Ha vinto il cancro.
Ha vinto il cancro sull'amore di due figli.
Ha vinto il cancro sulle mie preghiere da ateo.
Ha vinto il cancro sulla disperazione di una donna che non avrebbe voluto morire.
Mi diceva che voleva vivere ancora un po', per vedere il primo amore di sua figlia, il primo esame del figlio, la prima confidenza, avrebbe voluto semplicemente accompagnare suo figlio all'altare, guardare un film raccontano da Gianni Gaspari, ascoltare un pò di Jazz di Paolo Di Sabatino, chiacchierare con la sua amica al mercato coperto, far vedere a Carmine Di Giandomenico quel disegno di un talento sofferente, vivere a Teramo come una teramana e non una semplice toscana.
Tornerà nella sua terra per volere dei genitori ma avrebbe voluto rimanere in un territorio da cui molti vogliono fuggire.
Si sentiva abruzzese e aprutina.
Oggi non c'è più e la retorica che ci racconta della sua presenza nei nostri cuori non esiste e non ci solleva in braccio.
Non serve ad asciugare ciò che diviene sorgente di dolore.
Non è utile per fermare quel secondo cuore che punge di fitte, affetta e fotte il presente.
Ciao era il tuo modo di farmi da carezza quando quella mattina ti scrissi a far di critica e poi, quel caffè corto senza zucchero, gassata ad aprire il palato.
Diventammo amici-
Indossavi la spilla di tua nonna e il tuo sorriso.
Un cammeo nel nostro lungometraggio.
Mai litigata fu così di presenza.
Ciao... e ci sarò per ognuno dei tuoi cari, finchè l'altra forza non mi separi da questa terra che amo...

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