Ho fatto un giro rapido per la fiera di San. Giuseppe.
Un giro velocissimo.
Il tempo di un caffè, di una zeppola fritta, di un sorriso con la mamma di Alessio e Arrigo, una pedalata assistita prima della pioggerellina.
Un giudizio?
Una fiera che era una fiera.
In fondo c'era di tutto, compresa la confusione, il mancato rispetto del codice della strada, della sicurezza con generatori e fili in mezzo al passeggio cittadino e auto parcheggiate sotto ai divieti ma questa è un'altra storia.
La babele che ci rende un abecedario in attesa delle dissonanti.
Poi, la maleducazione.
Quella mancata sensibilità, di attenzione, di cura, del rispetto verso il prossimo.
Lo sapete cosa significa essere commercianti?
Lavorare come tutti per lo Stato.
Lo sapete che significa essere un libraio?
Non è solo vendere i libri, spiegare i libri, sentire i libri, ascoltare i libri, carezzare i libri, respirare i libri.
Non è solo organizzare incontri letterari in una Teramo che conosce solo scontri, gli sconti di quarta copertina.
Non è solo lottare con le unghie per sopravvivere e vivere in un altro capitolo.
Il Libraio di Selinunte "Il libraio leggeva le parole senza imporle all'ascolto, perché le parole non nascono, non nascevano in quell'autore, per favorire, acchiappare, assecondare, manovrare a piacimento le emozioni del pubblico, stipandole nella gabbia di un unico sentire. Il libraio restituiva le parole a se stesse.“
Ora, rispondete a questa domanda.
Secondo voi, dove hanno sistemato l'unica bancarella di libri?
L'unica bancarella che faceva il peso dei libri?
Esatto, di fronte la libreria del libraio.
Che dire?
Perdonaci Christian e voltiamo pagina.
Questa è Teramo, un libro in bianco e tanti scarabocchi.
Bocconi amari.
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Commenti
Libraio, negozi di vestiti, cibo, ecc... non accetto la critica ad ogni costo. La fiera, uno spazio ridotto dove il genere è vario: per forza di cose ci saranno simili vicinanze. Per favore Falconi, un lungo respiro ogni tanto!
Chiamarla "fiera di San Giuseppe" e, con il ricordo delle vecchie fiere, è un.....sacrilegio. Direi piuttosto "raduno" delle solite bancarelle che,ormai da anni,infestano Teramo e rimangono un...dono di un ex assessore che,a suo tempo,si sentiva,forse,un grande organizzatore....
Fiera ? Chiamarla Fiera è un'offesa per le Fiere, quelle vere, più che altro sembra un suk arabo ( senza offesa per i suk) ma le nostre FIERE e i nostri MERCATI erano un'altra cosa. Adesso sono "cose" che sfiorano il ridicolo, se poi vengono "organizzate" solo per riempire i BAR è un'altra storia ed allora va bene.
Infatti Teramo è stata fatta diventare la città ideale per ubriaconi e nullafacenti.
Non credo questo sia un problema, allora anche tutte le altre attività vengono penalizzate. Cosa si fa, non facciamo più fiere?
Perché chiedere scusa solo al libraio e non anche ai commercianti che hanno regolarmente pagato l'occupazione dei banchi di vendita?
Non mi risulta, e sono stato alla fiera mattina e pomeriggio, che qualcuno abbia fatto sgomberare i venditori abusivi sotto ai portici di corso Cerulli e di piazza Martiri !
...ma questi ormai fanno parte dell'arredo urbano visto che la loro presenza è una costante, anche nei giorni feriali, e NESSUNO si degna di sequestrare loro la merce contraffatta!
Sequestra oggi, sequestra domani, prima o poi si stuferanno pure no?!?
Terme ha finit... :-(
Brutta e senza personalità la fiera ma soprattutto uno scempio lasciato la sera a terra...non è sempre colpa del comune ma questi ambulanti di quarto ordine non lo sanno che andando via devono lasciare pulito il posto loro assegnato? Lo sanno che le macchie di olio motore dei loro furgoni ha imbrattato il già imbrattato nuovo corso San Giorgio? È questione di civiltà cari ambulanti e non è sempre colpa della Crisi!!
Ricordo la città di Teramo... il corso, la villa comunale e la fiera di San Giuseppe... ricordo I teramani e l'inciviltà che regna sovrana.
Mai visto nessuno entrare in una libreria o in una pinacoteca... tornandoci ogni tanto, vedo un bar quasi ogni 50 metri. Tutti pieni. Ma al lavoro non ci va nessuno? Mah...
È la città in cui ho trascorso un'infanzia felice, ma sono felice di essere andata via.