Salta al contenuto principale

Mladic e la Corte dell'Aia

di Pietro Ferrari
6 minuti

Sono passati ormai quasi tre anni dalla pubblicazione di un volume curato da Ivana Kerečki intitolato Il dossier nascosto del ‘genocidio’ di Srebrenica (ed. La Città del Sole, Napoli, pagg. 175, € 12) in cui quello che è stato definito il maggior eccidio di massa che ha avuto luogo sul suolo d’Europa a partire dal 1945 viene analiticamente e storicamente indagato e revisionato e in cui viene smontata pezzo per pezzo la tesi della pulizia etnica programmata e pianificata messa in atto dai serbi in tale frangente. Tale studio riveste una duplice importanza: non solo per il ripristino della verità storica su un evento in cui hanno oggettivamente perso la vita numerose persone (civili, tra l’altro) ma anche perché i fatti di Srebrenica sono assurti, nel corso degli anni, a una sorta di catarsi collettiva per tutti i popoli balcanici, serbi a parte, che hanno avuto modo così di giustificare moralmente ogni sorta di nefandezza commessa, spesso ai danni dei serbi stessi. Non solo: l’eccidio di Srebrenica è servito, fuori dai Balcani, alla propaganda delle potenze occidentali in generale e degli Stati Uniti in particolare, per costituire un valido retroterra emotivo all’aggressione che di lì a poco avrebbero sferrato contro Belgrado. Indicativo il fatto che sia spesso accostato all’olocausto, in risposta e conseguenza al quale tutto è lecito: anche uccidere, anche imprigionare un uomo perché ha pensato.
Il dossier si compone di quattro parti fondamentali: la prima analizza parte dell’operato del Srebrenica Research Group, un gruppo indipendente di personalità anglosassoni tra cui l’alto responsabile delle Nazioni Unite Philip Corwin che evidenzia come il fantastico numero di ottomila uccisi a Srebrenica (che in realtà, come vedremo, sono stati almeno dieci volte meno) fosse scaturito solo da un calcolo politico congiunto tra il governo di Sarajevo e le potenze occidentali per poter mettere in atto le ritorsioni contro la Serbia e la Republika Srpska (RS). Ciò che accadde nella cittadina bosniaca, secondo la lucida analisi dell’ex rappresentante ONU, fu solo il culmine di una serie di attacchi e contrattacchi che si protraevano ormai da tre anni, ma niente a che vedere con un genocidio; vengono altresì analizzate le incongruenze per cui la città, dichiarata “zona di sicurezza” disarmata, era costantemente – come altre enclavi – utilizzata dalle forze dell’esercito musulmano bosniaco e dalle bande di gangster di Naser Orić come retrovia per il lancio di attacchi contro le autorità e le forze armate serbo-bosniache circostanti: da qui la definizione, da parte del personale ONU russo, di unica “soluzione sensata”, soluzione che l’esercito serbo di Bosnia ha necessariamente messo in atto, attraverso una rapida vittoria militare che si risolse però in una drastica sconfitta politica. L’occidente aveva finalmente un casus belli. Conclude il capitolo Michael Mandel, che si occupa della questione giuridica per cui l’operato dei serbi in Bosnia non possa in alcun caso qualificarsi nei termini di “genocidio” e che rileva, con amara ironia, che quando lo stesso tribunale dell’Aia ha dovuto recedere da tale accusa per carenza di prove ha poi fatto valere in sede processuale l’eresia giuridica secondo cui i serbi non avrebbero commesso determinati crimini solo per paura di essere scoperti, arrivando a sanzionare un crimine dichiaratamente non commesso solo a causa dei motivi che hanno spinto il non-reo a non commetterlo.
