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La Teramo che ci meritiamo. Lettera di un 16enne alla sua Città...

8 minuti

Un consiglio. Prendetevi cinque minuti del vostro prezioso tempo e leggete il post, scusate, la lettera di un 16enne, Francesco Di Giuliantonio, scritta con il cuore di chi ama il suo territorio. La sua Città. Teramo. Una lettera che non ci farà sentire ignorante ma orgogliosi.
Una lettera che i nostri Amministratori dovrebbero tramutare in Manifesto ma i miracoli appartengono ad altre fedi.

Giancarlo Falconi 

"Che cos'è Teramo?

Adesso lo spiego io, perché a 16 anni sono già stufo.

Teramo è la mia città, la città dove sono nato, città che conosco da sempre, essendo stato indirizzato dalla straordinaria sensibilità dei miei nonni.

Esprimerò dei concetti che, a voce, con molta difficoltà riuscirei ad esternare.

C'è bisogno di creare un itinerario di crescita costruttiva, visti gli ultimi incresciosi episodi di non-turismo. Innanzitutto, si riqualifichi l'area di sosta e l'autostazione di piazzale San Francesco, che è La priorità assoluta, poiché l'accesso ad una città non è il McDonald's, ma è la storica Porta Melatina. Bisogna creare uno spazio informativo e divulgativo al di là di piazzale San Francesco e riqualificare l'ex ospedale neuropsichiatrico con la meravigliosa chiesa barocca che racchiude, che è una perla nascosta da far conoscere assolutamente.

Entrando da Porta Melatina si crea un itinerario turistico non di poco conto, che passa per i punti cruciali dell'Antica Interamnia, a partire dalla chiesa di S. Antonio di Padova, passando per la Chiesa cattedrale, che costituisce un unicum per tutto l'Abruzzo, in quanto fonde tre stili architettonici diversi.

L'itinerario si può ampliare passando per Corso San Giorgio, facendo conoscere la storia dei palazzi che lo fiancheggiano, per poi giungere alla sala ipogea comunale, che potrebbe costituire un vantaggio divulgativo per la storia dell'antica cittadella degli Acquaviva che a Piazza Garibaldi sorgeva.

C'è bisogno di creare un percorso sensoriale che sfrutti al massimo le potenzialità della Villa Comunale e della Pinacoteca Civica, che racchiude al suo interno una piccola ma considerevole raccolta dei più grandi artisti abruzzesi.

Bisogna sfruttare la Villa Comunale come un percorso storico di elevata qualità, che consenta di conoscere i vari passaggi della storia cittadina, visti tutti i resti di basamenti romani e preromani che vi sono scandalosamente depositati. Uscendo dalla Villa Comunale tramite l'accesso alla Pinacoteca, rendendo piazza Garibaldi e viale Bovio posti più sani e più vivibili, allontanando il più possibile insulsi fenomeni di cronaca che tutti conosciamo, portando al Castello Della Monica, che, invece di essere utilizzato per delle vergognose banalità, potrebbe costituire il Belvedere cittadino, caratteristica che da secoli e secoli rappresenta il colle S. Venanzio, dai tempi antichi luogo ricreativo e ginnico per la mente ed il corpo dei cittadini teramani. Dal Castello Della Monica si potrebbe proseguire un itinerario di rilievo che porti a conoscere i giardini dei "Tigli", valorizzando i busti e la pavimentazione, sfruttando al massimo tutte le sue caratteristiche, portando poi a scoprire una delle più antiche chiese della città, la chiesa dei Cappuccini, con gli splendidi monumenti di Crocetti esposti di fronte lato corto di viale Mazzini.

Poi, si valorizzi l'identità storica e culturale del palazzo del Convitto e Liceo Delfico, facendo conoscere le tappe principali della fervida attività scolastica che "dai Lumi" è entrata a far parte del tessuto sociale cittadino.

Bisogna poi condurre i turisti a visitare Porta Romana, il quartiere Santo Spirito, spalancando le porte dei privati, a partire dal meraviglioso palazzo cinquecentesco della Vecchia Intendenza che nessuno conosce, per arrivare poi alla chiesa di San Domenico, eliminando quella fatiscenza di vecchio stadio comunale e creando uno spazio naturale, conviviale ed artistico che ricalchi gli antichi orti che ivi sorgevano, dove, tanti e tanti anni fa nacquero le Virtù. Sfruttare il patrimonio culinario di Porta Romana, girando poi verso via Irelli, facendo conoscere il Vico della Montagnola, il vecchio Teatro Corradi, in piedi dal 1350, la casa Francese, la chiesa di S. Maria a Bitetto e gli antichissimi monasteri di Santa Chiara, con la chiesa barocca di S. Bartolomeo, e S. Giovanni, con tutto il complesso edilizio che esso comprende, portando poi alla preziosa chiesa di S. Maria del Carmelo, detta "il Carmine", che costituisce un unicum per quella zona della città, che per un decennio è stata completamente sventrata dai piani di risanamento postbellici.

