Salta al contenuto principale
|

La Malacarne teramana è un'opera prima...

di Giancarlo Falconi
3 minuti

Scrivere la follia.
Aprite Malacarne ( Donzelli editore)  di Annacarla Valeriano ( Premio Nazionale di Cultura "Benedetto Croce" - Pescasseroli-saggistica) " Se le cose terrene ti hanno dimenticato. Dì alla terra silenziosa: io scorro. E all'acqua rapida, parla io sono". ( Rainer Maria Rilke, Sonetti ad Orfeo ( 1923).

La quarta di copertina raccontaA quarant’anni dalla legge Basaglia, che ha sancito la chiusura dei manicomi, riemergono le storie e i volti di migliaia di donne che in quei luoghi hanno consumato le loro esistenze. In questo libro sono soprattutto donne vissute negli anni del regime fascista: figure segnate dal medesimo stigma di diversità che, con le sue ombre, ha percorso a lungo la società, infiltrandosi fin dentro i primi anni del l’Italia repubblicana. All’istituzione psichiatrica fu consegnata, dall’ideologia e dalla pratica «clinica» del fascismo, la «malacarne» costituita da coloro che non riuscivano a fondersi nelle prerogative dello Stato. Su queste presunte anomalie della femminilità, il dispositivo disciplinare applicò la terapia della reclusione, con la pretesa di liberarle da tutte quelle condotte che confliggevano con le rigide regole della comunità di allora. La possibilità di avvalersi del manicomio al fine di medicalizzare e diagnosticare in tempo «gli errori della fabbrica umana» non fece che trasformare l’assistenza psichiatrica in un capitolo ulteriore della politica sanitaria del regime, orientata alla difesa della razza e alla realizzazione di obiettivi di politica demografica, attraverso l’eliminazione dalla società dei «mediocri della salute», dei «mediocri del pensiero» e dei «mediocri della sfera morale». Fu così che finirono in manicomio non solo le donne che si erano allontanate dalla norma, ma anche le più deboli e indifese: bambine moralmente abbandonate, ragazze vittime di violenza carnale, mogli e madri travolte dalla guerra e incapaci di superare gli smarrimenti prodotti da quell’evento traumatico. In questo libro i percorsi di queste esistenze perdute vengono finalmente ricomposti, attraverso l’uso sapiente di una ricchissima documentazione d’archivio: fotografie, diari, lettere, relazioni mediche, cartelle cliniche. Materiali inediti che raccontano la femminilità a partire dalla descrizione di corpi inceppati e che riletti oggi, con sguardo consapevole, possono contribuire a individuare l’insieme dei pregiudizi e delle aberrazioni che hanno alimentato – e in modo nascosto e implicito continuano ancora oggi ad alimentare – l’idea di una «devianza femminile», da sradicare per sempre dal nostro orizzonte culturale".

Un viaggio attraverso foto, documenti, la " devianza femminile" che diventa un'idea storica e di ricerca. Treno di uno stesso binario, partito dalla stazione di  Ammalò di testa a Storie dal manicomio di Teramo. 
Noi, innamorati di quelle citazioni a soggetto da Gadda alla meravigliosa Anna Achmatova " Proprio come un fiume, io fui deviata. Mi deviò la mia era poderosa. Barattarono la mia vita:essa allora. Percorse un'altra valle, altri passaggi. E ignoro le mie rive, o dove siano".

Oggi, diventa un'opera prima con la splendida Elisa Di Eusanio....https://www.youtube.com/watch?v=6ujglUtK1Dw

Commenta

CAPTCHA