Continuiamo il viaggio nei parcheggi interni della Provincia di Teramo, che dovrebbero essere pubblici, ma di fatto sono privati.
Ancora non riceviamo risposte, né pubbliche né private, alle nostre precedenti sollecitazioni (documentate fotograficamente) circa la costante presenza nel parcheggio interno alla sede di Via Milli delle auto private del Direttore Generale Gianna Becci e del capo Gabinetto del Presidente Catarra, Paolo Rota.
Eppure non dovrebbe essere difficile sapere chi ha il diritto di parcheggiare negli stalli interni ai palazzi provinciali, e se i dipendenti avessero tale diritto (ma non ce l’hanno), sarebbe equo garantire a tutti la possibilità di parcheggiarvi a rotazione, evitando di privilegiare proprio quelli che percepiscono gli stipendi più alti.
Questa volta, dopo numerose testimonianze verbali e fotografiche, pubblichiamo quella che presumibilmente è l’auto privata del Comandante della Polizia Provinciale, Enzo Ranalli, comodamente parcheggiata nel cortile interno del palazzo provinciale di Piazza Garibaldi.
Il Comandante della Polizia Provinciale, inutile sottolinearlo, è colui che deve far rispettare la legge ai cittadini, ragion per cui ci sembra inverosimile che lui per primo approfitti della propria condizione apicale per usufruire di un ingiusto privilegio, mentre 320 suoi colleghi dipendenti della Provincia si vedono costretti a parcheggiare a pagamento per recarsi in ufficio e non possono nemmeno godere dell’indennità da Comandante.
Speriamo che questa volta qualcuno ci risponda, il Presidente Catarra, il Vice Presidente Rasicci con delega ai parcheggi conquistata sul campo, il Direttore Generale nonché Segretario Generale Becci con esperienza pluriennale di parcheggio in stallo pubblico, qualcuno a piacere.
Facciamo presente che, in caso di mancato riscontro, inviteremo la cittadinanza a presentarsi in Provincia con la propria auto e a pretendere di poter usufruire del servizio gratuito di parcheggio per un numero di ore pari a quelle fruite dai signori di cui sopra.
La Redazione de “I Due Punti”
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