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Vivere insieme nel mondo significa essenzialmente che esiste un mondo di cose tra coloro che lo hanno in comune, come un tavolo è posto tra quelli che vi siedono attorno” (Hanna Arendt)

4 minuti

Il palazzo di città è la casa dei cittadini. Obviously! Il Consiglio comunale è, per sua natura, un filtro anzi il filtro, per eccellenza, di idee, umori, passioni, tensioni che animano il tessuto civile. Of course! È indiscutibilmente piacevole e, allo stesso tempo, curioso ascoltare l'Assise Civica che esce dalla routine dell'ordinaria amministrazione e, per un istante, prende le distanze dalle buche, dalle lampadine fulminate e dagli appalti in scadenza. Il tema trattato nell'ultimo Consiglio ha un respiro nazionale. Gli onorevoli “in erba” si sono cimentati sul:  "Riconoscimento della cittadinanza alle persone ed ai minori nati e cresciuti in Italia da genitori di origine straniera".
Ius soli, per gli addetti ai lavori! Un plauso ad Alberto Melarangelo, al quale però amichevolmente consiglio di occuparsi anche di buche, lampadine, appalti, etc.
Vorrei porre alcune personali considerazioni in merito.
Il dibattito sul diritto di cittadinanza e, parallelamente, sul problema dell'immigrazione ha visto impegnate tutte le forze politiche che hanno caratterizzato la vita non solo parlamentare negli ultimi 15 anni. All'asse Lega-PDL e al loro progetto sintetico e risolutivo di “assimilazione” (espliciterò meglio questo concetto) la  Sinistra laica ha alternativamente risposto praticando l'idea del “Multiculturalismo” del: “viviamo fianco a fianco e ne siamo felici”. Il multiculturalismo è fallito. Nel settembre 2010 ne ha certificato la morte addirittura la Merkel, cancelliere di quella Germania che, dopo la II guerra mondiale, vuoi per “espiare”, vuoi per "ridecollare" aveva ingegnosamente fatto dell'immigrazione lavorativa (oltre 5 milioni di turchi, italiani, spagnoli etc.) la forza propulsiva che l'avrebbe riportata all'unità e ad occupare nuovamente scenari di primaria importanza. Ancor prima, negli anni venti del '900, era naufragata l'idea dell'assimilazione e da essa, paradossalmente, aveva preso l'avvio, nella cultura mittel-europea, della stagione dei progrom nazisti e sovietici.
In breve: l'obiettivo dell'assimilazione si fonda esclusivamente sulla logica dei doveri da parte dello “straniero” che ha soltanto il dovere, nel caso di specie, di diventare italiano, annullando il più rapidamente possibile la propria identità originaria. Viceversa, la posizione multiculturalista esprime la sostanziale parità dei Diritti. Lo straniero ha il diritto di essere accolto e rispettato nella sua identità culturale e religiosa, che si accosta tuttavia ancora "estranea" a quella ospitante. Entrambe le posizioni, a mio giudizio, mantengono inalterate le tensioni tra “noi” e “loro”. Se l'assimilazionista “padano” vede nell'identità originaria dello straniero solo il residuo di un passato da cancellare rapidamente, il multiculturalista “vendoliano” vede in tale identità un valore da preservare integro.
La terza via potrebbe essere quella dell'integrazione, dell'equilibrio tra Diritti e Doveri. Lo straniero ha il diritto di essere accolto e rispettato ma anche il dovere di entrare a far parte della comunità ospitante. Per vivere assieme non occorre essere uguali e la diversità è un valore da condividere in modo armonioso. Come dire: un “noi” inclusivo.
Mi chiedo, ad esempio: per quale motivo non deve essere concessa la cittadinanza a quei minori che abbiano completato un ciclo scolastico (scuola dell'obbligo o superiore)? Ho avuto studenti albanesi, romeni, etc. che conoscono le gesta di Pisacane molto, ma molto meglio dei nostri “ipernutriti” fanciulli. La cittadinanza potrebbe quindi essere legata al processo di acculturazione nel rispetto della diversità culturale.
L'idea che diverse culture, religioni, lingue possano semplicemente e naturalmente affiancarsi senza dialogo e conoscenza è fallita. Il modello multiculturale affascina il PD. Occhio alla segregazione e all'auto-segregazione, compagni! Anche l'integrazione non è un processo facile e naturale ma, guidato con provvedimenti legislativi mirati e virtuosi, può dare a mio giudizio cospicui risultati.
Al Consigliere della “Lega Teramana”, quello che parla alla “pancia” dei cittadini e con la “pancia” dell'italiano medio, voglio prospettare una diversa visuale. Per i noti episodi di bullismo e microcriminalità in Piazza San'Anna, e più in generale nella nostra città, guardi ai figli della nostra Teramo. Getti uno sguardo crirtico alle nostre periferie, ai quartieri popolari, ai bar del centro, osservi il comportamento dei figli del vicino di casa e anche dei propri (se ci sono), ma, per cortesia, non esprima pensieri assoluti, il rischio che corre è di dire che: “in una notte nera tutte le vacche sono nere”. Shalom!

Alessio D'Egidio         
 

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Commenti

Caro Prof., Lo sa che le sue riflessioni potrebbero generare sconcerto? Quello che mi preoccupa è che l'intenzione nobile (che passa attraverso "l'altro da sé", l'integrazione etc) viene veicolata attraverso un linguaggio intriso di rimandi e citazioni letterarie e non, una sintassi tutt'altro che piana e un continuo groviglio di emozioni sottese. Il rischio? Quello di non essere sempre compresi e di essere catalogati, in maniera sbrigativa, come "filosofi". Ma, a guardar bene, la rubrica di cui il pezzo fa parte ha un nome importante, imponente. In uno ZIBALDONE, il suo pezzo rende onore a un grande luogo leopardiano. Con affetto, Paola
Una sintassi tutt' altro che piana????? La sintassi è perfetta, i concetti sono chiari, le citazioni letterarie sono patrimonio esclusivo ed inalienabile per colui che le possiede (Fortunate senex..... !!!!!). Ma non è questo il punto :come sempre si bada solo alla forma e non si tiene conto della sostanza...!!Il messaggio è chiaro....("O tempora ...o mores ...!!!") BRAVO PROF !!!!Non sei sconcertante nelle tue riflessioni ( o perlomeno non lo sei per coloro che si sono abbeverati ad una certa "fons Bandusiae "....per il resto......"odi profanum vulgus et arceo....."