La seconda parte dell’opera è dedicata alle testimonianze dirette degli avvenimenti, tra cui quella del generale canadese Lewis Mac Kenzie, primo comandante delle forze ONU a Sarajevo. Questi, confermando con la sua narrazione la prassi precedentemente descritta secondo cui spesso le  forze armate del governo di Sarajevo hanno deliberatamente colpito i propri stessi cittadini al fine di favorire la reazione internazionale (leggasi: NATO) contro i serbi, racconta anche di come le richieste di incremento di truppe presentate dagli alti ufficiali ONU per la protezione di Srebrenica e delle altre enclavi furono costantemente disattese col preciso intento di assecondare i piani bosniacchi e delle bande di Orić che prevedevano la presa della città da parte serba, al fine di scatenare la rappresaglia. Circostanziata teoria ripresa dall’alto funzionario ONU Carlos Martins Branco, il quale arricchisce il dossier con le particolarità relative al ritiro e alla mancata difesa della cittadina da parte delle truppe regolari e irregolari di Sarajevo. Chiudono il capitolo una intervista al Dr. Milan Bulajić, che ci svela di come le autorità bosniache abbiano omesso lo svolgimento di un censimento obbligatorio della popolazione sia nel 1996 che nel 2001 al fine di occultare il numero reale di persone decedute a Srebrenica, e due ritratti che mettono a luce la natura sanguinaria del comandante bosniaco Naser Orić, precedentemente citato.
La terza parte del dossier prende in considerazione il rapporto redatto sui fatti di Srebrenica da una commissione speciale del governo della Republika Srpska, il Centro di documentazione della RS per l’investigazione sui crimini di guerra, smentisce categoricamente e contraddice le requisitorie del Tribunale penale internazionale dell’Aia. Il rapporto governativo, inoltre, pur ammettendo che sporadici episodi di giustizia privata e di vendetta sommaria possono aver avuto luogo ai danni della popolazione musulmana, evidenzia come fu proprio la presenza sul campo e la determinazione del generale Ratko Mladić a scongiurare il reiterarsi di tali circostanze. Secondo quanto riferì il presidente bosniaco Izetbegović fu lo stesso Clinton a ‘richiedergli’ almeno cinquemila morti per scatenare la rappresaglia contro i serbi. Lo sostiene anche Philip Corwin, l’alto funzionario ONU firmatario del nostro dossier: «esiste un potere di sbalordire molto maggiore nella morte di 7000 che in quella di 700».
 

Commenta

CAPTCHA

Commenti

Va a finire che quelli che affollavano le fosse comuni si erano tutti suicidati!
Io credo alle madri straziate di Srebrenica e alle loro testimonianze, credo alle centinaia di vedove, donne sopravvissute, che ancora reclamano i resti dei loro uomini... E lei, Ferrari, mi saluti Borghezio, suo degno interlocutore...

Io sono con Fabrizia...con l'ironia di Bakunin e contro chi nega la storia. Rimango un democratico e conservo il senso dell'ascolto, ma non condividerò mai una simile visione.

Quindi molto meglio tenersi Milosevic, Mladic, Karadzic e Arkan .........1, 10, 100, 1000 o 10000 è la stessa cosa sempre di crimini parliamo.....in questo caso, Fabrizia, Ferrari è in linea con Santoro Pietro ti servirebbe un confronto chi, quei massacri, li ha vissuti sulla sua pelle
Il revisionismo a tutti i costi, "Revisionatevi il cervello"
ALT....Non ho nessuna simpatìa per il panslavismo, ma nutro un sentimento di pietà per il popolo serbo oggi oppresso dai musulmani kosovari con l'indifferenza dell'Occidente......provo rabbia nel vedere i monasteri medievali dati alle fiamme dalle truppe di narcotrafficanti al soldo della CIA.....e stima per quel popolo che seppe difendere l'Europa nel XIV Secolo contro i Turchi....proprio in Kosovo. Accetto con simpatìa i graffi di Fabrizia, l'ironìa di Bakunin, la volterriana tolleranza di Giancarlo, lo sdegno di Papili e le offese di Anonimo..... ma me ne frego.....il vostro D'Alema è stato il primo premier italiano a fornire le basi militari per bombardare una città europea come Belgrado....capisco che lo difendiate. Ho solo indicato una pubblicazione (ci sono atti ufficiali di organizzazioni internazionali, non barzellette) per chi ne fosse interessato, per chi avesse curiosità o desiderio di uscire dal coro unanime che parte da Mentana fino a Vespa passando per Emilio Fede e Bianca Berlinguer. Cari kompagni, ormai agite solo per riflessi condizionati e siete pure un pò patetici nel prendervela con me....non siete manco comunisti, solo "luogo-comunisti". Per la guerra in Kosovo cadde il governo Prodi, ci fu una scissione in Rifondazione Comunista e buona parte degli ambienti della sinistra radicale (non solo della destra radicale) invitavano il politologo serbo lanciato da Santoro e cioè Dragos Kalajic, nazional-comunsta che fu anche invitato dal professore dell'Università di Teramo Aldo Bernardini. Non mi piace la storia a senso unico ed è comico leggere di questa sionistra radical chic che si improvvisa a paladina della NATO in modo acritico aderendo alle ricostruzioni più funzionali al sistema di potere dominante. LA STORIA O E' REVISIONISTA O NON E' AFFATTO
Sempre la stessa faccenda: 1. "storia" imposta monoliticamente al pubblico, senza spazio per il contraddittorio 2. tribunali democratici che hanno condanne già scritte 3. poteri ben definiti che ampliano la loro sfera d'azione Nihil sub sole novi.
