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Hai avuto il Covid 19 massimo tre mesi fa? Una sola dosa di vaccino. Fino a prova contraria...

di Giancarlo Falconi
1 minuto

Direttamente dal Ministero della Salute fino a prova scientifica contraria.
Si naviga a vista o a svista.
Leggiamo.


OGGETTO: Vaccinazione dei soggetti che hanno avuto un’infezione da SARS-CoV-2.

Visto il parere espresso dal Gruppo permanente sull’infezione da SARS-Cov-2 del Consiglio Superiore di Sanità, trasmesso alla Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute con nota protocollo n° 477-03/03/2021-DGOCTS, conforme a quello espresso da AIFA in data 23/02/2021, si rappresenta che è possibile considerare la somministrazione di un’unica dose di vaccino anti-SARSCoV-2/COVID-19 nei soggetti con pregressa infezione da SARS-CoV-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa. Ciò non è da intendersi applicabile ai soggetti che presentino condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici. In questi soggetti, non essendo prevedibile la protezione immunologica conferita dall’infezione da SARS-CoV-2 e la durata della stessa, si raccomanda di proseguire con la schedula vaccinale proposta (doppia dose per i tre vaccini a oggi disponibili). Poiché l’informazione relativa a una pregressa infezione da SARS-CoV-2 viene raccolta al momento della vaccinazione attraverso un modello di autocertificazione, si raccomanda di raccogliere, ogni qualvolta disponibile, evidenza di documentata infezione da SARS-CoV-2. In assenza di questa evidenza di positività al tampone, si raccomanda che l’informazione anamnestica relativa a una pregressa infezione venga raccolta nel modo più completo e dettagliato possibile. Inoltre, come da indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’esecuzione di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di altro tipo di test, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale. Infine, tali raccomandazioni potrebbero essere oggetto di rivisitazione qualora dovessero emergere e diffondersi varianti di SARS-CoV-2 connotate da un particolare rischio di reinfezione.

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Commenti

purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa.

Da tre mesi, non entro i tre mesi

Non ci sono dosi sufficienti per disabili e anziani sotto gli 80 anni e loro pensano di vaccinare chi è quasi certamente immune, con il rischio di creare iperimmunità e problemi di salute anche molto seri. Per quale motivo l'immunità naturale dovrebbe avere valenza inferiore a quella fornita dai vaccini? Da che mondo è mondo semmai è l'esatto contrario. E se per loro stessa affermazione non ci sono i dati sulla durata della protezione, su cosa mai si basano per asserire che è preferibile vaccinarsi? E per quale motivo chi ha avuto il Covid non dovrebbe fare una ricerca per verificare l'esistenza di anticorpi di certo più protettivi di un vaccino che dà comunque anch'esso un'immunità temporanea? Inoltre l'immunità conferita dalle cellule T, la cui durata è molto più lunga, non la si considera più? Occorre riscrivere parecchi manuali di virologia, a quanto pare.

Senza Parole

HAI PIENAMENTE RAGIONE!