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MESSE A NUDO (HELMUT NEWTON A ROMA)

di Maria Cristina Marroni
3 minuti

Come un moderno Atteone, Helmut Newton sbircia dal buco della serratura la nudità di Diana, le toglie l’essenza divina e la lascia solo donna. Dinanzi a lui hanno danzato sensualmente molte Salomè, senza ottenerne la testa. Da pittore, se lo fosse stato, avrebbe voluto senza dubbio dipingere l’Olympia di Edouard Manet. Lì Victorine Meurent, “la rossa dai begli occhi neri”, si è spogliata e tutti la riconoscono.

Newton è uno dei più grandi fotografi del Novecento: con lui nessuna norma di natura morale può costituire più un limite nel celebrare il corpo femminile come segno emblematico della bellezza e del desiderio. Scrive nella prefazione al suo famigerato libro “SUMO”, “Nel 1936 decisi che sarei diventato fotografo: mi immaginavo come "Rasender Reporter” e fantasticavo di viaggiare in tutto il mondo e diventare famoso e pubblicatissimo”. E il desiderio del talentuoso sedicenne riuscirà ad avverarsi.

Una mostra ancora in corso a Roma (HELMUT NEWTON White Women/Sleepless Night/Big Nudes, Palazzo delle Esposizioni, 6 marzo-21 luglio 2013) ne celebra l’opera attraverso duecento fotografie apparse nei primi volumi a stampa dell’artista, allestite insieme per la prima volta. Newton compie una rivoluzione nella fotografia di moda, inserendovi la nudità radicale. Con lui le immagini del fashion diventano erotiche e sconvolgenti.

“White Women” (1976) viene subito premiato con il Kodak Photobook Award. Il fotografo amplifica la seduzione dei soggetti ritratti, accennando a una nudità in certi casi assoluta. Celebre il servizio by night nei vicoli di Parigi in cui figurano due modelle, una con indosso un tailleur Yves Saint- Laurent e un’altra completamente nuda. Due facce di una stessa medaglia. Il giorno e la notte. Lo yin e lo yang. Quale sarà mai l’immagine da preferire? Newton lascia scegliere all’osservatore, che imprimerà una personale interpretazione estetica allo charme, all’aggressività, alla provocazione vista. Accanto a foto in bianco e nero figurano foto a colori, molte scattate in raffinate ambientazioni, come quelle in Italia, a Villa d’Este.

“Sleepless nights” (1978) contiene foto già pubblicate in “Vogue”, “Playboy” e “Der Spiegel”. La teatralità delle foto si accentua: modelle che indossano solo corsetti ortopedici o selle di Hermès, manichini al posto di donne reali, oppure manichini integrati con veri esseri umani, con un effetto dissacrante eccezionale. Ancora donne, ancora corpi, ancora moda. La moda costituisce per Newton un terreno di continua sperimentazione.

Per i nudi a figura intera di“Big nudes” (1981) Newton, come lui stesso racconta nella propria autobiografia, si è ispirato ai manifesti della polizia tedesca per ricercare i terroristi della Rote Armee Fraktion. Queste donne sono algide, sicure di sé ed esaltano il potere del proprio corpo, esibito quasi con ostentazione, senza alcuna traccia di pudore.

In fotografia ci sono due parole volgari: la prima è arte, la seconda è buon gusto” scrive Newton. Sarò volgare, ma in queste foto c’è arte.

Corpi che esprimono passioni; corpi che indicano intenzioni precise. Corpi magmatici di desiderio. Newton sa che sotto il vestito non c’è niente, c’è un bel corpo, che non sarà tutto, ma è già molto.


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Capitato per lavoro a Roma, ho visitato la mostra suggerita. L'allestimento è chic e la mostra assai suggestiva. Vi ringrazio, senza di voi non l'avrei mai vista