Dal 2020, anno in cui la community “Campetto Teramo” è stata creata, ho speso parte del mio tempo personale nella cura di questo progetto che aveva l’obiettivo di puntare i riflettori sul problema del campetto dell’Acquaviva, che era già allora in condizioni fatiscenti, e connettere le persone all’analisi dei problemi che affliggono e affliggevano già allora la pallacanestro teramana.
Durante recenti interviste da parte di esponenti della società leader della pallacanestro a Teramo, ho sentito parlare di problemi di investimenti, coinvolgimento del pubblico, del tanto decantato numero di giovani iscritti e tanto altro, ma non ho mai sentito in alcun modo una parola che avesse fatto intendere anche un minimo di “mea culpa”.
Non riesco a comprendere come un passaggio dalla B nazionale (e poi interregionale) al dover ripartire dal basso possa essere definito una continuazione del progetto e non effettivamente una ripartenza, e come non ci sembrino esserci colpe da parte della società in questione.
Se durante gli anni in cui sono stato a diretto contatto con la maggior parte dell’ambiente della pallacanestro teramana (tra cui moltissimi individui vicini o facenti parte di quella società) ho trovato un distacco profondo tra essa e la maggior parte delle persone incontrate, un motivo ci sarà, e le colpe presumibilmente non possono essere soltanto degli altri.
Puntare il dito altrove può essere e va fatto se vi sono reali motivazioni, ma allo stesso tempo bisogna anche guardarsi prima allo specchio e farsi un’analisi di coscienza.
Secondo il mio personale parere, il problema di fondo è radicato in molteplici fattori: menefreghismo e immobilismo generale dell’appassionato di pallacanestro e del cittadino medio, oltre al fatto che ognuno nell’ambiente di quello specifico sport pensa a coltivare solo il proprio orticello. Mi riferisco a tutte quelle parti che vanno poi a formare nell’insieme la totale sfera della pallacanestro a Teramo.
Il gruppo “Campetto”, ma poi nella realtà il sottoscritto, aveva dettato la rotta avendo studiato e capito il problema dal basso e alla sua radice, dopo anni spesi ad ascoltare la voce del popolo e dei tifosi, delle varie personalità delle squadre della pallacanestro teramana (a un certo punto addirittura tre squadre diverse per una città che, senza contare anziani e bambini, è composta da poche decine di migliaia di persone), del CSI di Teramo e anche delle istituzioni.
La strada che si stava percorrendo si sapeva avrebbe portato a quello che è successo: la situazione non poteva reggere ancora per molto.
Ora si “continua”, dicono, invece di “riparte”, ma dalla B alle categorie minori non è un continuo: sono almeno due passi e alcuni anni di sviluppo indietro.
Io spero sempre il meglio per la pallacanestro teramana e sicuramente gestire non è un compito semplice, specialmente sapendo di aver commesso anch’io i miei errori nel management della community, ma allo stesso tempo il menefreghismo e la cura del proprio tornaconto erano il pane quotidiano che ho trovato in quell’ambiente, come probabilmente lo sono tuttora.
Nessuno ha voluto ascoltare la nostra voce e questo è il risultato.
Non c’è nulla di personale, anzi, durante gli anni in cui il gruppo WhatsApp era all’apice, provai anche a promuovere sia la TASP, che la Teramo 1960 e la Basketball Teramo, cercando di spingere tutti i membri della community a supportare quelle che allora erano le tre squadre teramane attive. Non l’avessi mai fatto! Si scatenò un putiferio.
Tutte le faide e fazioni uscirono fuori, tutti solo concentrati a portare l’acqua al proprio mulino e a creare zizzania.
Sicuramente non si può fare di tutta l’erba un fascio e bisogna menzionare le splendide persone che fanno parte del panorama cestistico cittadino e che hanno fatto parte del gruppo, ma l’andazzo generale era chiaramente quello.
Personalmente faccio i miei migliori auguri per il futuro, ma la verità è che bisogna anche farsi un esame di coscienza.
