Rivoluzione o morte, “revolución o muerte”.
Non credo ci siano altre strade meno traumatiche per salvare l’Università di Teramo dalla rovina.
C’è bisogno di una cura da cavallo, altrimenti perderemo l’Ateneo per sempre, e ne abbiamo bisogno subito.
I dati delle immatricolazioni, le classifiche nazionali ed internazionali, la situazione economica nazionale e locale, nonché il bilancio dell’Università non lasciano spazio a dubbi: le prospettive sono funeree.
1) Lo stallo progettuale e di attività, di iniziative e di soluzioni condivise, ha un responsabile ben definito: il Magnifico Rettore.
È talmente desolante il silenzio e l’accidia della Tranquilli Leali, che pensare ad una naturale conclusione del suo mandato significa non avere a cuore il destino dell’Ateneo.
C’è bisogno di una frattura, un cambio di passo, una cesura istituzionale, un atto formale di sfiducia.
Un nuovo Rettore subito, con pieni poteri, capacità di leadership, idee forti e chiare, che sappia creare la massima condivisione per le proposte di cambiamento.
2) L’UniTe è scollata dalla città, deve ricucirsi permanentemente con essa, pena l’assenza di qualsiasi futuro.
Avanzo due ipotesi in merito: la prima è quella di costruire un sistema di scale mobili che da Piazza Garibaldi conduca alla sede di Colleparco; la seconda è quella di vendere gli immobili di Colleparco all’IZS (che come è noto ha necessità di una nuova sede, che vorrebbe fuori dal centro cittadino) e con il ricavato acquistare a prezzi stracciati l’enorme area dell’ex manicomio a Porta Melatina da ristrutturare per tornare stabilmente in centro, con l’aggiunta di sopraelevazioni da effettuare ex novo sull’area del parcheggio di Piazza S. Francesco.
Senza contare che migliaia di studenti, docenti e dipendenti, tutti stabilmente in centro città, oltre all’indotto umano costituito dalle iniziative formative e di incontro aperte alla cittadinanza, creerebbero nuova linfa per l’economia teramana.
3) Con i problemi contabili che attanagliano l’Ateneo, vendere gli edifici e il rettorato di Viale Crucioli diventa una necessità ineludibile, sia per ossigenare le casse che per liberare risorse (pare che i soli costi di gestione e manutenzione dei locali gravino per 500.000/600.000 euro annui).
4) L’ipertrofia della pianta organica del corpo non docente è cosa nota ed è un problema condiviso con tutti gli Enti pubblici cittadini, ma se fosse vero come sembra che il personale amministrativo ammonti ad oltre 300 unità di personale, saremmo di fronte ad un caso nel quale le baronìe universitarie esulano dalla titolarità dei professori, vittime di un Leviatano che mangia la maggior parte delle risorse e rende asfittica la progettualità didattica e la ricerca per carenza di fondi.
In tal caso, sarebbe necessario dichiarare formalmente l’esubero di almeno metà dei dipendenti amministrativi ed attivare le procedure di mobilità esterna del personale (si libererebbero milioni di euro all’anno).
5) Nella fase recessiva nella quale si trova, l’UniTe non può permettersi tutte le sedi distaccate che sono attive oggi, per cui si dovrà giocoforza chiudere tutte quelle che non presentano una sostenibilità finanziaria (tranne, ad esempio, la sede della Facoltà di Giurisprudenza ad Avezzano che garantisce studenti e risorse).
6) Occorre rivoluzionare l’offerta formativa, concentrandosi con quello che più ci caratterizza, e saper creare sinergie reali con il tessuto sociale ed imprenditoriale del territorio, mettendosi a disposizione delle esigenze delle aziende.
7) Bisogna mettere a sistema le eccellenze della città: Istituto Zooprofilattico (IZS), Facoltà di Veterinaria, Archivio di Stato, Musei Civici, Istituto Musicale Braga e Biblioteca Delfico, per fare gli esempi più macroscopici.
8) Si deve inventare ed implementare un Centro di ricerca di altissimo profilo, che funga da punta di diamante e da biglietto da visita dell’eccellenza che l’Università può raggiungere.
9) Infine, proseguire decisi sulla strada dell’utilizzo delle nuove tecnologie, realizzando quella rivoluzione culturale simbolicamente avviata con l’idea di regalare gli iPad alle matricole.

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