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Proposta di Rottamazione Edilizia

di Rosario Papili
4 minuti

Nell’intento di rendere la “casa passiva” qualcosa di realizzabile potremmo prendere in considerazione quello che Bruno Zevi ed altri architetti Italiani dicevano con un articolo intitolato "Manifesto per la rottamazione dell`edilizia post-bellica priva di qualità e non antisismica" pubblicato nella rivista "L`architettura, cronache e storia" (n° 535 maggio 2000) fondata dallo stesso Bruno Zevi. Negli ultimi anni questa proposta è stata ripresa dall’ Architetto Aldo Loris Rossi, docente di Progettazione Architettonica alla Facoltà di Architettura dell'Università di Napoli, nonché esponente radicale. Dal’immediato dopoguerra ad oggi in Italia si è registrato un esplosivo sviluppo edilizio ed economico, che ha sconvolto gli equilibri precedenti senza, però, realizzarne uno davvero moderno.
Confrontando l’andamento demografico, e quindi l’aumento di popolazione dal 1945 ad oggi, con l’aumento della produzione edilizia nello stesso periodo emerge una Sovraurbanizzazione notevole (il doppio dei vani rispetto alle reali necessità).

In Italia l’edilizia potrebbe essere suddivisa in:

-    edifici costruiti prima del 1945
-    edifici costruiti dopo tra il 1945 ed il 1970 (anno della prima legge antisismica Italiana)
-    edifici costruiti dopo il 1970

-  La prima categoria è da considerarsi “storica” ai fini della tutela dei beni culturali e costituisce un “bene unico e irriproducibile”
“..Sebbene fragile, è sopravvissuto agli innumerevoli terremoti che si sono succeduti nella storia, per cui può e deve essere salvaguardato integralmente attraverso due tipi di incentivi…..”*
Il primo dei due incentivi potrebbe essere la defiscalizzazione, anche parziale.
Il secondo, invece, prevedrebbe la “….demolizione e delocalizzazione dell`edilizia postbellica che deturpa i centri storici consentendo, nella nuova ubicazione, un incremento volumetrico che può giungere fino al 50% della cubatura precedente…” *; tale incentivo viene esteso anche ad  aree paesaggistiche protette e a quelle ad elevato rischio vulcanico, sismico e idrogeologico riducendo, in tal modo, gli edifici  costruiti in un ambiente vulnerabile.
-    La seconda categoria è costituita da edifici che sono stati progettati senza alcun vincolo antisismico (la prima severa legge antisismica è del 1970) e privi di qualità costruttiva, essendo stati realizzati durante l’emergenza postbellica e con delle gravissime carenze a livello impiantistico.
Le carenze strutturali “…… risultano dalle demolizioni di tali edifici dove si riscontra spesso che il ferro nel cemento armato è scomparso lasciando polvere di ruggine, per cui il cemento risulta "disarmato"……….”*.
Questi edifici potrebbero essere “rottamati” e ricostruiti nel rispetto di tutte le attuali normative sismiche, impiantistiche e di efficienza energetica, garantendo ai proprietari un incremento della superficie edificabile pari al 35% del totale originario.
In questo modo sarebbe possibile eliminare tutta l’edilizia-spazzatura trasformandola in architettura di qualità e, se esteso su scala urbana, questo metodo potrebbe permettere la trasformazione di quartieri di edilizia pubblica o privata post-bellica, non antisismica, priva di qualità, attrezzature, servizi e verde, in unità urbane a funzioni integrate, ad autosufficienza energetica, in ECO CITYES.
-    La terza, ed ultima categoria è quella che comprende tutti gli edifici costruiti dagli anni ‘70 in poi e, quindi, nel rispetto delle leggi antisismiche. Questi edifici dovranno, naturalmente, essere conservati, e potrebbero essere aggiornati nell’impiantistica adeguandoli alle nuove fonti di energie rinnovabili ed ai criteri di efficienza energetica, dando la possibilità di incrementarne la cubatura del 20% (fermo restando il rispetto dei diritti di terzi e il divieto di utilizzo di aree verdi che devono essere considerate alla pari degli edifici storici, quindi “beni unici e irriproducibili”).