io sò che milosevic non c'è più, arkan pure e mladic e karadzic pagheranno per i loro crimini anche se per te non sono tali .....spero vivamente che faccia la stessa fine anche hashim thaci ........... e questo mi basta della politica italiana di quel periodo me ne fotto e sono orgoglioso di far parte di un partito che ha contribuito all'istituzione del TPI e del Tribunale ad hoc per ex jugoslavia e ruanda
onestamente le verità preconfezionate sulla serbia, sui balcani, sulle guerre e vicende di quei paesi e luoghi sono una miriade. tutte belle e confezionate ad hoc da usa e nato e complementari alle stesse false ragioni delle guerre di afghanistan e iraq e che ora bombardano di falsità mediatiche la siria (chi ha il coraggio di negarle?). tutto un disegno finalizzato ai gasdotti e oleodotti, che non passeranno certo dalla libia e riusciranno a circondare e isolare la russia (forse). quel che non si capisce è come mai tanti "sinistri" non hanno fatto alcuna fatica a smascherare le menzogne addotte per le guerre di iraq e afghanistan mentre accettano tout court le favolette che circondano la realtà balcanica. resta che non esiste istituzione o governo "europeo" che non abbia responsabilità in questo squallido disegno. ivi compresi, chiesa, d'alema (che oltre a dichiarar guerra consegnò anche ochalan ai turchi), pd e alte corti che non si sono mai sognate di inquisire rapitori e torturatori della cia o di israele. non si tratta di revisionismo qui. si tratta di non accettare che pensieri, giudizi e conoscenza ce lo confezionino dall'alto coloro che certo non stanno dalla parte del giusto. resta che il revisionismo è l'unica arma di indagine della storia. altre non ne ha.
scusate non ricordavo della stima di cui godono Milosevic, Gheddafi, Al Bashir (cazzo è mussulmano quindi probabilmente non lo stimate) e tutt gli altri nei vostri ambienti..........fatevi una passeggiata in Bosnia o in Kosovo, parlate con la gente serba bosniaca o kosovara fatevi un idea di quello che è successo davvero, dopo e solo dopo potrete dare un giudizio, io l'ho fatto in un anno e mezzo di lavoro tra Kosovo, Albania, Macedonia e Serbia..........altrimenti solo cazzate trite e ritrite........... @marco informati magari gli interessi in Kosovo erano per le miniere di piombo e zinco e non per il petrolio
Mladic e la Corte dell'Aia Dopo quindici anni di latitanza l’ex generale serbo Ratko Mladic è stato arrestato, proprio mentre la Corte Suprema del Kosovo ha scarcerato Sefket Musliu, uno dei comandanti della ex unità paramilitare albanese in Serbia meridionale, l'Esercito di liberazione di Presevo, Bujanovac e Medvedja.  Poco prima della sua cattura secondo ‘Il Foglio’ (non tacciabile di simpatìe serbe), la maggioranza assoluta dei serbi sarebbe stata contraria ad estradare Mladic all’Aia in quanto considerato da molti un eroe. Negli ultimi giorni vi sono stateproteste e  manifestazioni dei nazionalisti serbi contro l’arresto dell’ex generale: arresti, scontri e fermi sono il bilancio degli incidenti scoppiati domenica sera a Belgrado, nel corso di un raduno in cui hanno partecipato migliaia di persone. “Tadic non è la Serbia”, Difendiamo la Serbia”, “Eroe serbo” riferito a Mladic, sono state le parole d’ordine sugli striscioni dei nazionalisti del Partito Radicale Serbo (SRS). L’SRS aveva convocato la manifestazione domenica sera nella capitale proprio di fronte al parlamento, ma l’esito è stato di 111 persone arrestate, inclusi 37 minorenni, dieci manifestanti e 26 poliziotti feriti. Dal palco della manifestazione, il figlio Darko Mladic aveva ribadito l’innocenza del padre, che ha detto di non riconoscere il Tribunale penale internazionale dell’Aja (Tpi), sottolineando però l’intenzione di volersi difendere nel corso del processo. Darko non ha mancato di ricordare che il padre è malato, a causa di tre ictus, e non è in condizioni di sostenere il processo: motivo per cui il suo avvocato si sarebbe opposto all’estradizione. A Kalinovik, tra i serbo-bosniaci, nel villaggio in cui l’ex generale è venuto alla luce, migliaia di persone hanno anche lì protestato contro la sua detenzione, dichiarando