Lei si chiama Lucia.
La prima persona che abbiamo cercato di aiutare sei anni fa con I Due Punti.
Tutti insieme.
Giorno dopo giorno siamo diventati famiglia.
Ci scrive da Modena dove è andata a vivere nel post terremoto del 30 Ottobre.
Una lettera che tasto dopo tasto gli è costata fatica e dolore.
Anche fisico.
Buona lettura.
"Come si vive lontano da casa?
Male.
Modena è stupenda.
Ma non ci vive il mio macellaio che quando mi vedeva arrivare sposatava con le sue mani gli scooter parcheggiati sopra al marciapiedi.
A Modena non ci sono, ma volete paragonare il gesto?
Modena è stupenda.
Ma non ha il corso di Teramo con i sottopassi al buio e le mie luci nuove speciali che ho acquistato in un negozio di articoli sportivi.
La carrozzina che non si buca e non inquina.
A Modena è tutto illuminato.
Quando si è affetti da una paralisi spastica fin da piccoli, si sentono e si vedono le cose in maniera diversa.
Da qui, dal basso, tutto arriva con un tagli e cuci che solo il teramano riesce a donarti.
Mi manca la mia Teramo, il modo di andare avanti, quel pessimismo che si maschera da ottimismo, quella capacità di lamentarsi di tutto per poi sorride con un bicchiere in compagnia.
Mi manca AnnaRita che suonava cento volte al giorno con le Virtù a maggio, le mazzarelle, il timballo, che non potevo mangiare ma che mi aiutava con il solo odore.
Mi manca Luca e i suoi amici che venivano a giocare alla play con il mio televisore immenso.
Mi manca Rossella che veniva a trovarmi per leggermi il giornale, era una maestra di scuola e mi dedicava sei ore a settimana.
Di te non parlerò Gianchi, perchè cancelleresti la parte. ( appunto)
Ti ricordi il tuo registro con le ore a mia disposizione?
La chiamavamo la banca del tempo del quartiere.
Era di San Berardo.
Modena ha tutti i servizi sociali al massimo e mia sorella mi tiene in una campana di vetro.
Ma Teramo era famiglia e io odio il terremoto.
Lettera Firmata
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