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Caso Castrogno. La Di Rocco e i sindacati invitano a guardare la realtà mentre c'è chi chiede al direttore Di Giosia una visita ai dipendenti asl...

di Giancarlo Falconi
9 minuti

Ricostruiamo la vicenda Castrogno.

In principio fu questa sintesi.
 

La garante dei detenuti, Monia Scalera e il presidente della Commissione Sanità e politiche sociali, Paolo Gatti, sono stati ricevuti dalla direttrice della casa circondariale di Teramo, Maria Lucia Avantaggiato. Scalera e Gatti hanno potuto visitare la struttura e incontrare alcuni detenuti, sia della sezione maschile che di quella femminile. “Abbiamo avuto la possibilità di avere un lungo confronto con il personale della polizia penitenziaria ed in particolare con il comandante Igor De Amicis e il vicecomandante Giuseppe Pallini. Nel corso dell’incontro sono state affrontate alcune criticità ed è emersa una carenza del personale cosiddetto 'intermedio', ovvero di ispettori e sovrintendenti. Per quanto riguarda la popolazione carceraria – proseguono Scalera e Gatti - è stato evidenziato come, nel caso di Teramo, non si configuri una situazione contraria ai dettami della sentenza Torreggiani. Di fatto, numeri alla mano, non si può parlare di vero e proprio sovraffollamento: è vero che si registrano presenze attualmente superiori alla normalita’, ma gli spazi restano comunque adeguati".

Nell’occasione Scalera e Gatti hanno potuto constatare il buon lavoro svolto dalla direttrice che, insediatasi solo dal luglio 2024, ha già affrontato e risolto fattivamente numerose questioni rimaste in sospeso, mentre restano da sistemare alcune non banali situazioni manutentive. "Vogliamo inoltre sottolineare - dichiarano i due rappresentanti istuzionali - come il personale della struttura abbia sempre mostrato grande professionalità e preparazione nell’affrontare tutte le situazioni critiche che quotidianamente e naturalmente si presentano in una istituzione carceraria, con dedizione ed impegno notevoli.
Ovviamente auspichiamo che venga colmata al più presto la carenza di ispettori e sovrintendenti”. “Infine – dichiarano il Garante e il Presidente – ci siamo già messi al lavoro affinché torni a esistere un provveditorato dell’amministrazione penitenziaria solo per Abruzzo e Molise, così come era in passato. In conclusione, una struttura da monitorare e da sostenere in un percorso di miglioramento, senza cedere a facili allarmismi e a dichiarazioni apocalittiche”.


Risposta del Sappe.


Ferma presa di posizione del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria dopo le dichiarazioni rilasciate dal garante dei detenuti, Monia Scalera, e del presidente della Commissione regionale sanità e politiche sociali a seguito della recente visita al carcere Castrogno di Teramo. Si legge nella nota:

“Nel carcere di Teramo, negli ultimi quattro mesi dell’anno, si sono vissute, in poco tempo, giornate incandescenti, le ennesime, con buona pace di chi continua a nascondere la realtà dei fatti violenti che accadono periodicamente, mettendo la testa sotto la sabbia e addirittura affermando che c’è chi ingigantisce i fatti per creare allarme sociale: parlo di ben 16 appartenenti alla Polizia Penitenziaria aggrediti dalla frangia più violenta dei detenuti”, denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria per voce di Donato Capece, segretario generale. “Con 430 persone detenute in celle idonee per ospitarne 275 si può razionalmente affermare che ‘gli spazi sono adeguati”. Mi dispiace molto dover evidenziare come, spesso e volentieri, i comunicati delle direzioni o di garanti vengano scritti e divulgati senza che gli stessi abbiano presenziato agli eventi anzi, senza che siano entrati nelle sezioni detentive e, talvolta, addirittura senza che siano proprio entrati in istituto. Insomma, una relata refero (riferisco ciò che mi è stato riferito). Ma è grave che non siano stati raccolti, nel corso del tempo, i segnali lanciati dal SAPPE sui costanti e continui focolai di tensione nelle carceri, preferendo mettere la testa nella sabbia come gli struzzi”, aggiunge. Per il segretario generale del primo Sindacato del Corpo, Donato Capece, “per l’ennesima volta, un garante regionale dei detenuti oltraggia la matematica, ridimensiona e sottostima i veri problemi che si verificano nelle carceri della regione per alimentare una fantasiosa realtà che evidentemente c’è chi vive solo sui giornali, nella comodità del propri uffici dove il carcere neppure lo vede dalla finestra…”. Ma coinvolge nella polemica il Governatore dell’Abruzzo Marco Marsilio: “Invito il Presidente dell’Abruzzo, persona equilibrata e davvero apprezzabile, ma tutti i politici abruzzesi di ogni colore politico a fare tutto ciò che possono per evitare di far incanalare le problematiche penitenziaria in una sterile ed inutile polemica politica. Credo si debba cambiare l’approccio, quando si affrontano i temi del carcere. Non ci si deve ostinare a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto. Gli Agenti di Polizia Penitenziaria devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno. Non dimentichiamo che contiamo ogni giorno gravi eventi critici, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall’Amministrazione Penitenziaria. È solamente grazie ai poliziotti penitenziari, agli eroi silenziosi del quotidiano con il Basco Azzurro a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie”. E sul ruolo del garante dei detenuti afferma: “Altro che figura di garanzia, immagino svolta non gratuitamente ma con i soldi pubblici: egli rappresenta una sola parte del mondo della giustizia, ossia i detenuti, quelli che sono in carcere per avere commesso reati. Chiedo allora al presidente Marsilio a cosa serve avere una figura del genere, se invece di raccogliere con preoccupazione i segnali di costante violenza che contraddistinguono le carceri abruzzesi per assumere provvedimenti a tutela del personale, sistematicamente tenta di sminuire la realtà dei fatti violenti che nei penitenziari avvengono”.


