Presunti abusi nella comunità spirituale di Campli, il racconto in aula di una coppia ico title dx
Nella prossima udienza sarà ascoltata l'ultima delle vittime
Giovedì 4 dicembre, nell'udienza fiume che si è tenuta al Tribunale di Teramo, davanti al collegio presieduto dal giudice Francesco Ferretti, sono state ascoltate per circa quattro ore, altre due delle undici parti offese, per il processo a carico di Pietro Tamburella e Valeria Ficarra, presidente e segretaria della comunità spirituale di Campli "Umani in divenire", imputati per violenza sessuale. I due, difesi dagli avvocati Giampaolo Magnanimi e Lauro Tribuiani, sono stati rinviati a giudizio su richiesta del sostituto procuratore Silvia Scamurra. Secondo l’accusa, in concorso tra loro avrebbero attuato “un collaudato schema comportamentale in cui rituali pseudo-religiosi dissimulavano vere e proprie aggressioni di natura sessuale”.
Nell'udienza di giovedì, a raccontare la propria esperienza presso la comunità di Campli, è stata una coppia, un uomo e una donna rappresentati, come le altre 11 parti offese, dai legali del CeSAP – Centro Studi sugli Abusi Psicologici – gli avvocati Paolo Florio e Donatella Casini. Le vittime si sono rivolte all’associazione, con sede in provincia di Bari e presieduta dalla psicologa Lorita Tinelli, che da anni si occupa della prevenzione e del contrasto agli abusi su tutto il territorio nazionale.
I due sarebbero entrati in contatto con gli imputati nel 2018, attraverso la piattaforma Tardis. Anche loro, interessati alle ideologie sulle costruzioni ecologiche, avrebbero deciso di raggiungerli poi per qualche giorno a Floriano di Campli, dopo aver preso parte a una serie di seminari che sarebbero stati organizzati da Tamburella, in cui lo schema sarebbe stato sempre lo stesso, evidenziato nel corso delle precedenti udienze: indottrinamento attraverso il riferimento a figure archetipali, divulgazioni di filosofie in materia di radionica, esoterismo, olismo, chakra e kundalini.
I due hanno raccontato che già dal secondo giorno avrebbero dovuto digiunare, lavorare nei campi e fare l'onore al sole, fissandolo intensamente senza poter chiudere gli occhi. Situazioni già descritte ampiamente nel fascicolo del procuratore. Una serie di cose che avrebbe portato a indebolire le capacità reattive della coppia, tanto che quella stessa sera si sarebbero consumati gli abusi, non per costrizione ma per induzione.
Nella prossima udienza prevista per aprile, sarà ascoltata invece l'ultima parte offesa, l'unica che avrebbe denunciato l'abuso, perpetrato non attraverso pratiche di indebolimento o di convincimento, ma con una vera e propria violenza.
La maggior parte delle vittime che figurano in questo proccesso, sarebbero state scelte in base alle “condizioni di vulnerabilità fisicopsichica” in cui si trovavano e sarebbero state adescate “abilmente in internet attraverso una piattaforma denominata TARDIS”, come riportato nel fascicolo dell'accusa.
L’impianto accusatorio fa riferimento a numerosi episodi: in molti avrebbero donato ingenti somme di denaro per sostenere la comunità, mentre altri hanno raccontato di violenze subite dopo aver disobbedito a ordini come “ostentare il preteso sorriso” o fissare incessantemente la luce del sole. Alcune punizioni inflitte, secondo l’accusa, avrebbero avuto lo scopo di instillare un atteggiamento di soggezione e sottomissione nelle vittime.
Commenta