 20 bambini e 20 donne (a stare larghi), il resto sono uomini, giovani uomini che rimarranno qui a tempo indefinito... Ma io non me la prendo con chi lucra su queste tragedie (d'altronde pecunia non olet), io me la prendo coi babbei che ci credono...
Maledetti!
...e ho detto tutto!
La nazione ITALIA è finita!
R.i.p.
La nazione ITALIA è finita!
R.i.p.
Perché non pubblicate un video "emozione" dove si vedono pensionati italiani (quelli da 550€ al mese) che devono decidere se mangiare o comprarsi un farmaco?!?
"Quando è moda è moda!" (G. Gaber)
"Chi fa opera per educare le nuove generazioni alla convinzione che ogni uomo è nostro fratello costruisce dalle fondamenta l'edificio della pace. Chi inserisce nell'opinione pubblica il sentimento della fratellanza umana senza confine prepara al mondo giorni migliori. Chi concepisce la tutela degli interessi politici senza la spinta dell'odio e della lotta fra gli uomini, come necessità dialettica e organica del vivere sociale, apre alla convivenza umana il progresso sempre attivo del bene comune. Chi aiuta a scoprire in ogni uomo, al di là dei caratteri somatici, etnici, razziali, l'esistenza d'un essere eguale al proprio, trasforma la terra da un epicentro di divisioni, di antagonismi, d'insidie e di vendette in un campo di lavoro organico di civile collaborazione. Perché dove la fratellanza fra gli uomini è in radice misconosciuta è in radice rovinata la pace. E la pace è invece lo specchio dell'umanità vera, autentica, moderna, vittoriosa d'ogni anacronistico autolesionismo. È la pace la grande idea celebrativa dell'amore fra gli uomini, che si scoprono fratelli e si decidono a vivere tali."
Da "OGNI UOMO È MIO FRATELLO"
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
PAOLO VI
PER LA CELEBRAZIONE DELLA
IV GIORNATA DELLA PACE
1° GENNAIO 1971
Per sig. Mauro.
Parole molto belle, veramente.... Ma, relativamente all'argomento, altrettanto belle e concettualmente più realistiche, sono quelle di Giovanni Paolo II... L'islam non è solo una religione.... Ed è del tutto incompatibile con il nostro (credo anche il suo, sig. Mauro) stile di vita.
Le ricordo solo la considerazione che hanno i musulmani, nella stragrande maggioranza, delle donne: penso sia più che sufficiente a capire l'incompatibilità e l'impossibilità e verosimilmente della pericolosità di una convivenza (forzata)!
Ci saranno conseguenze nefaste per le generazioni future e per il popolo italiano.
E tutto il resto è mero "politicamente corretto".
E ho detto tutto.
Per sig. Mauro:
"Ecclesia in Europa" (28 giugno 2003).
Faccia particolare attenzione al paragrafo 57...
"Si tratta pure di lasciarsi stimolare a una migliore conoscenza delle altre religioni, per poter instaurare un fraterno colloquio con le persone che aderiscono ad esse e vivono nell'Europa di oggi. In particolare, è importante un corretto rapporto con l'Islam. Esso, come è più volte emerso in questi anni nella coscienza dei Vescovi europei, « deve essere condotto con prudenza, con chiarezza di idee circa le sue possibilità e i suoi limiti, e con fiducia nel progetto di salvezza di Dio nei confronti di tutti i suoi figli ».(103) È necessario, tra l'altro, avere coscienza del notevole divario tra la cultura europea, che ha profonde radici cristiane, e il pensiero musulmano.(104)
A questo riguardo, è necessario preparare adeguatamente i cristiani che vivono a quotidiano contatto con i musulmani a conoscere in modo obiettivo l'Islam e a sapersi confrontare con esso; tale preparazione deve riguardare, in particolare, i seminaristi, i presbiteri e tutti gli operatori pastorali. È peraltro comprensibile che la Chiesa, mentre chiede che le istituzioni europee abbiano a promuovere la libertà religiosa in Europa, abbia pure a ribadire che la reciprocità nel garantire la libertà religiosa sia osservata anche in Paesi di diversa tradizione religiosa, nei quali i cristiani sono minoranza.(105)
In questo ambito, « si comprende la sorpresa e il sentimento di frustrazione dei cristiani che accolgono, per esempio in Europa, dei credenti di altre religioni dando loro la possibilità di esercitare il loro culto, e che si vedono interdire l'esercizio del culto cristiano » (106) nei Paesi in cui questi credenti maggioritari hanno fatto della loro religione l'unica ammessa e promossa. La persona umana ha diritto alla libertà religiosa e tutti, in ogni parte del mondo, « devono essere immuni dalla coercizione da parte di singoli, di gruppi sociali e di qualsivoglia potestà umana »"
Prudenza...
