Io c'ero.
Ricordo le ore passate tra l'Enel, Terna e la protezione civile.
Le notti insonne e decine di migliaia di lettori a chiedere informazioni.
Rispondevo a tutti in una sorta di ballata e di carezze a tastiera.
La fiera delle umanità.
Alla fine furono oltre centomila.
Mancava la luce, la neve ghiacciava ogni speranza e il terremoto ci rubava il presente.
Fuori i nostri quattro lutti che sembravano vivi in confronto alla tragedia di Rigopiano.
A fare rete per acquistare più generatori possibili e portare aiuti.
Al telefono con le più grandi testate giornalistiche nazionali a spiegare perchè Teramo fosse in ginocchio e nessuno parlava di noi.
Al Coc, molti incapaci e fumatori.
I pochi erano i soliti.
Vigili del Fuoco e gli altri uomini dello Stato.
Uniformi con le orme dei nostri piedi scalzi.
Il 24 agosto, il 30 Ottobre e il 18 Gennaio.
Tre scosse e la nevicata del secolo.
Tutto in mano agli uomini di buona volontà.
Nessun Barabba, nessun Ponzio Pilato e nessun Gesù.
Solo uomini, donne, bambini, anziani, animali lasciati soli dallo Stato.
Non tutte le Istituzioni.
Tanti sindaci hanno consumato la loro voce e le ginocchia, disperati per non poter dare immediate risposte.
Molti consiglieri regionali hanno rischiato di perdere affetti e altri ricordi.
I Primi Cittadini sono le nostre stazioni dei carabinieri; le nostre chiese, i nostri rifugi.
Ricordo alcuni politici del territorio in strada a cercare di capire, di comprendere, di come organizzarsi.
A loro va il mio pensiero di appartenenza e di voto.
Io voglio essere rappresentato in Parlamento da una donna o da un uomo che in quelle notti, rispondeva al telefono.
Non importa a quale destra o a quale sinistra.
Loro c'erano.
Che cosa non ho sentito dal presidente D'Alfonso a Ponzano, in occasione di un anno dalla frana?
Riconosco l'arrivo dell'esercito in stato di guerra, in una sorte di risiko senza la Kamchatka, ma è mancata la parola magica.
Scusate per non aver curato la prevenzione.
Scusate per non aver saputo organizzare la macchina della Protezione Civile.
Scusate perchè se c'ero non c'ero abbastanza e quel cero è acceso per tutti noi.
La nuova comunicazione politica è simile al transfert.
I traumi sociali vanno rimossi insieme.
L'Enel o Terna non possono fare una conferenza stampa, in cui ci lanciano le brioches, i generatori in caso di emergenza.
No, cari Enel o Terna, noi vogliamo i nostri rimborsi, veri cavi elettrici per 18 mila chilometri, i lavori che non avete mai effettuato, vogliamo il rispetto che si deve a una regione che produce energia elettrica e una nuova sicurezza.
Non dimentichiamo le risposte dei vostri call center.
" Non ci risultano guasti" mentre i nostri figli battevano i denti e i nostri anziani, non muovevano ciglia per l'assenza di sorrisi perlati.
Si chiama empatia.
Si inizia con un atto mancante o lapsus freudiano.
Basta chiedere venia e fare una trasfusione di scuse.
Fa bene all'anima e al senso delle cose.
Non si offende e si tende alla indulgenza.
La lenza senza esca per la pesca del Signore.
Proviamo?
Vi chiedo scusa per il ritardo.
Visto è facile.
Perchè noi c'eravamo, voi no.
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Commenti
Amarcord.
In tutte le occasioni pubbliche dove D'Alfonso per un motivo o l'altro doveva parlare di Enel o Terna ne ha sempre elogiato "il grande lavoro svolto". Non ha mai chiarito a cosa si riferisse.
Ai lavori ancora in corso?
Ai lavori mai eseguiti?
Quando, ad oggi, in molti comuni vengono donati generatori elettrici non ci rimane altro che accendere un cero....
Condivido pienamente. Grazie