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Protesta per il piano Antenna. L'ass. Cordone dovrà rispondere in consiglio comunale anche per l'ass. Di Marcantonio...

di Giancarlo Falconi
4 minuti

Immaginate svegliarsi una mattina, affacciarsi al balcone di casa e vedere un'enorme antenna 5g. Non in lontananza, non dispersa tra gli alberi, ma proprio lì a pochi metri da voi. Raggiungibile in pochi passi. Nessun annuncio, nessuna comunicazione preventiva, nessuna possibilità di capire che cosa stesse accadendo. Il panorama della strada, prima scandito solo da case, giardini e un orizzonte verde, è stato improvvisamente dominato da un palo poligonale alto oltre venti metri, spuntato dal nulla, in pochissimi giorni di rapida realizzazione.

È successo ai residenti di via Don Antonio Toscani, a Nepezzano, che hanno così iniziato la loro battaglia presentando esposti e diffide, per ottenere la dismissione di quello che definiscono «uno scempio» con l'annullamento in autotutela dell’autorizzazione rilasciata a Iliad. Soprattutto perché, solo qualche metro più in là, c'è già un altro palo che ospita ben 2 antenne (in foto).

Le famiglie si sono mosse rapidamente, tant'è che l'antenna al momento ancora non viene collegata alla linea elettrica. I primi dubbi sorgono guardando la documentazione ufficiale. Intanto, il Comune di Teramo non ha ancora il piano antenne, annunciato da mesi e sempre da mesi in attesa delle osservazioni. Il piano del Comune serve proprio a regolamentare l’installazione di antenne sul territorio. Poi, secondo quanto ricostruito dai legali a cui i residenti si sono affidati, Iliad ha presentato il suo Piano di sviluppo antenne 2024/2025 soltanto il 21 novembre 2024, mentre il regolamento comunale prevede che tale documento debba essere consegnato entro il 30 settembre di ogni anno. Quel piano, oltre ad arrivare in ritardo di quasi due mesi, non sarebbe mai stato pubblicizzato dal Comune come previsto dalla normativa: né sul sito internet istituzionale, né sull’albo pretorio, né con modalità che permettessero ai cittadini di sapere cosa stesse accadendo.

I documenti, come sottolineato dai legali, mostrano anche un dettaglio cruciale: nel Piano Antenne del Comune, la zona prevista per eventuali installazioni nella frazione di Nepezzano non era via Don Antonio Toscani, ma un’altra area, quella di via Anna Magnani. L’antenna, quindi, sarebbe stata realizzata in un punto non previsto dalla pianificazione, e proprio per questo – sostengono i residenti – a ridosso delle loro case invece che sull'altro versante, come programmato dal Comune. Hanno provato a chiedere spiegazioni all'assessore Marco Di Marcantonio che conosce bene la zona, «ma ci ha detto che la questione non rientra nelle sue deleghe».

Quando Iliad ha successivamente presentato l’istanza per realizzare l’impianto, nel gennaio 2025, anche in questo caso non risultano pubblicazioni né comunicazioni da parte del Comune. Secondo quanto ricostruito dai legali e riportato nelle diffide e negli esposti, i cittadini non hanno potuto nemmeno presentare osservazioni o chiedere chiarimenti, perché l’intera procedura sarebbe stata gestita senza alcuna forma di trasparenza.

A complicare ulteriormente la vicenda, ci sono alcuni aspetti tecnici. Ad esempio, la differente altezza del palo come risultante dai documenti presentati da Iliad, rispetto all'autorizzazione ARTA, che potrebbe incidere sulle valutazioni relative all’impatto elettromagnetico. Oppure il fatto che, dagli atti, non risulterebbe acquisito nemmeno il parere del servizio competente della ASL, normalmente coinvolto nelle procedure relative agli impianti che possono avere effetti sulla salute pubblica.

Il risultato di questa ricostruzione è un «vuoto di controlli e comunicazioni» che avrebbe permesso alla società telefonica di completare un’installazione molto diversa da quella prevista dal territorio. E così, senza che nessuno lo sapesse, senza che la cittadinanza fosse coinvolta, senza che i residenti potessero far notare che l’impianto era praticamente sopra le loro case, l’antenna è stata montata e completata.

«Noi chiediamo che il Comune avvii un procedimento per verificare eventuali irregolarità e valuti l’annullamento dell’autorizzazione, mentre alla società chiediamo la rimozione dell’impianto e il ripristino dello stato dei luoghi. Perché dobbiamo avere un impianto del genere a pochi passi dalla porta di casa? Non conosciamo bene gli effetti sulla persona di un'antenna così ravvicinata, soprattutto se le onde si cumulano con l'altra già esistente». Per le famiglie, che già convivono da almeno 15 anni con altre due antenne nelle vicinanze, non si tratta di una battaglia contro la tecnologia, ma contro un metodo che, secondo quanto elaborato nei documenti, avrebbe escluso completamente chi in quella strada vive ogni giorno.

N.S.

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