Per il Sig. Tonino
La ringrazio per aver ricordato l'esortazione apostolica post-sinodale di Giovanni Paolo II del 2003
"Ecclesia in Europa", un'esortazione estremamente articolata che spingeva i popoli europei a riscoprire le proprie radici cristiane e a far presente che il Vangelo doveva portare il suo messaggio di speranza a un'Europa che sembrava averlo perso di vista e che purtroppo continua a non ascoltarlo.
Oltre ai punti che giustamente lei mi ha fatto notare, e che condivido, ce ne sono altri che vanno ricordati e che seguono verso la fine dell'esortazione quelli da lei citati.
PROMUOVERE SOLIDARIETA' E PACE NEL MONDO
111. Dire “Europa” deve voler dire “apertura”. Nonostante esperienze e segni contrari che pure non sono mancati, è la sua stessa storia ad esigerlo: « L'Europa non è in realtà un territorio chiuso o isolato; si è costruita andando incontro, al di là dei mari, ad altri popoli, ad altre culture, ad altre civiltà ».(172) Perciò deve essere un Continente aperto e accogliente, continuando a realizzare nell'attuale globalizzazione forme di cooperazione non solo economica, ma anche sociale e culturale.
C'è un'esigenza alla quale il Continente deve rispondere positivamente, perché il suo volto sia davvero nuovo: « L'Europa non può ripiegarsi su se stessa. Essa non può né deve disinteressarsi del resto del mondo, al contrario deve avere piena coscienza del fatto che altri Paesi, altri continenti, si aspettano da essa iniziative audaci per offrire ai popoli più poveri i mezzi per il loro sviluppo e la loro organizzazione sociale, e per edificare un mondo più giusto e più fraterno ».(173) Per realizzare in modo adeguato tale missione, sarà necessario « un ripensamento della cooperazione internazionale, nei termini di una nuova cultura di solidarietà. Pensata come seme di pace, la cooperazione non si può ridurre all'aiuto e all'assistenza, addirittura mirando ai vantaggi di ritorno per le risorse messe a disposizione. Essa deve esprimere, invece, un impegno concreto e tangibile di solidarietà, tale da rendere i poveri protagonisti del loro sviluppo e consentire al maggior numero possibile di persone di esplicare, nelle concrete circostanze economiche e politiche in cui vivono, la creatività tipica della persona umana, da cui dipende anche la ricchezza delle Nazioni ».(174)
112. L'Europa, inoltre, deve farsi parte attiva nel promuovere e realizzare una globalizzazione “nella” solidarietà. A quest'ultima, come sua condizione, va accompagnata una sorta di globalizzazione “della” solidarietà e dei connessi valori di equità, giustizia e libertà, nella ferma convinzione che il mercato chiede di essere « opportunamente controllato dalle forze sociali e dallo Stato, in modo da garantire la soddisfazione delle esigenze fondamentali di tutta la società ».(175)
L'Europa che ci è consegnata dalla storia ha visto, soprattutto nell'ultimo secolo, l'affermarsi di ideologie totalitarie e di nazionalismi esasperati che, oscurando la speranza degli uomini e dei popoli del Continente, hanno alimentato conflitti all'interno delle Nazioni e tra le Nazioni stesse, fino all'immane tragedia delle due guerre mondiali.(176) Anche le lotte etniche più recenti, che hanno nuovamente insanguinato il Continente europeo, hanno mostrato a tutti come la pace sia fragile, abbia bisogno dell'impegno fattivo di tutti, possa essere garantita solo dischiudendo nuove prospettive di scambio, di perdono e di riconciliazione tra le persone, i popoli e le Nazioni.
Di fronte a questo stato di cose, l'Europa, con tutti i suoi abitanti, deve impegnarsi instancabilmente a costruire la pace dentro i suoi confini e nel mondo intero. A tale riguardo, occorre rammentare « da una parte, che le differenze nazionali devono essere mantenute e coltivate come fondamento della solidarietà europea e, dall'altra, che la stessa identità nazionale non si realizza se non nell'apertura verso gli altri popoli e attraverso la solidarietà con essi ».(177)
Aggiungo una parte della dichiarazione fatta a Ventotene, Domenica 29 Agosto, dal Presidente della Repubblica Mattarella dove ha ricordato che:
"Valori come la libertà, i diritti, la pace, la collaborazione internazionale, la coesione sociale non sono confinabili in un solo territorio ma appartengono all'intera umanità. Sono anche i valori dell'Europa. La perdita della libertà anche in un luogo lontano del mondo, come visto in Afghanistan, incide fortemente nella vita della comunità internazionale. Quel complesso di valori dell'Unione europea è il contributo dell'Europa alla comunità internazionale. In questi giorni una cosa appare sconcertante e si registra nelle dichiarazioni di politici un po' qua e là in Europa. Esprimono grande solidarietà agli afghani che perdono libertà e diritti, ma 'che restino lì, non vengano qui perché non li accoglieremmo'. Questo non è all'altezza dei valori della Ue".
