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Grazie per non aver mollato. Lettera aperta a Jannik Sinner...

di Giancarlo Falconi
3 minuti

Caro Jannik, abbiamo tutti atteso il suo ritorno al tennis giocato. Non sono mai stato un grande appassionato della jeu de paume o della pallacorda. Leggevamo Gianni Clerici e sognavamo un po' come faceva uno dei personaggi di Gianni Rodari che pur non avendo il televisore, si metteva sotto al suo terrazzo, in estate e ascoltava le serie televisive provenire dalle tante voci dell'enorme condominio. Alla fine i suoi racconti erano molto confusi ma assolutamente divertenti. Ecco, la prima volta che ho avuto in mano la racchetta, fu anche l'ultima ma evitiamo quel ricordo poco da Grande Slam e molto da strada. Le scrivo Jannik perchè lei ieri ha vinto. Non è stata una sorpresa ma lei ieri ha vinto e senza salire con la sponda della spocchia sul carro dei vincitori. Era pieno. Lei ieri ha vinto nonostante quello che le è successo e nonostante ha compreso di non avere tanti amici ma neanche tanti simpatizzanti nel suo circuito. Il destino del più forte? No, la debolezza dei vigliacchi e di chi cerca di vivere di riflesso. Lei ha tolto con leggerezza il cibo alle carogne. Un po' come si  descrive Charles  Baudelaire in una sfida sublime. Lei ha vinto contro il suo spleen perchè l'avevano portata verso il male di vivere e la profonda delusione. Volevano colpire l'entusiamo che diventa contagioso: volevano spegnere quel sorriso che ha portato un nuovo movimento nel tennis italiano. Noi latini, sentiamo. Il destino di essere è un modus di empatia che proviene dal sole e da una tradizione millenaria ai classici. Caro Jannik non riprenderò la racchetta in mano ma rileggendo Clerici, le auguro di fare piazza pulita di chi è rimasto in silenzio; di chi non ha fatto neanche una telefonata molto più colpevole di chi le ha augurato una squalifica più lunga e le ha dato del protetto. Le auguro di vincere con se stesso perchè è stato un esempio per tanti ragazzi, il rialzarsi da innocente è più difficile che cadere da colpevole. Lei ieri ha vinto perchè ha raccontato della forza di una famiglia e di altre famiglie; lei ha vinto perchè ha uno staf formato famiglia; lei ieri ha vinto come se fosse la prima volta; le auguro di vincere Roma perchè ha compreso che ha una storia che le vuole bene; le auguro di vincere Wimbledon  "perchè è qualcosa di più di un torneo, è una religione. La gente va lì, fa la fila ai cancelli da due notti prima, ma non solo per andare a vedere Nadal piuttosto che Federer. Wimbledon è il Vaticano del tennis. È come per un cattolico andare in pellegrinaggio a San Pietro ( G.C.).
 

Semplicemente le auguro di continuare  a sorridere, ragazzo, l'unica vittoria che conta.


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