In occasione dell’inaugurazione del nuovo centro radiologico a Montorio al Vomano, l’assessora Verì e il Direttore Generale Di Giosia hanno dichiarato: “Qui non si chiude, ma si apre”.
Uno slogan ad effetto, ma lontano anni luce dalla realtà che vivono ogni giorno cittadini e operatori sanitari abruzzesi.
Mentre la sanità pubblica regionale affonda tra carenze croniche, tagli e disservizi, la Giunta Marsilio si concede passerelle celebrative per l’apertura di una singola struttura, come se bastasse a nascondere anni di gestione fallimentare.
I numeri parlano chiaro e smentiscono ogni narrazione trionfalistica:
Mobilità passiva: nel 2023 l’Abruzzo ha speso 138 milioni di euro per curare cittadini fuori regione, incassandone appena 78 da chi è venuto a curarsi qui. Il saldo negativo di ‐60 milioni certifica la perdita di fiducia nella sanità regionale.
Liste d’attesa: nei primi cinque mesi del 2025 le ASL abruzzesi hanno erogato 40.011 prestazioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2024. Un crollo che smentisce i proclami sull’abbattimento delle liste: si fanno meno visite, si aspetta di più.
Deficit strutturale: già nel 2022 la mobilità passiva costava oltre 104 milioni all’anno. Altro che “nuove aperture”: si tratta di una risposta tardiva a una progressiva perdita di attrattività e qualità del sistema sanitario.
“Qui non si chiude, ma si apre”? No: si taglia, si depotenzia, si esternalizza.
Dietro la retorica della “sanità di prossimità”, i fatti raccontano altro:
Ospedali periferici ridimensionati sotto la formula della “riorganizzazione”;
Servizi territoriali in affanno;
Personale sottodimensionato e sempre più sotto pressione.
Siamo ultimi nei LEA per la prevenzione e in molte aree interne non si riescono più a garantire nemmeno i servizi essenziali.
Un’inaugurazione non cancella il disastro.
È grave e fuorviante affermare che il disavanzo sanitario sia dovuto all’apertura di nuove strutture. I problemi veri sono:
Un modello di sanità di prossimità che esiste solo sulla carta;
Una rete di presidi territoriali ridotta all’osso;
Liste d’attesa infinite, che costringono migliaia di cittadini a curarsi fuori regione.
L’Abruzzo merita una sanità pubblica seria, accessibile, efficiente ed equa. Non spot elettorali, non inaugurazioni di facciata.

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