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Aria di crisi in Provincia

di Giancarlo Falconi
1 minuto

Non siamo nella Prima Repubblica. Neanche all’anno zero della Prima Repubblica. Remo Gaspari avrebbe invitato Camillo D’Angelo, presidente della Provincia di secondo livello, non a fare un passo indietro ma a percorrere una maratona indietro nel tempo. Non siamo nella Prima Repubblica ma nel metaverso delle elezioni senza pubblico e l’occhio di bue.Pecunia non olet. Come lo stipendio da Presidente della Provincia che è equiparato al sindaco della Città Capoluogo. Pensate. Un presidente della Provincia, eletto con i voti dei sindaci e dei consiglieri comunali, screditato, smentito non dalla maggioranza dei quotisti al Ruzzo ma dall’ unanimità degli aventi diritto al voto. Compreso il delegato del suo vice Presidente, quell’Iwan Costantini che avrebbe cercato di condurre l’uomo delle aree interne,fino alla fine a più miti consigli. Nulla da fare. Il novello Sir Winston Leonard Spencer Churchill, (cito perchè la biografia è l’ultimo libro letto da Paolo Gatti), noi preferiamo Alcide De Gasperi e il suo Piano Piano Marshall, si è fermato alla linea Gotica. D’Angelo deve sperare nelle prossime elezioni dei suoi consiglieri provinciali delegati. Giovanni Luzii e Luca Pilotti. In caso di mancata rielezione si creerebbe una crisi provinciale nonostante lo statuto commissariale del Presidente.Nel centro sinistra, D’Angelo non può sperare in alcuna mano da parte di Vincenzo D’Ercole pronto ad impallinarlo all’arma bianca e senza passare dal via. Una certezza “Mariana” .

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Commenti

Un gran bel casino!

Ma, a che serve la Provincia?

Banderuole...

era tutto scritto