A livello internazionale, il podio delle sanzioni più onerose vede in vetta un automobilista svizzero che, nel 2010, ha collezionato la modica cifra di 677.000 euro per aver raggiunto i 290 km/h in una zona dove il tachimetro avrebbe dovuto restare molto più composto.
Pur non rientrando nella categoria delle infrazioni “di fino”, si avvicina maggiormente al tema un episodio finlandese: un imprenditore ha infatti ricevuto una multa di oltre 124.500 euro per un superamento di soli 31 km/h.
Il Belgio non è da meno: lì un altro automobilista ha versato 200.000 euro per aver sfrecciato a 72 km/h dove il limite era fissato a 50 km/h. Precisione nordica e fiamminga, ma conti salati ovunque.
In Italia, superare il limite di velocità di “qualche” chilometro all’ora — fino a un massimo di 10 km/h — è sufficiente per incorrere in una sanzione che oscilla fra 42 e 173 euro, il tutto senza intaccare il prezioso patrimonio dei punti sulla patente. La legge è chiara: basta anche solo un chilometro all’ora oltre il consentito, una volta applicata la tolleranza del 5% con un minimo inderogabile di 5 km/h, affinché la multa scatti con una precisione quasi chirurgica.
Nelle colline del Teramano, con il beneplacito della Provincia di Teramo — e nonostante una recente sentenza del giudice di Pace che ha dichiarato illegittime le sanzioni generate da quello specifico autovelox sulla nota SP 3 — un’automobilista si è visto sottrarre l’equivalente di una giornata di lavoro per una sanzione di 42 euro. Indovinate la velocità.
Ecco il dato che merita quasi una medaglia al rallentatore: l’infrazione contestata, tenuto conto dello scarto del 5% (minimo 5 km/h), ammonta a ben 1,07 km/h oltre il limite.
Un superamento che, per intensità e audacia, lo colloca idealmente accanto alle epiche gesta del bradipo, del cavalluccio marino e del cetriolo di mare. L’automobilista non farà ricorso: sarebbe un investimento economicamente sconveniente. Ma potrà almeno vantare un record singolare, tanto esemplare quanto grottescamente lento.
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