con coraggio e fedeltà patriottica: “Ci avete rubato l’aquila, ma il nido rimane qui”. La consegna di Mladic significa che il cambio di regime a Belgrado ha virato in senso sempre più filo-europeo: la Serbia vuole entrare nella Unione Europea e Mladic è il controvalore simbolico da scambiare per accelerare l’integrazione del Paese balcanico nel nostro fantastico mondo a stelle gialle e sfondo blu. La Corte penale internazionale dell’Aia dopo dieci anni di inchieste con oltre un miliardo di euro di spese è stata un autentico fallimento, se anche dagli ambienti liberal come ‘Guardian’, ‘Foreing Affairs’, ‘The Economist’ si sono levate critiche al vetriolo sul burocratismo ideologizzato ed ipocrita della stessa. Nina Shea, dirigente del Centro per la libertà religiosa dello ’Hudson Istitute’, ha criticato duramente, assieme al giurista Michael Chertoff la Corte andando oltre le critiche già fatte da Bush negli anni passati. Gli ambienti progressisti anglosassoni non sono migliori di quelli nostrani con le giravolte, basti pensare all’espansione del Patriot Act di Bush ad opera di Obama che lo aveva tenacemente avversato nel 2005, ma a questo punto ci si chiede se a difendere la Corte dell'Aia sia rimasto solo il teramano Marco Giacinto. Le devastazioni ai danni della comunità serba in Kosovo non interessano a nessuno, come non interessa a nessuno dei monasteri ortodossi dati alle fiamme dai musulmani kosovari filo-americani. L'UCK è servita allo Zio Sam, quelli sono partigiani della libertà, non terroristi islamici. Il delinquente ha necessariamente l'aspetto del soldato nazionalcomunista serbo oggi, nuova icona del Male dopo quella del nazionalsocialista tedesco. Per ascoltare una voce fuori dal coro:  SREBRENICA...un altro superdogma indiscutibile? (Fonte Arianna Editrice)
concordo con rosario..fatevi un giro di conferenze e vediamo se tornate con le vostre idee da professori revisionisti...sempre se tornate...
Ratko Mladić non ha servito bene il suo paese, nascondendosi dalla giustizia per tutti questi anni, ma la sua tarda cattura può consentire una valutazione più serena delle tragedie di cui è stato protagonista, una valutazione che sarebbe stata impossibile nell’immediato processo del periodo post-bellico. Al tempo in cui è stata sollevata l’accusa del ICTY, l’occidente aveva designato all’unanimità un solo colpevole: i Serbi. Da allora, le cose sono cambiate. L’interferenza estera nel conflitto, specialmente da parte degli Americani, è stata largamente studiata ed analizzata (vedi i libri di Jürgen Elsässer e Diana Johnstone). In modo analogo, Jacques Merlino, Noam Chomsky, Edward Herman, David Peterson ed altri hanno in fine mostrato come la manipolazione dei media in ampia scala era stata usata per influenzare la percezione della guerra da parte del pubblico. I protagonisti presentati fino a poco tempo fa unicamente come vittime sono stati accusati o condannati per gli stessi crimini dei Serbi. La Croazia di Tudjman, nella “Operazione Tempesta”, nell’estate del 1995, ha massacrato migliaia di Serbi compiendo inoltre una pulizia etnica di altri 250.000 dalla Krajina. L’esercito di liberazione del Kosovo di Hashim Thaci ha massacrato dei civili serbi e trafficato i loro organi. Ci sono prove che indicano la Bosnia, guidata da Alija Izetbegovic, presidente eletto della comunità islamica e teorico del fondamentalismo islamico, come ponte per i Mujahidin, prima sauditi e poi iraniani, ed un rifugio per terroristi. Infatti, la maggior parte dei terroristi responsabili degli attacchi dell’11 settembre del 2001 di Londra e Madrid erano stati in Bosnia, e lo stesso Bin Laden aveva un passaporto bosniaco emesso nel 1993. Per quelli che hanno il coraggio di ricordare, il periodo in cui l’accusa del genocidio fu fatta contro Ratko Mladić ed il suo superiore, Radovan Karadzic (la cui cattura ed il processo continuo a L’Aja sembra già essere stato dimenticato) era stato marchiato da una propaganda occidentale anti-serba. A 16 anni di distanza, questa propaganda sembra ora irrazionale e stravagante. Sarà difficile presentare il Generale Mladić come un lupo colpevole