Comunicato Codice Rosso 

La situazione all’interno della Casa Circondariale di Castrogno, a Teramo, continua a destare preoccupazione. Secondo quanto denunciato dalle sigle sindacali OSAPP e USPP, il sovraffollamento ha raggiunto livelli allarmanti, con 430 detenuti presenti a fronte di una capienza regolamentare di 255 posti, pari a un 160% di sovraccarico. Nonostante le dichiarazioni del Garante Regionale per i Detenuti Monia Scalera e del presidente della Commissione Sanità Paolo Gatti, che minimizzano il problema parlando di "presenze superiori alla normalità", i sindacati ribadiscono che il sovraffollamento rappresenta una violazione della sentenza Torreggiani e incide pesantemente sia sui detenuti che sul personale penitenziario, come si legge nella nota.

L’emergenza non riguarda solo lo spazio disponibile, ma anche la carenza di organico tra gli agenti di Polizia Penitenziaria. Attualmente il personale operativo è di 164 unità, ben 52 in meno rispetto ai 216 necessari per gestire l’istituto, con turni sempre più gravosi e straordinari non retribuiti. Gli agenti si trovano a fronteggiare un numero di detenuti superiore del 60% rispetto al previsto, molti dei quali trasferiti da carceri come Regina Coeli e non appartenenti all’area di competenza di Castrogno. Questa situazione comporta, dicono i sindacati, un aumento esponenziale del carico di lavoro, soprattutto per quanto riguarda le scorte per i processi e le attività interne, rese più complesse dalle recenti modifiche normative.

Il Coordinamento Codice Rosso evidenzia come Castrogno sia tra gli istituti con il maggior numero di decessi in carcere: su 87 morti registrati in Italia, quattro sono avvenuti a Teramo in meno di cinque mesi. Le condizioni igienico-sanitarie sono definite drammatiche, con una struttura ormai fatiscente, celle prive di acqua calda e un sistema sanitario in grave difficoltà. La carenza di farmaci è preoccupante, con detenuti affetti da gravi patologie come tumori, diabete e disturbi psichiatrici che non ricevono cure adeguate. Particolarmente allarmante è l’uso massiccio di psicofarmaci somministrati da personale non qualificato.

Il trasferimento forzato di numerosi detenuti da Regina Coeli, alcuni dei quali già inseriti in percorsi di reinserimento sociale, aggrava ulteriormente la situazione. Secondo il Coordinamento Codice Rosso, il carcere di Teramo è ormai diventato un distaccamento di Regina Coeli, con ricadute pesanti sui costi sostenuti dalla Regione Abruzzo per la gestione di questa emergenza.

Il Coordinamento accusa il consigliere regionale Paolo Gatti di non essere adeguatamente informato sulla realtà del carcere. Sono state presentate tre interrogazioni parlamentari e una regionale, mentre è in corso una richiesta di interrogazione a livello europeo. Il Coordinamento Codice Rosso ha già discusso della questione con il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, affiancato dai familiari delle vittime. L’appello delle associazioni e dei sindacati è chiaro: non si può scontare una pena con diritti negati e in condizioni degradanti.

L'invito

Sono arrivati tanti messaggi che invitano una commissione asl a fare visita ai dipendenti dell'azienda sanitaria che operano all'interno del Carcere di Castrogno. In particolare l'invito è rivolto al direttore generale Di Giosia che a nostro avviso non si sottrarrà.  
"Lo aspettano anche i dipendenti Asl, qui in carcere per un paio di turni pomeridiani, così da capire ciò che vivono ogni giorno!"


 


 

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Commenti

L'unica soluzione veloce e a costo quasi zero è rispedire a casa tutti i detenuti stranieri...subito.

Ma esattamente codice rosso, cosa vuole intendere quando afferma “ Particolarmente allarmante è l’uso massiccio di psicofarmaci somministrati da personale non qualificato”

Visto che, come è auspicabile, Di Giosia non si sottrarrà, speriamo non lo faccia nemmeno a prendere provvedimenti seri in merito al numero del personale, all’organizzazione e all’adozione di specifiche misure atte a far tutelare la professionalità dei dipendenti asl, fino alla loro tutela, che passa ad esempio da rendere le uniformi dei dipendenti di colore diverso da quello degli agenti, così da essere facilmente riconoscibili e non essere, come spesso accade, confusi con gli agenti di custodia… non oso immaginare cosa possa accadere in caso di risse e proteste se confondessero il personale asl con il personale della pol pen.