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Post Covid. Come aiutare i nostri figli chiusi nell'isolamento dei social da lockdown?

4 minuti

Caro Falconi, 

la conoscono e conosco la sua attenzione nei riguardi del mondo adolescenziale.
Io madre sola di due ragazzi di 14 e 17 anni, le posso garantire che l'effetto da chiusura del covid 19 ha gravemente accentuato l'autolesionismo e l'isolamento dei ragazzi nella fascia di età tra i 15 e i 19 anni.
I miei figli sono un esempio classico di come si tende a non socializzare dopo le due chiusure forzate da pandemia covid.

Le consiglio di leggere https://famiglia.governo.it/media/2362/covid-e-adolescenza_report_maggio2021.pdf

"Secondo un sondaggio realizzato dall’Unicef tra ragazzi e ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni per ascoltare le loro opinioni a seguito della prima ondata dell’emergenza sanitaria e a conclusione del primo lockdown, 1 adolescente su 3 chiede maggiori reti di ascolto e supporto psicologico (Unicef Italia, 2020).
La ricerca “I care” condotta presso l’Università degli Studi di Palermo2 evidenzia che durante il periodo di lockdown in Italia, ovvero tra marzo e maggio 2020, il 35% degli adolescenti abbia provato sentimenti di ansia e disagio, il 32% bassi livelli di ottimismo e il 50% basse aspettative per il futuro (cfr. anche Musso e Cassibba, 2020). Anche se non è dato sapere in che misura il Covid-19 abbia contribuito a raggiungere tali livelli, si tratta di valori elevati che vanno considerati con attenzione.
Ualtro studio condotto da Esposito e collaboratori (2021) presso l’Università di Parma sempre nello stesso periodo di lockdown con 2.996 studenti italiani frequentanti la scuola secondaria di primo e di secondo grado, ha fatto emergere elevati livelli di tristezza (84% delle ragazze, 68,2% dei ragazzi), livelli significativamente più elevati nella fascia d’età 14-19 se confrontati con la fascia 11-13 (79.2% vs. 70.2%). In particolare la mancanza del contesto “scuola” è la causa più ricorrente della tristezza nelle ragazze più che per i ragazzi, (26.5% vs. 16.8%; p < 0.001), nei ragazzi che vivono nelle regioni meridionali (26.45% vs. 20.2%; p < 0.01) e per il gruppo di adolescenti 14-19 anni (24.2% vs. 14.7%; p < 0.001) più che per i pre-adolescenti. In sintesi, dunque, le femmine (più dei maschi) e gli adolescenti (più che i pre-adolescenti) risultano essere particolarmente colpiti dagli effetti negativi della pandemia. In linea con questi risultati, secondo uno studio condotto dal Comitato Italiano per l’ Unicef in collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Roma Tre sul benessere psicologico delle famiglie durante il primo lockdown c’è una generale maggiore preoccupazione da parte di entrambi i genitori per i figli maschi rispetto alle femmine, sulle scale di ritiro sociale (maschi: M=3.4; femmine: M=2.83), aggressività (maschi: M=8; femmine: M=6) e problemi di attenzione (maschi: M=5.7; femmine: M=4.4) (Tiberio et al., 2020). Particolarmente interessante l’indagine di Telefono Azzurro e Doxa Kids (2020) che abbraccia un arco temporale più ampio in quanto sono state effettuate più rilevazioni: una durante il periodo di lockdown (aprile 2020) e un’ulteriore somministrazione ad ottobre 2020. Dalla prima rilevazione è emerso che il 30% dei genitori ha riscontrato nei figli un uso eccessivo dei social network, nel 25% dei casi sono emersi cambiamenti nell’alimentazione e nel ciclo sonno-veglia, nel 18% sono stati riportati isolamento e ritiro sociale, percentuale ancor più alta (25%) laddove vi sono figli preadolescenti. A ottobre 2020, periodo in cui le restrizioni sono tornate in modo prepotente nelle vite degli adolescenti, i genitori denunciavano un forte disinteresse per le attività quotidiane da parte dei propri figli (il 17% dei genitori di preadolescenti, il 18% dei genitori di adolescenti), con livelli più alti rispetto ai dati di aprile dello stesso anno ad indicare il persistere o addirittura l’incremento della situazione di disagio nel tempo2.



I miei figli?
Il nostro rapporto è cambiato notevolmente. Ho perso la loro confidenza e soprattutto il muro si è creato anche tra loro.
Il più grande dal fisico statuario è passato a uno stato di sovrappeso e di non curanza del proprio aspetto.
IL secondo vive totalmente sui social.
Come aiutarli?
Noi siamo fortunati perchè possiamo pagarci un supporto psicologico e siamo tutti e tre in condivisione di ascolto ma chi non ha questa possibilità come può riuscire ad aiutarsi e aiutare?



Lettera Firmata 


 

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Commenti

I giovani sono serbatoi di sars cov2, gli untori, ammazzano i nonni e gli anziani. Dopo quasi 3 anni la comunicazione a livello locale e nazionale è stata questa, di cosa vi meravigliate ora?
Tra regole assurde, i sistemi a zone giallo,rosse e bianche, confinamenti e coprifuoco alle 18:00 di sera, eppure non sono servite per contenere questo virus. Le delazioni non servite

cavolate...da soli a volte si sta meglio.

E gli adolescenti Ucraini quelli che sono rimasti li sotto le bombe, senza cibo e con i traumi psicologici che li accompagnerano per tutta la vita?
I nostri nonni, i nostri genitori che hanno affrontato e sopportato cinque anni di guerra con la paura dei rastrellamenti e delle deportazioni? In quel tempo non esistevano gli psicologi non c'erano gli aiuti e le persone avevano certamente più coraggio di noi nell'affrontare situazioni difficili. Non è colpa del Covid o del Lockdown ma dell'isolamento causato dall'uso dei telefonini e compiuters, anche prima erano isolati e con problemi di socializzazione e comunque cari genitori fatevi valere, una bella cazziata non fa male a nessuno. Se non prendi i rimproveri non diventi bravo.