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La Tutela della Salute. Quando chi entra in Ospedale non rischierà di prendere il Covid?

di Giancarlo Falconi
3 minuti

Voglio raccontare una storia, una storia davvero “strana”.
Mio marito affetto da ictus cerebrale, dopo l’ennesimo episodio di attacco ischemico transitorio, è finito in ambulanza al Pronto soccorso di Teramo lo scorso mese.
Accertamenti più approfonditi hanno purtroppo diagnosticato un tumore con relative metastasi. È stato quindi ricoverato in oncologia per diversi giorni, con un rigido protocollo per l’ingresso riservato ai familiari, vista la situazione pandemica e il reparto oncologico di cui parliamo.
La cosa strana però è successa dopo le dimissioni.
Mio marito è tornato a casa in ambulanza e dopo poche ore è arrivato il servizio domiciliare dell’Hospice che con molta professionalità hanno fatto il tampone, la visita e la terapia domiciliare.
Due giorni dopo ricevo una chiamata dall’ospedale con la quale mi dicono che mio marito è positivo al Covid.
Dopo circa due giorni divento positiva anche io.
Condivido tutti i protocolli e le misure adottate presso la struttura ospedaliera, ma com’è possibile che prima di dimettere un paziente a casa, in pessime condizioni di salute, non si provvede a fargli un tampone? Durante la degenza con che frequenza hanno provveduto a fargli il tampone?
Questa è la tutela della salute?
Un malato così grave viene dimesso dopo aver contratto il Covid e nel frattempo l’unica persona a poterlo accudire si contagia insieme a lui.
Sappiamo bene che anche nei giorni successivi poteva contagiarsi, ma qui stiamo parlando di ore e quindi di un paziente positivo alle dimissioni.
Le cure puntuali e professionali dell’Hospice continuano anche in questa triste situazione. Un ringraziamento speciale all’Hospice di Teramo per il supporto quotidiano offerto in questa fase avanzata della patologia.
Segnalo questo caso affinché si tuteli la salute delle persone non solo con rigidi protocolli per chi arriva dall’esterno, questo caso infatti è emblematico! Il Covid può arrivare da un momento all’altro, può circolare all’interno, ma la tutela della salute di tutti deve essere una priorità…..!!
Nel frattempo siamo positivi e mio marito oltre alla terapia in atto ha bisogno anche di ossigeno.



Si segnala affinché episodi simili non accadano in futuro.

Cara amica lettrice, le rispondo, purtroppo con dei dati inequivocabili.
"Allarme rosso per la mortalità causata dalle infezioni ospedaliere: si è passati dai 18.668 decessi del 2003 a 49.301 del 2016.L'Italia conta il 30% di tutte le morti per sepsi nei 28 Paesi Ue. Il dato emerge dal Rapporto Osservasalute 2018 presentato oggi a Roma.
"C'è una strage in corso, migliaia di persone muoiono ogni giorno per infezioni ospedaliere, ma il fenomeno viene sottovalutato, si è diffusa l'idea che si tratti di un fatto ineluttabile", ha detto Walter Ricciardi, Direttore dell'Osservatorio nazionale sulla salute.
In 13 anni, dal 2003 al 2016, il tasso di mortalità per infezioni contratte in ospedale è raddoppiato sia per gli uomini che per le donne. L'aumento del fenomeno è stato osservato in tutte le fasce d'età, ma in particolar modo per gli individui dai 75 anni in su. I tassi regionali, spiega il rapporto Osservasalute, presentano un'alta variabilità geografica, con valori più elevati nel Centro e nel Nord e valori più bassi nelle regioni meridionali. Nel 2016 per gli uomini i valori più alti sono stati registrati in Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, i più bassi in Campania e Sicilia. Per quanto riguarda le donne, i più alti sono in Emilia Romagna e Liguria e livelli minori in Campania e Sicilia come per gli uomini. Il gap territoriale può in parte essere legato alla maggiore attenzione da parte delle strutture ospedaliere nel riportare le cause di morte nel certificato. (ANSA).

Giancarlo Falconi

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Commenti

Cara Signora, Lei stessa parla di rigido protocollo seguito in ospedale. Che cosa si può fare di più contro un virus tanto subdolo? Tamponi ogni due ore? Anche il tampone è spiacevole, se eseguito troppo spesso. Non si possono tormentare così persone già sofferenti...

Qualcuno tempo fa, sorridendo esclamò "Il MAZZINI non è un Centro Benessere, ma cosa cercano questi ".
In realtà questi CITTADINI desiderano semplicemente che il requisito principale del Nostro Ospedale sia quello di NON FAR MALE ai propri Pazienti !
Com'è triste Venezia
Aznavour

Ti vaccini, ti contagi... e ti becchi pure altro.

Così il covid se lo prendono con comodo dentro all'ospedale. Quando elimineranno questa regola insensata riguardante le visite sarà sempre troppo tardi.