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"MACCHINETTE": LETTERA APERTA AI CONSIGLIERI COMUNALI, AGLI ASSESSORI ED AL SINDACO DI GIULIANOVA

5 minuti

Questa lettera aperta è indirizzata a: Francesco Mastromauro, Gabriele Filipponi, Loreto Vanni, Archimede Forcellese, Nausicaa Cameli, Alfonso Vella, Nello Di Giacinto, Emidio Andrenacci, Andrea Cicioni, Alessandro Giorgini, Vinicio Ridolfi, Fabrice Ruffini, Patrizia Pomante, Laura Ciafardoni, Massimo Maddaloni, Gianfranco Francioni, Jurghens Cartone, Luigi Ragni, Luciano Crescentini, Andrea Rota, Flaviano Poliandri, Gianluca Antelli, Giancarlo Cameli, Roberto Ciccocelli, Domenico Di Carlo e Franco Cristofaro Arboretti.
 

Gentilissime/i Tutte/i,

secondo il Ministero della Salute, i malati di gioco d'azzardo in Italia sono 700.000 e di questi 300.000 sono patologici.
Nel 2011 sono stati in trattamento per gioco d'azzardo patologico 4.687 persone.
L'art.5 del DDL 13/9/2012 n.° 158 ha inserito la prevenzione, la cura e la riabilitazione dalla ludopatia nell'ambito dell'attività riabilitativa sanitaria e sociosanitaria alle "persone affette da dipendenze patologiche o comportamenti di abuso di sostanze", fino ad allora previste solo per la dipendenza da droga e alcool.
Non si può far finta di niente: la dipendenza da gioco è un male sociale di cui anche i media nazionali si stanno occupando insistentemente, soprattutto dopo il ferimento di due Carabinieri, di guardia a Palazzo Chigi, da parte di un folle che il gioco aveva fatto precipitare nella depressione.
Il fenomeno è complesso e, pertanto, richiede che tutte le Istituzioni si mobilitino per prevenirne le cause e limitarne gli effetti. Dunque, anche i Comuni.
Teramo sta per votare un ordine del giorno, a firma dell'Ass. al Sociale, Giorgio D'Ignazio, che chiede di togliere le macchinette mangia soldi dai Bar e di approvare un apposito regolamento. Questo ordine del giorno verrà inviato al Presidente della Repubblica. Una questione di sensibilità istituzionale e di allarme sociale.

Ebbene, pensate, con deliberazione di Consiglio Comunale n.° 54 del 30/6/2010 il Comune di Giulianova si è dato un regolamento  “contenente  prescrizioni riguardanti l’apertura, le modalità d’uso degli apparecchi e congegni automatici, semiautomatici ed elettronici, da trattenimento e da gioco di abilità”, divenuto esecutivo il 18/7/2010.
Con tutti i suoi limiti, quell’atto amministrativo, tutt’oggi vigente, fissa in 500 mt. lineari la distanza minima consentita tra i dispositivi di gioco/intrattenimento e luoghi “sensibili” come scuole, chiese, ospedali ed altri locali destinati stabilmente all’accoglienza di persone per finalità educative, socio-assistenziali e monumenti storici a forte attrazione turistica. Visto il numero elevato di scuole e chiese presenti a Giulianova, quanto basta per localizzare dette attività ai margini del tessuto urbano.

A dispetto di tale puntuale previsione normativa, vincolante ai fini del rilascio dell’autorizzazione assentita all’apertura di sedi di attività di sala giochi, dopo il 18/7/2010 a Giulianova sono sorti invece numerosi luoghi di gioco che non rispettano il requisito della distanza dei 500 mt., soprattutto da scuole e luoghi di culto, e che sovente si trovano a poche decine di metri da sportelli bancomat e “compro oro”. Una vera e propria istigazione al gioco compulsivo, che fa leva su una evidente violazione del principio di legalità oltre che di buon andamento dell’azione amministrativa.
In altre località d’Italia (es.: Cremona, S.Omero, ecc.), alcuni gestori di esercizi pubblici, stanchi di vedere persone rovinarsi con il gioco, hanno deciso in autonomia di staccare la spina alle slot machine, rinunciando così ad un giro d’affari stimato in 20/25.000 euro per macchina da gioco. Altrove, invece, come a Genova, è stato il Comune a farsi direttamente promotore ed attuatore di misure di contenimento della malattia da gioco.

E a Giulianova? Basterebbe che anche uno solo tra Voi chiedesse il rispetto di una norma –il Regolamento n.° 54 del 2010- che lo stesso Comune si è dato.
Se non sono per prime le Istituzioni a rispettare le leggi, come si può pretendere che le rispettino poi i Cittadini?
Come possono essere definiti quegli Amministratori Locali che non prendono a cuore le sorti dei Cittadini pur sapendo che i più deboli tra questi, in un momento così difficile per il nostro Paese e per le famiglie, sono o potrebbero essere facilmente preda dell’illusione del “vincere facile”?

Non ripugnerebbe alla Vostra coscienza di essere umani, ancor prima che di amministratori della cosa pubblica, sapere che un Vostro eventuale silenzio esporrebbe Giulianova ed i suoi abitanti alla crescita incontrollata di un fenomeno economico che, secondo la DIA, in altri contesti ha fatto da paravento ad attività illegali?
Non è solo una questione di buona o cattiva politica. E’ soprattutto una questione di coscienza.
Per questo Vi chiediamo di avere coraggio e di dimostrare che, malgrado tutto, la pietà non è ancora morta.