di aver attaccato delle pecore innocenti. All’arresto di ogni nuovo ufficiale serbo, la Comunità Internazionale ed i media ci hanno gioiosamente assicurato che la colpevolezza sarebbe stata dimostrata ma che sarebbero stati discreti all’inizio del processo. Il processo di Milosevic è completamente sparito dalla scena dal momento della sua morte, quello di Seselj, anche se fantastico, è stato nascosto, e nessuno ha il minimo interesse circa il processo di Karadzic. Ognuno di questi protagonisti, in sua difesa, ha accusato di parzialità e cinismo coloro che hanno organizzato il processo in tribunale. Se tutto dovesse andare bene, il processo di Mladić sarà un’eccezione a questa regola. Si spera che venga esaminato seriamente l’intero contesto che ha portato al massacro di Srebrenica e come un volgare “occhio per occhio” tra due eserciti sia stato trasformato dalla retorica in qualcosa di molto peggiore: un genocidio. Il diffuso ed offensivo uso di questa parola nella descrizione occidentale e bosniaco-islamica degli eventi del luglio del 1995 mostra che l’obiettivo principale del suo utilizzo è quello di intimidire. Quando paragoniamo quest’uso con quello che è capitato a Norimberga e la sua legislazione, diventa chiaro che il Tribunale Penale Internazionale vuole prevenire ogni esame razionale di Srebrenica. Sorprendentemente, la definizione di genocidio stabilita a Norimberga esclude il massacro di Srebrenica dal momento che quest’ultimo prendeva di mira solo gli uomini in età adatta per combattere (a differenza del “uomini e bambini” al quale ci si riferisce abitualmente), e non una comunità come tale. Quando ha partecipato al programma Forum Radio Suisse Romande, il 26 maggio 2011, il giornalista Philippe Revaz ha posto una domanda molto diretta a Carla del Ponte, ex-procuratore del Tribunale Penale Internazionale: “Carla del Ponte, questo è un genocidio?“ La risposta del magistrato è significativa: “Io dico genocidio, perché, beh, avevamo già capi delle condanne per complicità in genocidio, ed abbiamo già conferme dalla Corte di Appello del Tribunale [ICTY] che quello compiuto a Srebrenica è stato un genocidio”. E’ altamente significativo che la Signora del Ponte giustifichi il termine non attraverso una descrizione del crimine, ma ricorrendo alla giurisprudenza della propria corte. “Dico che X ha compiuto un genocidio perché qualcun’altro è già stato condannato per complicità in genocidio”. La tautologia è al limite dell’assurdo! I giudici di Mladić offrirebbero un grande servizio alla giustizia per l’umanità se evitassero le tautologie e le assurdità citate sopra. Per fare questo, devono provare a rispondere, serenamente e senza pregiudizi, ad una serie di domande che si sono accumulate negli ultimi 16 anni: - Perché le forze islamiche di Naser Orić hanno permesso l’uso della zona demilitarizzata di Srebrenica, tra il 1992 ed il 1995 come base per le loro incursioni omicide nei dintorni dei villaggi serbi, direttamente sotto gli occhi del battaglione delle forze di pace olandesi? - Perché l’ICTY ha rilasciato Naser Orić senza investigare il ben documentato – da un esaminatore medico – massacro di 3.250 serbi nelle vicinanze di Srebrenica? - Qual è il valore della deposizione del testimone chiave Dražen Erdemović, un mercenario croato, rilasciato in cambio della sua testimonianza – non supportata da fatti – di esecuzioni di massa di prigionieri islamici? - Perché gli Stati Uniti, attraverso la voce di Madeleine Albright, hanno aspettato fino al 10 agosto del 1995 per “rivelare” il massacro di Srebrenica, anche se sostenevano di aver fatto delle foto satellitari in tempo reale dei crimini? - Perché queste immagini non sono mai state mostrate? - Qual è la connessione tra la conferenza stampa del 10 agosto, che focalizza l’attenzione mondiale su Srebrenica, e “l’Operazione Tempesta”, che era stata il 4 agosto stabilita in stretta relazione con la Croazia, nella quale un numero simile di serbi, includendo donne e bambini, sono stati assassinati e sono scomparsi? Nel 15 aprile del 2011, l’ICTY ha giudicato colpevoli due generali croati per questa operazione, descrivendo