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Il restauro del Duomo di Teramo. Ritrovato documento antico che prevedeva lo stile "Trullo di Alberobello"

di Giancarlo Falconi
1 minuto

Tratto da "I dialoghi di piazza Martiri".
Era l’anno 2022 o forse correva il 1907, (in merito lo scritto appare in alcune righe abraso),
quando si incontrarono nell’assolata Piazza Martiri (che allora aveva altro nome) l’Archeologo
F.S. e l’Alberobellese.

Alberobellese: «Professore carissimo in questa terra che la memoria dei Conversano e degli
Acquaviva associa alla mia, ma ancor più l’accecante albedo della idronettata vostra Cattedrale
che tanto volle l’Arcioni, mi è diletto passeggiare».
Archeologo: «Carissimo Alberobellese il richiamo che fai al bianco biancore del Trullo mi rimanda
a quanto ho già dato alle stampe. Qui a Teramo le mura degli edifizi più solenni, diremmo più
sontuosi, sono a fasce, o stratificazioni o, come oggi si dice, a corsi di mattoni e di pietre di eguale
larghezza, come mostrano il prospetto e la cupola della cattedrale ad ornarsi di quella magnifica
stratificazione per tutto il secolo XII e poi primi anni del seguente».
Alberobellese: «Ma allora Professore vorresti dire le cure idropiniche sono state detersivo della
memoria?»
A questa domanda l’Archeologo F.S. ormai perso nei suoi pensieri non rispose.
Dicono che così pensasse guardando la facciata arcioniana nella assolata Piazza Martiri: «di
quelle pietre e mattoni quindi appare  l'ultima applicazione, il superstite ci ammaestra».

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Ci mancava quello

Stupore e rassegnazione