Caro Sindaco, sono indignato.
E più che evidente.
Perché l’idea è semplicemente demenziale. Non avrei mai immaginato che un giorno mi sarei sentito obbligato a reagire ad un’ iniziativa di così modesto valore.
Si tratta infatti di un tema che a fronte delle serie criticità che attanaglia la vita dei cittadini in una città in totale decadimento, non dovrebbe neanche lontanamente entrare nel dibattito.

Di musei del gatto dicono che ne esistono alcuni in Olanda ed in Indonesia! Stiamo toccando il fondo.
Questo è il segno della più profonda decadenza della nostra città. Come si fa a definire museo un miscuglio di souvenir, stampe, francobolli, e riproduzioni in ferro o peluche, raccolti durante viaggi di piacere da una persona che amava i felini?
Caro sindaco, che quello che lei e il suo “partner scientifico” ( Istituto Zooprofilattico) vorreste realizzare, è una banale raccolta, ovvero un deposito di souvenir di un appassionato raccoglitore, altro che Museo.

Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, solo per farle un esempio, ha istituito diversi musei dedicati ad animali, al lupo, al cervo, al camoscio. Questi musei raccontano e descrivono, su basi scientifiche e didattiche, la natura e le caratteristiche, la vita e il rapporto dell’animale con il contesto territoriale e con l’uomo.
Le è chiaro Sindaco?

Questo sarebbe un autentico sfregio, un’offesa alla storia e alla cultura. Lei sindaco non ricorderà, perché allora pensava a ben altro, che alcuni decenni fa, tanti di noi, amanti della nostra città, hanno lottato per recuperare i nobili resti di quella abitazione storica che versava in gravissime condizioni.
L’amica e compianta Fulvia Celommi, primo presidente di Italia Nostra ( nella foto ), donna di grande cultura e strenuo difensore della storia della città, organizzò negli anno ’80 il primo sit-in dinanzi ai resti medioevali di Casa Urbani invocandone il recupero.
Dopo quasi mezzo secolo di manifestazioni e proteste l’edificio è stato restaurato con risorse finanziarie pubbliche e nel tempo ha ospitato il FAI e l’Istituto musicale Braga.
Il solo pensiero che dopo duemila anni quell’immobile, oggi tornato a vivere e restituito alla collettività, quale raro testimone della nostra storia, possa essere destinato ad ospitare una collezione di souvenir sul gatto, mi fa accapponare la pelle.
Signor Sindaco, la prego, provi a non chiamare museo ciò che museo non può essere e ove voglia perseguire il suo obiettivo, si dia da fare per individuare una sede corrispondente al valore e all’interesse di una mera collezione di souvenir in altro luogo (in una scuola o altro edificio comunale o presso l’IZS ) ma che non sia Casa Urbani. Accolga questo caloroso invito. Non facciamo altro male a questa nostra città già oltremodo ferita. Caro Sindaco, un museo del gatto non fa per noi. Abbiamo bisogno di ben altro! Rivolgo un caloroso appello a tutti coloro che amano la città di Teramo di far sentire la propria voce per scongiurare il pericolo che Casa Urbani possa divenire un banale contenitore di un’ esposizione di souvenir. Difendiamo casa Urbani!
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