in cosa consisteva la pulizia etnica organizzata ai livelli più alti. Tuttavia “Operazione Tempesta”, come sappiamo oggi, era stata portata avanti con un certo supporto dagli ufficiali americani lavorando con un subappaltatore delle forze americane, il MPRI. La credibilità dell’amministrazione americana è caduta dal momento in cui sono state rivelate le menzogne circa le armi di distruzione di massa che giustificavano l’invasione dell’Iraq. Sospetti che erano impensabili nel 1995 sono diventati comuni nel 2011. Il Generale Mladić, apprezzato dai suoi pari nella NATO durante la Guerra bosniaca, non è solo un sospetto criminale. E’ anche un testimone chiave di un periodo frenetico in cui era vietato pensare. Annunciando l’arresto di Mladić, il Presidente serbo Boris Tadic ha ripetuto quanto sia importante agire sui risultati dell’indagine di Dick Marty circa il traffico di organi adottato dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio Europeo – affermazioni che la Comunità Internazionale ha difficoltà a tramutare in azioni. Il processo dell’ultimo signore della Guerra degli anni ’90 è anche l’ultima possibilità di portare una reale giustizia a tutte le vittime di quegli anni dell’odio, invece che limitarsi ad una giustizia basata su retribuzioni e ri-educazioni dirette principalmente contro il gruppo sommariamente identificato come “colpevole”. (Traduzione di Giuliano Luiu) * Slobodan Despot è amministratore delegato di Xenia Publishing, ex segretario dell’Istituto Serbo di Losanna.
non fare il professore. la questione delle miniere del kosovo la conosco meglio di te. io non l'ho citata. parlavo della serbia in sè. e anche la serbia in sè più che per gli oleodotti e i gasdotti viene attaccata per la vicinanza politica e culturale alla russia. cosa sei stato a fare il soldato lì? beati voi che avete capito tutto.
Ho lavorato come cooperante, non faccio il professore è solo che quella realtà la conosco, ed anche bene, per aver lavorato sia con serbi nell'Enclave di Gorazdevac (nella zona in cui c'è il patriarcato sserbo) sia con gli albanesi a Peja, ci sarebbero fiumi di cose da scrivere a partire dalla discriminazione subdola degli albanesi nei confronti dei serbi che ha portato all'assurda reazione dei serbi, ingiustificabile la prima da condannare per l'inaudita violenza la seconda......stiamo freschi a parlare di serbi oppressi e di monasteri bruciati quando sono successe cose inaccettabili (se poi vogliamo dire che le tigri di arkan erano dei patrioti che difendevano la serbia alzo le mani) l'odio, quello vero altro che berlusconi e gli antiberlusconiani, è un sentimento difficile da gestire............ripeto sarebbe bello vedere sul banco degli imputati anche Hashim Thaci attuale presidente del Kosovo.......e ricordo che tudjmam (presidente croato) è stato riconosciuto post mortem dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia come principale responsabile delle stragi e deportazioni di civili serbi dalla Croazia nel 1995, avendo ispirato ed organizzato tali operazioni. Con ciò è stato anche ufficialmente dichiarato criminale di guerra
come cooperante per chi? per cosa? per quanto tempo? un mese? un anno? dieci? anche quattrocchi ufficialmente era un cooperante... sono stato anch'io molte volte in quei posti: croazia, montenegro, serbia, slovenia ho parlato ed ho amici a porec, funtana, banja luka, sarajevo, belgrado. del posto così come italiani che lavorano lì impegnati con le onlus e con le ong. ho letto e studiato le vicende di quei posti dagli occhi di tutti. spero sia sufficiente. no perchè non capisco come una tua attività da cooperante sia sufficiente ad aver letto tutto con la giusta chiave quando qui in italia vivono milioni di persone, lavorano, mangiano, dormono, spendono, cacano in questo paese ma secondo il tuo modo di vedere comunque hanno capito poco o niente. conosci la vera storia del moby prince? ricomincia da lì
