Al 31 luglio 2025, le carceri italiane registrano un tasso medio di sovraffollamento del +22%, con 62.569 detenuti a fronte di 51.300 posti regolamentari. Una pressione costante che comporta turni più gravosi per la Polizia Penitenziaria, aumento dei rischi operativi e criticità particolarmente evidenti negli istituti con indici superiori al 50%.
In Abruzzo, la situazione è eterogenea ma presenta due punti rossi nella mappa nazionale: Chieti e Teramo figurano infatti tra le strutture più sovraffollate d’Italia.
Secondo il monitoraggio del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il carcere di Chieti registra un tasso di +79,7%, con 142 detenuti per 79 posti disponibili, mentre quello di Teramo raggiunge il +79,2%, ospitando 457 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 255.
Se si guarda alle criticità complessive per regione, l’Abruzzo non rientra tra le prime cinque per livello di sovraffollamento — guidate da Friuli Venezia Giulia, Puglia, Molise, Lombardia e Veneto — ma la presenza di due istituti così sotto pressione evidenzia un problema locale significativo.
Parallelamente, la regione conta anche realtà con margine di capienza, come il carcere di Vasto, dove la differenza rispetto alla capacità massima è del -48,7% (101 detenuti su 197 posti). Questi istituti, secondo il DAP, potrebbero essere utilizzati come “valvole di sfogo” per trasferimenti mirati, contribuendo ad alleggerire le sedi più sovraccariche.
Le proposte per affrontare l’emergenza includono rinforzi immediati negli istituti oltre il 50% di sovraffollamento, piani di trasferimento coordinati e un’attenzione particolare agli istituti cittadini, dove la frequenza di ingressi e uscite quotidiane aggrava la pressione sui reparti.
Il quadro nazionale evidenzia come la gestione del sistema penitenziario richieda interventi strutturali e rapidi.
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Il problema è grave , sovraffollamento significa microcriminalità fuori anche in caso di condanna , come si può vedere dalla cronaca
Per combattere il sovraffollamento degli Istituti Penitenziari basterebbe ristrutturare e convertire in carceri le vecchie Caserme dell' Esercito ormai dismesse. Ma che differenza c'è? Una porta carraia, un corpo di guardia, un piazzale, un muro di cinta con la sorveglianza armata, e le camerate che con l'aggiunta di una porta blindata e delle inferiate alle finestre diventano delle celle. Ci vuole tanto? Nel paese della burocrazia. Sveglia!!!!