La Redazione de I Due Punti   
 

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Commenti

Grazie Giorgio, un bell'esempio. Ma lascia perde li tterramà.... Vieni da noi. Ti aspettiamo.
Vediamo chi tra questi nomi ha una coscienza civile. Chi farà qualcosa avrà il mio voto. Giuro.
Siete unici. Il Movimento Cinque stelle che fa? Dorme? Ma perchè non studiate? Forza. Ma perchè I Due Punti non fanno una lista civica a Giulianova?
Grazie Giorgio. un leone, che lotta, e che assume su di sè una battaglia difficile e giusta. Contro uno stato ladro, immorale, senza faccia né cuore. Che tutela parassiti e clientes, e per far ciò non esita a rubare soldi e anima ai più deboli. Di bontà e sensibilità c'è bisogno, specialmente in politica. E di coraggio... In bocca al lupo !
ma chi ha autorizzato l'apertura di questi locali??chi ha concesso le licenze??
Maremosso, per trovare una risposta alla tua domanda leggi il precedente articolo su questo blog e cosa prevede il regolamento comunale ...
da "Il Centro" del 7 maggio 2013: «Malati di gioco, la colpa è dei baristi» Il distributore di slot più noto del Teramano denuncia: «C’è un sistema mafioso, dobbiamo pagare per entrare nei locali» TERAMO. Non sono le slot machine ma i baristi senza scrupoli la vera causa della malattia del gioco. Così afferma un imprenditore del gioco, uno dei più grandi distributori di slot del Teramano. Al barista di Garrufo, Emilio Marinucci, che ha deciso di staccare la spina alle sue macchinette; allo psicoterapeuta Giuseppe Orfanelli che ha spiegato, sempre al Centro, che la ludopatia è una malattia grave che rovina famiglie e svuota tasche, e all’assessore teramano ai servizi sociali, Giorgio D’Ignazio, che invita i baristi a spegnere i videopoker, ribatte Berlantino Marcotuli. Che va al contrattacco, non fa sconti alla categoria e denuncia come, secondo lui, stanno veramente le cose. L’imprenditore delle slot ha telefonato ieri mattina al Centro per dire che rispetta la scelta del barista di Garrufo che, primo in Abruzzo, ha avviato una crociata contro la malattia del gioco. Ma dice anche che non accetta l’idea che sta passando, cioè che il male si annida solo in quelli che forniscono le macchinette ai bar. Il cognome che porta Berlantino dice poco ai più. Ma per gli addetti ai lavori è un’istituzione. L’azienda di giochi, ereditata dal padre Francesco, ha scritto la storia dell’intrattenimento da bar. Nel 1963, a Giulianova, edificò un impero dei flipper, del biliardino e dei videogiochi: erano passatempo psichedelici dalla voce metallica che però ingoiavano al massimo 500 lire per comprare tre “vite” al game, oppure tre biglie d’acciaio al flipper e dieci al calciobalilla. Ma quelli non erano mostri mangiasoldi, né ti rendevano denaro se vincevi. Al massimo vincevi un extrabonus. E se t’arrabbiavi ti rispondevano con un semplice “tilt”. Ora ci sono i videopoker e Teramo è balzata al terzo posto in Italia della classifica nera della ludopatia. Di chi è la colpa? L’imprenditore del gioco dice la sua in questa intervista. Signor Marcotuli, perché sarebbero i baristi o i gestori delle sale a fare ammalare i giocatori? «I baristi ed i gestori, non tutti naturalmente, ci chiedono migliaia di euro in nero come “tassa d’ingresso” che siamo costretti a pagare per lavorare e piazzare le nostre macchinette. Il gestore del locale pone le condizioni e mette in competizione noi distributori e alla fine assegna il lavoro a chi offre di più. Posso dire che in Abruzzo in pochi si comportano da signori. C’è concorrenza illecita e ci sono prodotti illegali. Alcuni baristi hanno aperto la porta ad un sistema quasi mafioso. E oggi si vuole fare bella figura togliendo le macchinette. Allora perché non togliere anche l’alcol, i gratta e vinci e le sigarette?». Quanti siete in Abruzzo? «Siamo davvero tanti, solo in provincia di Teramo siamo oltre 10 fornitori. Spuntano sale ovunque, in ogni angolo». Non prova un senso di colpa nel vedere professionisti, casalinghe o pensionati che dilapidano soldi alle slot? «No, perché sono le stesse persone vittime di altri vizi. Mi spiego meglio: se non lo fanno con le macchinette lo farebbero con le donne o la droga. La ludopatia è insita in chi non ha carattere perché vulnerabile o facile preda di altre cattive abitudini. Ripeto, per me il male lo fa solo il barista che viola la legge. Se rispettasse l’ora di accensione e spegnimento degli apparecchi, se rifiutasse di cambiare denaro dopo le prime 100 euro spese, se non facesse giocare appartati i clienti fino all’alba, come in Val Vibrata qualcuno fa, nessuno arriverebbe a spendere 3mila euro in poche ore. E’ il barista che incentiva il gioco in maniera crudele e vuole da noi monete da un euro sempre disponibili. E se il fornitore non gliele dà è tagliato fuori». Allora che cose propone? «La ludopatia non si cura mettendo al bando le macchinette. La verità è una sola: le limitazioni sono aggirabili e mancano i controlli». Alex De Palo