Il dipinto di Sebastiano del Piombo, conservato al Museo del Prado e attualmente in mostra a Verona (“Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento”, 2 febbraio-19 maggio 2013) presenta un primo piano di Gesù Cristo durante il trasporto della croce. È dipinto su ardesia, come l’altra versione, più ampia, conservata oggi a San Pietroburgo, firmata dall’artista e commissionata da Fernando da Silva, diplomatico di Carlo V. L’opera piacque a tal punto agli spagnoli, che Del Piombo eseguì questa variante di più modeste dimensioni. In una lettera all’amico e maestro Pietro Bembo Vettor Soranzo sosteneva che proprio Sebastiano Del Piombo avesse ideato la pittura su ardesia: “Dovete sapere che Sebastianello nostro Venetiano ha trovato un segreto di pingere in marmo a olio bellissimo il quale farà la pittura poco meno che eterna. I colori subito che sono asciutti si uniscono col marmo in maniera che quasi impietriscono, et ha fatto ogni prova et è durevole. Ne ha fatto una immagine di Christo et halla mostrato a N. Sig. (il Papa)”.
In quest’opera l’ardesia evidenzia la verità sostanziale dell’evento storico. “Come i colori quasi impetriscono unendosi alla pietra, il dramma rallenta, raggiungendo un punto di saturazione” (Alexander Nagel).
La figura di Cristo viene qui presentata isolata, senza altre figure intorno e priva di ambientazione. Del Piombo “fa ruotare la figura da una vista di profilo o di quasi-profilo a una vista di tre-quarti”. In questo modo lo sguardo di Cristo, il cui volto occupa l’estremità sinistra del quadro, non è più rivolto verso lo spettatore, piuttosto “è lo spettatore a trovarsi sulla sua traiettoria”. È un’immagine silente di morte, quella che di lì a poco sopraggiungerà, con un’individuazione poetica infinitamente consapevole.
Scompare, rispetto alla versione precedente, la violenza esibita, manca infatti qui la corona di spine. Il dolore è muto, poco ostentato e l’immagine è talmente composta, che se ne dimentica quasi il movimento.
Il busto di Cristo, con le sue forme perfette e la mano in primo piano, leggermente aperta, sembra suonare armonicamente con la croce una lenta e dolente litania. Risalta sullo sfondo scuro l’azzurro della tunica e il pallore del volto, che si evidenzia in particolare sotto i capelli e la barba bruna.
Renan nell’opera “Vie de Jésus” sostiene che il grande potere di Cristo fu quello di riuscire a farsi amare dopo la morte quanto era stato amato in vita. “Egli vide che l’amore era quel segreto che il mondo ha perduto e di cui i sapienti erano alla ricerca; e che solo grazie all’amore possiamo accostarci al cuore del lebbroso o ai piedi del trono di Dio” (Oscar Wilde).

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