Accade che i dibattiti che si scatenano sul web su argomenti importanti vanno a parare su altri terreni sfuggendo al de cuius con una miriade di commenti fuori tema. Il tema che volevo sollevare con la mia lettera a “I due Punti” era quello dei beni pubblici, realizzati spendendo soldi pubblici, cioè di tutti i cittadini che pagano le tasse.
Grazie a questo statuto essi sono proprietà dell’istituzione che li ha costruiti e appartengono a tutti. Se tu comune e tu forza di polizia li esponi al degrado e al vandalismo di una comunità incivile, vuol dire che non controlli il territorio e che non sai amministrare la cosa pubblica e ti assumi le tue responsabilità. Queste devono essere caricate anche sulle spalle dei cittadini che non vigilano, non hanno rispetto per quel bene, non si sentono cives.
Cari Antifa non so che dire su le accuse infamanti, sulle figura meschina, sulle calunnie, su una lettura esagerata del mio scritto. Ma conoscete l’uso delle parole? Io ho semplicemente raccontato un fatto, documentandolo con alcuni scatti, traendo qualche conclusione politica e civile.
Ribadisco: nessuno si può appropriare di un’opera pubblica e farci quello che gli pare.
Ricorre fino alla noia, nei commenti, che avreste fatto opera di bonifica, ricoperto scritte, ecc. Non era meglio fare un comunicato? Se in comune c’è qualcuno che dà le chiavi a tutti senza preoccuparsi delle siringhe e della situazione di degrado, questo mi inquieta parecchio e non mi rassegno all’idea che c’è un altro modo di gestire la cosa pubblica. Ho avuto modo di constatare che lo stesso accade presso il vecchio stadio comunale dove parlare di degrado è una barzelletta e dove spesso fate le vostre commemorazioni a base di birre e arrosticini. Vabbé: state dando una mano al Comune perché ci siano più ragioni per abbatterlo. A pensar male si fa peccato ma ci s’azzecca.
A proposito: sono uno delle 5000 mila firme per il referendum.
Devo confessare di aver appreso qualcosa su “antifa” - che in primo momento mi era sembrata una strana abbreviazione per risparmiare vernice o, peggio ancora, un troncamento per non spaventare le persone per bene - su Wikipedia, palesando la mia ignoranza su questo movimento.
Poi la precisazione di Ragazze e Ragazzi della lettera aperta ha permesso di capire il rosso e il nero. Qui ci vuole una messa a punto: la resistenza e l’antifascismo non sono movimenti tali da rivendicare “colori”, specie se sono solo due. Come è noto, alla lotta al fascismo e al nazismo parteciparono uomini e donne dal diverso orientamento politico o senza nessun orientamento, e in questo senso il “rosso e il nero” va arricchito con tutti i colori dell’arcobaleno, tanto per essere obbiettivi.
Accade quindi nel fatto specifico che un giorno un gruppo di giovani, decisi ad assumere comportamenti virtuosi e buone condotte, vanno in comune, presentano immagino un progetto per usufruire di un campetto, lo trovano in uno stato di degrado tale che devono rimboccarsi le maniche, eseguono dei lavori per rendere praticabile gli spogliatoi e i bagni, organizzano un torneo di calcetto contro il razzismo senza aver prima orrendamente istoriato la facciata della casupola oggetto dei premurosi interventi di agibilità. Una firma ben visibile, un’immagine complessivamente greve, lugubre come tutti i simboli di questi antifa, buio e fiamme che, ma nessuno si offenda per carità, assomigliano a quelli di Forza Nuova, anch’essi in rosso e nero, grevi e trucidi.
Che vuoi farci: anche le minoranze contrapposte non sanno di appartenere allo spirito del tempo. Non è una questione di estetica, si legge in un commento. Giusto, e preciso: è anche una questione di estetica.
Dunque dei giovani, con la scusa assai risibile di coprire delle scritte preesistenti - che orrore, c’erano frasi oscene! - si fanno una bella verniciata realizzando una superficie che generosamente definiscono murale. Privatizzano il luogo, è “roba nostra”. Chi controlla? Nessuno. E che carini: dopo aver deturpato in lungo e in largo la città con scritte nere e con slogan deliranti inclini alla putredine e alla necrofilia ( Arbasino), adesso si permettono anche di prenderci in giro. Se volete fare opera meritoria armatevi di attrezzature adeguate e ripulite la città. Tutti capiranno e apprezzeranno il vostro ravvedimento.
Trovo ridicola la discussione su chi è più antifascista. Potrei virare sul personale ma l’età e il pudore mi suggeriscono di stare alla larga dal facile paternalismo. Voglio però dire che il 25 aprile, anniversario della liberazione, a Teramo una volta era pressoché ignorato. Oggi viene celebrato solennemente da cittadini, autorità, Comuni, onorando figure leggendarie dell’antifascismo teramano.
Quanto al degrado della città, esso è sotto gli occhi di tutti, e tutti dovremmo protestare anche e soprattutto contro chi amministra la cosa pubblica. Contro la violazione degli spazi urbani, contro la mancata tutela del nostro patrimonio storico archeologico e artistico, contro la devastazione del paesaggio, ecc. Su questi temi che mi stanno a cuore, possiamo tutti aggregarci con giusti e pacifici strumenti, senza creare guai con la scusa di ripararne, malamente, altri.
Romolo Bosi
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