L’obiettivo principale della community “Campetto Teramo” è stato raggiunto e la nostra lamentela portò, nel 2021, l’attenzione sul fatto che Teramo non avesse nemmeno un campo comunale in condizioni decenti, una vergogna ingiustificata e un ostacolo concreto nel creare un tessuto connettivo per tutto l’ambiente amante di questo sport.
Adesso il campo è stato rimesso a nuovo, quindi la community cessa di esistere, essendo l’obiettivo raggiunto, ma rimane il rammarico: non si poteva fare nel 2021 quando sarebbe effettivamente servito?
Il gruppo “Campetto Teramo” cessa di esistere non avendo altri obiettivi, ma i problemi che abbiamo portato all’attenzione sia della squadra principale di pallacanestro a Teramo, sia del CSI e delle istituzioni sono rimasti.
Si evince facilmente che il calcio abbia la priorità e sia lo sport numero uno in città, ma allo stesso tempo, almeno per quello che è il mio parere personale dopo l’esperienza vissuta, quel poco che c’è del nucleo della pallacanestro teramana pensa solo a farsi la guerra l’un l’altro, invece di seppellire le faide e il fazionismo da quattro soldi per un bene più grande.
A Teramo gli scheletri nell’armadio difficilmente si possono nascondere, perciò finché l’ambiente è quello, e tutti quelli che ne fanno parte sanno come funziona la giostra, gli investimenti chi dovrebbe avere voglia di farli?
Il tanto decantato numero di iscritti sicuramente è un dato importante, ma il contesto non è stato chiarito: dove altro potrebbero andare? L’unica scelta è quella, non ce ne sono molte altre, quindi rimane un dato relativo, anche se, in termini di settore giovanile, Teramo è veramente una piazza che fa un lavoro encomiabile. Come vanno fatte le critiche, anche i complimenti sono dovuti.
L’aver provato ad affrontare la serie B in uno sport in Italia solo dispendioso e con pochissimo ritorno economico è simbolo di una grande passione verso questo sport, e le molteplici attività che vengono svolte anche nelle categorie amatoriali o giovanili sono segnali di un grande lavoro che c’è dietro, con costanti risultati non solo negli ultimi anni, ma anche in quelli precedenti.
Sfortunatamente, come tutti hanno potuto notare con i recenti avvenimenti, tutto questo non basta.
Spero il meglio per la pallacanestro teramana e per la città dove sono nato e cresciuto, anche se ormai mi sono tirato fuori da quell’ambiente, avendo chiaramente capito che, finché non ci sarà un cambio di rotta e una riconnessione tra tutte le varie personalità in “alto”, e finché continueranno ad esserci le varie fazioni, il menefreghismo e l’immobilismo generale dei cittadini e tifosi nel “basso”, la pallacanestro a Teramo è destinata a rimanere nelle zone regionali della competizione e nelle categorie minori, dove tra l’altro è stata per la maggior parte della sua storia, a parte una miracolosa parentesi ai piani alti del basket nazionale e internazionale, che ormai è diventata più uno spettro per le società che sono venute dopo che un riferimento a cui ispirarsi.
Finché si continuerà sulla stessa strada che ha portato poi a questo, personalmente considero la pallacanestro teramana non morta, ma un morto che cammina.
Può resuscitare, ma non sulle stesse basi che l’hanno portata a dover ripartire.
Un caloroso saluto va fatto ad Antonina e alla Basketball Teramo, che devo tenere fuori da questa lettera, perché sono stati gli unici, a mio parere, veramente sempre coerenti, aperti, propositivi e che hanno avuto nei confronti del gruppo Campetto e della sua piccola realtà un atteggiamento sano, rispettoso e positivo.
Se c’è un esempio da seguire a livello di mentalità, l’esempio sono loro e a loro vanno i miei più calorosi saluti e auguri.
Giovanni Nunziata
Ex amministratore della community “Il Campetto Teramo”
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