Bisogna condurre poi alla chiesa delle Grazie, Santuario del popolo teramano, paladina delle tradizioni religiose, ecclesiastiche e culinarie che l'antico complesso racchiude, scoprendo il patrimonio artistico di epoca romana che si mostra davanti ad esso, che ad oggi si trova in uno stato di pietosa fatiscenza per colpa della Sovrintendenza. Creare un itinerario a V, a partire dalla Madonna delle Grazie, che porti a conoscere la Fonte della Noce, il Ponte degli Impiccati, e tutto il patrimonio rinascimentale, romano, patrizio e culturale racchiuso nel meraviglioso quartiere San Leonardo, aguzzando poi la vista di fronte ai resti di un'antica Domus e dell'Antica Cattedrale in quel di Sant'Anna, ammirare i resti del portico e della parte absidale, pensando a quello che Teramo doveva rappresentare un tempo, giungendo poi alle nostre piazze, arringhi dei tempi rinascimentali, spazi di comunanza, raduni, circhi, Trionfi, mercati e chi ne ha più ne metta, fermandosi ad ammirare le meravigliose lapidi celate dalla corte interna del "vecchio" Municipio, che da troppo tempo attende una riqualificazione (per la miseria, è un gioiello!), così come attende una riqualificazione il palazzo Del Bono con le rovine del Teatro Romano di via Paris e dell'Anfiteatro Romano di via Irelli (e per quest'ultimo mi trovo da ormai troppo tempo a denunciare la condizione rovinosa delle "fosse del seminario", che, se da qui si scava, si scoprono i numerosi cunicoli di epoca medioevale rivolti alla difesa della Terra Vecchia). Ci si passi in via Irelli, e mi si dica se è questo il modo di valorizzare un'Anfiteatro di età augustea, con i fanciulli avvinazzati che notte e giorno deturpano le mura vetuste coi loro cicli.

Teramo deve dire basta alla politica dei selfie, del bicchiere e della movida, e deve incominciare minuziosamente a valorizzare il patrimonio già esistente, ancor prima del recupero e della riqualificazione del patrimonio stesso.

Senza valorizzazione, i turisti troverebbero (trovano) soltanto una "città fantasma", "fantasma" solo per quanto riguarda il patrimonio, ma per quel che riguarda i caffè, i bar, le pasticcierie etc... muove un viavai fervidissimo sì, ma ricco di gozzovigliatori, "alluccatori" seriali che salgono col suv per i marciapiedi di Corso De Michetti, senza un minimo, ma dico un minimo senso del rispetto, ancor prima della signorilità che dovrebbe solidificare un mondo già abbastanza "evoluto".

A Teramo quello che manca è la valorizzazione, io e noi non abbiamo bisogno di dati, di promesse e di selfie, ma abbiamo bisogno di valorizzazione culturale, conoscenza e disprezzo dell'ignoranza.

Abbiamo veramente bisogno di coerenza, competenza, serietà e soprattutto, conoscenza.

La Teramo che io non posso ricordare è quella dell'immagine.

Come si può non ricordare, ma allo stesso tempo rimpiangere?

Ergo, io rimpiango i tempi che non ho vissuto, i tempi del Rispetto, della Signorilità, della convivialità, del benessere e della stabilità culturale.

Teramo ha dato addio ai Valori Civili da qualche decennio, non solo per colpa delle varie amministrazioni, ma anche per colpa dei teramani stessi.

I miei nonni raccontavano lo splendore della Teramo del loro tempo, ed io li ascoltavo accattivato e curioso, così come ascoltavo per altre strade una donna straordinaria, che era mia zia Assunta, a servizio della comunità teramana per 56 anni, con la fervidissima attività de "La Scolastica", punto di partenza e centro propulsore di uno spessore, a cui, ahimè, abbiam detto addio!

Sveglia Teramo!


Francesco Di Giuliantonio

In foto: alla Fratellanza Artigiana di via del Baluardo, autunno 1958, con l'attrice internazionale Maria Di Paolo, alias Mara Del Rio, con mio nonno D. Cozzi, primo da dx.

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