La truffa, accanto alla nutrizione e al sonno, è diventata un bisogno vitale. Ogni azione è volta agli affari propri, nella completa indifferenza per la fregatura riservata agli altri. Non amare il prossimo tuo come (ami) te stesso: questo sembra essere il nuovo comandamento. La truffa come vizio atavico.
“Io ti fotto” di Marco Morello e Carlo Tecce (editore Ponte alle Grazie) è un’inchiesta elaborata attraverso l’Italia alla ricerca delle varie forme del fottere, dalle più semplici alle più ardite e ignobili. È “la fotografia di un’Italia che si muove lenta e che non arriva da nessuna parte”.
Quello che si prova durante la lettura è il disgusto e, se fosse altrimenti, ci saremmo abituati all’inganno. La frode si annida ovunque, nel pubblico e nel privato: nascondigli di capitali all’estero, rientrati grazie agli scudi fiscali; condanne definitive senza un giorno di galera; Onlus che promuovono la beneficienza e che invece operano per il denaro e il potere.
“La gente non migliora, diventa solo più furba. Quando diventi più furbo, non smetti di strappare le ali alle mosche, cerchi solo di trovare dei motivi migliori per farlo”. (Stephen King)
L’italiano vuole essere furbo, per non essere fesso. La furbizia è diventata un modo di essere, si è incapaci di vivere senza cercare scorciatoie, per arrivare più in fretta, per essere primi.
“Il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per la sua abilità a fingere di averle”. (Giuseppe Prezzolini)
In “Io ti fotto” gli esempi di fregature sono molteplici: tassisti che imbrogliano sui tragitti, gonfiando gli scontrini; persone di successo, che hanno evaso ripetutamente il fisco, per poi patteggiare e diventare finti moralisti; annunci fasulli per case in affitto agli studenti, che dietro la dicitura: “camera dotata di ogni comfort”, nascondono spesso una stamberga; scontrini fiscali mai emessi; finti cartomanti, che lucrano sulle debolezze e angosce degli altri.
“Fregare non significa solo imbrogliare: è permettere che le cose vadano alla deriva, sempre peggio, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Sono lo Stato e le amministrazioni locali i responsabili, come lo siamo noi stessi che ci arrendiamo a un ineluttabile solo presunto, che sa imporsi come tale”.
In passato la truffa apparteneva ai delinquenti o ai poveri diavoli, oggi invece anche la classe media è attratta dalle scorciatoie e dal facile profitto. Essa perde forza e sceglie il compromesso, diventando volgare e mediocre.
“Toglietevelo dalla testa, non avremo un futuro senza apprendisti o professionisti del fottere, ma possiamo fuggire dalla mischia, respirare aria fresca e avere una coscienza pulita. Basta rompere le palle a chi fotte”.
Parafrasando un proverbio arabo: la prima volta che mi fotti, la colpa è tua, ma la seconda volta la colpa è mia. L’ingenuità non può essere più perdonata, al pari della frode.

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