Per sig. Mauro
(E poi chiudo, altrimenti si trascende in un dialogo a due).
Mi perdoni la rozzezza: ma possibile che vi faccia così "schifo" L'ITALIA della bellezza, della poesia, dell'arte, della famiglia, della "casa", della creatività, della musica, del mare, dei monti? E ancora più "schifo" L'ITALIA della classe operaia, quella che ha lottato per i
diritti sul lavoro, ci ha perso la vita, quella della creatività tecnologica, quella delle migliori università del mondo, quella delle eccellenze sportive, quella dell'industria dell'abbigliamento, dell'eccellenza culinaria, ecc. Ecc.... Questa è la nostra ITALIA. Disseminarla volutamente con "elementi di disturbo" è un disegno mirato alla distruzione di una NAZIONE (termine che, ci faccia caso nei canali di informazione di massa, non viene MAI utilizzato!, Non più!).
Mi permetto di augurarle tutto il bene del mondo!
Sig. Mauro le parole scritte ed i sentimenti ed i valori che esprimono le fanno onore e vorrei farli miei ogni giorno. Non ho letto però quanti profughi è disposto ad ospitare a casa sua. Manca questo passaggio per rendere tutto credibile. I maestri abbondano, i testimoni mancano. Con il massimo rispetto.
Per il Sig. Tonino e il Sig. Lux
Quand'ero bambino agli inizi degli anni '70 in chiesa m'insegnarono questo canto che mi colpì molto sia per il motivo piacevole e simpatico che per l'originalità del testo che m'incuriosì. A distanza di tempo non avrei mai immaginato quanto il suo messaggio sia vero ancora oggi pensando alle difficoltà che abbiamo di guardare il mondo nella sua interezza.
Buona notte dissi al mio bambin
Tanto stanco quando il giorno finì.
Allora chiese: “Dimmi, papà,
La pelle di Dio che colore ha?”
Di che colore è la pelle di Dio?
Di che colore è la pelle di Dio?
E’ nera, rossa, gialla, bruna, bianca perché
lui ci vuole uguali davanti a sé.
Con l’occhio innocente egli mi guardò,
mentire non potevo quando domandò:
“Perché le razze s’odiano, papà,
se per Dio siamo una sola umanità?”
Di che colore...
Questo, figliolo, non continuerà,
L’uomo infine imparerà
come dobbiamo vivere noi,
figli di Dio, da ora in poi.
Da ultimo mi permetto di far presente un pensiero di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, che tanto ha speso della sua vita per far cogliere prima in seno alla Chiesa cattolica, poi alle altre Chiese, in seguito alle altre religioni e a tutti gli uomini di buona volontà il valore dell'Unità che ben si esprime nelle parole riportate di seguito a commento di una frase di San Pietro apostolo invitandovi ad approfondirne la sua vita e le sue opere che personalmente cerco di portare avanti insieme ad altri amici di tutto il mondo.
“Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga” (ATTI DEGLI APOSTOLI 10,34-35)
Se dunque siamo tutti fratelli e sorelle, dobbiamo amare tutti, cominciando da chi ci è accanto, senza fermarsi. Il nostro non sarà allora un amore platonico, astratto, ma concreto, fatto di servizio. Un amore capace di andare incontro all’altro. Di avviare un dialogo, di immedesimarsi nelle sue situazioni di disagio, di assumerne i pesi, le preoccupazioni. Al punto che l’altro si senta capito e accolto nella sua diversità e libero di esprimere tutta la ricchezza che porta in sé. Un amore che sostiene rapporti vivi e attivi fra le persone delle più varie convinzioni, basati sulla “regola d’oro” – “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” – presente in tutti i libri sacri e iscritta nelle coscienze. Un amore che muove i cuori fino alla comunione dei beni, che ama la patria altrui come la propria, che costruisce strutture nuove, nella speranza che è possibile far retrocedere guerre, terrorismi, lotte, fame, e i mille mali del mondo.