per lemmy: è quel "sempre se tornate" che fa di voi una guardia giurata di una cultura immobile e preconfezionata. io non sono un revisionista, almeno nei termini tuoi, ma la storia è fatta di continue analisi e controanalisi. su roma, sui barbari, su sparta e atene, sul rinascimento, sul risorgimento, sulla resistenza, sugli indiani d'america e, ultimamente (e fortunatamente!!) sui briganti. l'umanità cresce grazie alla continua revisione della sua storia e del suo passato. continuamente si superano veridità storiche che non si dimostrano più tali. ed è questo che ci permette di crescere. il continuo rivisitarci. ma il tuo "sempre se tornate" puzza di minaccia e le minacce le fa solo chi usa la forza. e chi usa la forza non sa far uso della ragione e delle sue idee. e chi non sa far uso della ragione e delle sue idee o non ne ha o sa di averle sbagliate. è la cultura del manganello, che tanto avevate combattuto. Imputato ascolta, noi ti abbiamo ascoltato. Tu non sapevi di avere una coscienza al fosforo piantata tra l'aorta e l'intenzione, noi ti abbiamo osservato dal primo battere del cuore fino ai ritmi più brevi dell'ultima emozione quando uccidevi, favorendo il potere i soci vitalizi del potere ammucchiati in discesa a difesa della loro celebrazione. fabrizio de andrè - sogno numero due
1 anno e mezzo tra Skhoder, Vlore, Pec, Pristina, Skopjie, Mitrovica, Belgrado come tecnico per la ricostruzione e l'intervento di emergenza per diverse ong italiane e straniere ti può bastare ? o vuoi nomi delle ong periodo di contratto remunerazione progetti eseguiti uffici frequentati e quante volte ho cagato nei Balcani ? ..........eggià tu conosci la VERA STORIA di tutto ..................e mi fai dire cose che non ho detto,............. a proposito cosa ti hanno detto i serbi del kosovo in merito alla loro discriminazione prebellica ? e gli albanesi kosovari in merito ai massacri subiti ?
E come mai Castro, Bashir, Sharon o Bllaca non sono mai stati "convocati" all'Aia? spegnete la tv ed accendete il cervello: Belgrado - Torna a parlare Nazim Bllaca, l'uomo che nel 2009 ammise pubblicamente di essere stato membro di una unità speciale incaricata di commettere omicidi politici per conto del Partito democratico del Kosovo (Pdk), l'attuale forza di governo, subito dopo la fine del conflitto contro la Serbia, nel giugno 1999. La missione dell'Ue in Kosovo, Eulex, sta indagando sulle dichiarazioni di Bllaca, il quale nel frattempo rompe un lungo silenzio e rilancia in un'intervista quest'altra grana per il premier kosovaro, Hashim Thaci, già sospettato del coinvolgimento in un traffico di organi umani clandestino, sempre al tempo in cui era leader della guerra armata albanese contro Belgrado. "Solo nei sei mesi successivi alla fine della guerra, almeno 450 persone sono state eliminate. Questo deve essere oggetto di un'inchiesta" ammette il reo confesso. "Sono io stesso autore di uno di questi omicidi", precisa, descrivendo di aver personalmente liquidato un kosovaro albanese ingaggiato dall'intelligence serba. Oltre ai 'collaborazionisti' con Belgrado, obiettivo degli omicidi mirati furono principalmente membri della Lega democratica del Kosovo (Ldk), all'epoca principale avversario politico del Pdk di Thaci. (TMNews del 9 giugno 2011)
@ marco:io nei posti di cui parli ci sono stato subito dopo la guerra, precisamente periodo 2.000/2.001, e ti avrei fatto vedere orfani di 5 anni vivere x strada e chiederti una sigaretta, bambini che stavano tutto il giorno con la faccia verso il muro, o accucciati in un angolo, fare a pugni in faccia per uno snack...ho visitato x lavoro sia la serbia sia la bosnia sia la croazia...anch'io ho conosciuto ex militari tornati persone comuni, ma portare sul volto i segni del conflitto e ho sentito da ambedue le parti l'odio disumano per il nemico...e ti ho detto se tornate perchè non sapevi veramente cosa dire a gente che aveva perso tutto e tutti, per paura di sbagliare a parlare, tanto era l'odio e la violenza che ancora circolavano nell'aria che la gente si prendeva a bastonate in faccia per un niente... sentire poi borghezio e company in italietta comodi comodi sparare cazzate o giustificare l'orrore, solo per andare in tivu' o per il semplice fatto di andare controcorrente, questa cosa non posso accettarla, scusatemi, sono un essere umano.
