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Lettera Aperta.Diritto alla Salute. Le liste di attesa hanno un limite...

di Giancarlo Falconi
3 minuti

Egregio Direttore,
alcuni giorni fa è esplosa su tutti gli Organi di informazione la notizia dell'arresto del medico e dell'infermiera di Trani che chiedevano soldi ai pazienti per poter accorciare i tempi di attesa delle
prestazioni sanitarie. Alcuni mesi fa, invece, da un'indagine compiuta dagli istituti mUp Research e Norstat è risultato che nell'ultimo anno 14 milioni di italiani, vale a dire quasi uno su tre, hanno rinunciato a curarsi.

Il 64% di essi lo ha fatto a causa degli interminabili tempi d'attesa e il 60% a causa del costo elevato delle prestazioni. Il 31 dicembre 2023, durante il discorso di fine anno a reti unificate, anche il Presidente Mattarella ha voluto mettere il dito nella piaga definendo “inaccettabilmente lunghi” i tempi di attesa per le visite e le prestazioni sanitarie in regime istituzionale.

Sinceramente, avrei preferito che il Capo dello Stato, oltre a diagnosticare la 'malattia',
avesse indicato ai telespettatori anche il 'palliativo', che esiste da oltre un quarto di secolo. Mi
riferisco, ovviamente, alla disposizione di cui all'art. 3, comma 13, del D. L.gs n. 124/1998: «Fino
all'entrata in vigore delle discipline regionali di cui al comma 12, qualora l'attesa della prestazione
richiesta si prolunghi oltre il termine fissato dal direttore generale ai sensi dei commi 10 e 11,
l'assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell'ambito dell'attività liberoprofessionale intramuraria, ponendo a carico dell'azienda unità sanitaria locale di appartenenza e dell'azienda
unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione, in misura eguale, la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l'effettivo costo di quest'ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti.

Nel caso l'assistito sia esente dalla predetta
partecipazione l'azienda unità sanitaria locale di appartenenza e l'azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione corrispondono, in misura eguale, l'intero costo della
prestazione.». 

Purtroppo, la norma, benché risalente al secolo scorso, è ancora sconosciuta alla quasi totalità degli italiani (grazie soprattutto agli Organi di informazione) ed è vista peggio del fumo negli occhi dai
Direttori Generali delle Aziende Sanitarie dello Stivale che non riescono a garantire le prestazioni
sanitarie in regime di SSN entro i tempi massimi stabiliti dalla legge. Pertanto, un sacrosanto diritto a favore dei cittadini, soprattutto dei più deboli, non viene goduto per mancanza di informazione.

E allora, poiché siamo a Carnevale e, come si sa, a Carnevale ogni scherzo vale, ho deciso di mettere un po' di pepe nel sederino (sic!) dei Direttori Generali incapaci di rispettare i tempi massimi di attesa fissati dalla legge (categoria cui appartiene, a pieno titolo, anche il Direttore Generale dell'Asl n. 4 di Teramo) predisponendo un fac-simile di domanda che l'assistito può
presentare all'Asl per usufruire della prestazione alternativa ai sensi dell'art. 3, comma 13, del D. L.gs n. 124/1198.

Sperando di aver fatto cosa gradita agli assistiti e cosa oltremodo sgradita ai Direttori Generali delle Aziende Sanitarie nostrane che hanno tempi di attesa biblici, saluto cordialmente.
v. f

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Commenti

Evviva gli scherziiiii !!🎉🎉

Per mio conto , la ringrazio per l’informazione fornita
Mi stampo subito il modello che ha pubblicato .