mbè ad essere sincero i nomi delle ong potrebbero fare tanta, tanta differenza. ma se in un anno e mezzo ritieni di aver capito passato presente e futuro dei balcani a me sta bene così. il colloquio sembra solo un tuo pavoneggiamento. un'ultima cosa: io non ti ho fatto dire proprio nulla, non ti ho messo in bocca niente. forse mi confondi. vedo solo che hai da ridire un po' con tutti e sei esperto in tutto. e non lesini di rimarcarlo. jedan, dva, tri... hvala ;-)
Pietro.....ma leggi o parti a scrivere senza riflettere ? ti ho detto almeno in tre post che tachi merita abbondantemente di essere incriminato .............. ti dimentichi dei vostri amici lukashenko, nazarbayev, Putin .............per non parlare del regime laotiano, cambogiano, vietnamita...e via dicendo Bashir ha un mandato di cattura e potra essere arrestato in molti paesi, ma in Italia NO Per altri c'è la copertura vaticana.............
Non ci prendiamo in giro Rosà.....è la stessa logica di Sakinè e della Lewis.....l'intermittenza dell'ingerenza umanitaria......è l'eterna ipocrisìa delle norimberghe per cui i carnefici sono solo quelli che perdono.....è la strategìa pseudoumanitarista per cui il regime nazimaoista cinese è un'opportunità mentre quello sudafricano era una vergogna.... Invidio quegli atleti che nel 1968 seppero alzare i pugni chiusi delle black panthers e deploro gli atleti che a Pechino hanno pensato solo alle loro medagliette di stagno. Non sono un fan di Mladic ma non è stato peggiore di tanti altri che hanno avuto solo la fortuna di essere stati funzionali ad un progetto di dominio geopolitico..... Mi ricordo anche quando i taliban e Saddam erano "buoni". Insomma, non è una questione di buoni e cattivi....se da oggi iniziasse un'immigrazione massiccia di stranieri magari islamici in una regione italiana a tal punto da essere quasi la maggioranza tra qualche decennio (o secolo)....e che iniziasse una guerra civile feroce all'interno del nostro territorio con una volontà autonomista da parte dei nuovi arrivati che obbligasse lo Stato ad intervenire.....che la comunità internazionale prendesse le difese di costoro contro lo Stato italiano fino ad imporci un ultimatum: accettare la secessione.....e poi migliaia di tonnellate di bombe......se accedesse tutto ciò (e mi auguro mai), magari si comprenderebbe di più il dramma del Kosovo....cuore della Serbia, strappato alla Serbia....non solo enclave albanese.
vedi marco io racconto la mia esperienza e se per te significa pavoneggiarsi sono un pavone e ne sono orgoglioso,.............. io non ho capito tutto ho ascoltato e tanto chi ha vissuto (da una parte e dall'altra) quei momenti in prima persona e mi sono fatto una idea precisa che, a differenza tua che conosci e sei portatore di verità (moby prince ad esempio), non è assolutamente il verbo Pietro con me sfondi una porta aperta come ben sai la moratoria della pena di morte (lewis) è qualcosa che seguo, ritengo non si debbano sfruttare le opportunità se non ci sia il presupposto del rispetto dei diritti umani, in quanto ai taliban ti ricordo che le prime denunce arrivarono proprio da parte del PR, mentre Pino Arlacchi li finanziava per una presunta ed inefficace guerra alle droghe, per Saddam stessa storia e, se non fosse stata boicottata la proposta dell'esilio (portata avanti , anche questa dal PR in sede Nazioni Unite e non solo) accettata da saddam e dagli stati arabi, ma affossata da BBBG (blair,bush,berlusconi e l'amico gheddafi) ora l'IRAQ non sarebbe uno stato in fiamme. In quanto al kosovo la tua visione è, SECONDO IL MIO MODESTISSIMO PARERE, parziale.........
dimenticavo nye di tre faleminderit shum