A differenza del Tanto decantato Piano Casa del Governo (?) Berlusconi, per cui si privilegia la speculazione edilizia senza cercare, in alcun modo,  soluzioni che possano portare ad una vera e propria pianificazione urbanistica per un futuro sostenibile e sicuro, questo manifesto analizza e trova soluzioni tangibili, reali ed urbanisticamente adeguate.
Purtroppo, in Italia, le leggi in materia Urbanistica sono scritte solo da avvocati ….e gli speculatori ringraziano.

 

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Commenti

Proposta interessante e datata 2000.... penso a L'Aquila e alla prevenzione. 308 morti. Tristezza.

tristezza, si Giancarlo, ancor di più se pensi che questa proposta è stata letteralmente sepolta dall'indifferenza di governo ed opposizione, senza neanche pensarci un pò su.....potrebbe essere una ottima soluzione, ma non "rende" quindi.........meglio un pò di sana speculazione, almeno da lì qualcosina ci si caccia...
Non è vero che la proposta non rende, è che la miopia imprenditoriale ed amministrativa tutta italiana di quest'epoca, cozza paurosamente con la parola pianificazione e sviluppo sostenibile. I dati sul consumo di suolo sono evidenti: In Italia vengono consumati mediamente oltre 500 chilometri quadrati di territorio all’anno. E’ come se ogni quattro mesi spuntasse una città uguale all’area urbanizzata del comune di Milano. Nonostante ciò, tante persone rimangono senza casa perché non se la possono permettere. Il consumo di suolo - ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - è oggi un indicatore dei problemi del Paese. La crescita di questi anni, senza criteri o regole, è tra le ragioni dei periodici problemi di dissesto idrogeologico e tra le cause di congestione e inquinamento delle città, dell’eccessiva emissione di CO2 e della perdita di valore di tanti paesaggi italiani e ha inciso sulla qualità dei territori producendo dispersione e disgregazione sociale. Occorre fare come negli altri paesi europei dove lo si contrasta attraverso precise normative di tutela e con limiti alla crescita urbana, ma anche con la realizzazione di edilizia pubblica per chi ne ha veramente bisogno e interventi di riqualificazione e densificazione urbana, fermando così la speculazione edilizia. Esattamente il contrario di quanto adottato nell'ultimo decreto Milleproroghe che continua a consentire ai Comuni, per i prossimi due anni, di adoperare il 75% degli oneri di urbanizzazione per le spese correnti e incentiva, e quindi a rilasciare permessi a edificare anche laddove non sarebbero necessarie nuove costruzioni, per pagare gli stipendi dei dipendenti".( info da stop al consumo di suolo) I motivi sono molti, certo che se si vanno a vedere puntate come quella di Report sulla speculazione edilizia si possono capire molte cose.
Certo che rende ma non con i margini a cui i nostri costruttori sono abituati, anche perchè, come spiegherò l'idea è quella di "contenere gli utili".......e poi dovrebbero non servire più le "lubrificazioni" dei processi burocratici, che non è poco......politicamente rende poco
Molto interessante!!...e per quel che riguarda gli edifici in questione (quelli che vanno dal '40 al '70) costruiti in centro storico (per alcuni di essi, non dico tutti) si potrebbe pensare ad una riproduzione di ciò che c'era prima, ovviamente con le tecniche costruttive di oggi...così facendo riavremo esteticamente i gioielli che abbiamo perduto negli anni '50/'60 (penso ad es agli edifici porticati di Corso De Michetti) ma antisismici..
Nel caso in cui dovesse realizzarsi questa splendida ipotesi(di rottamazione) chiamatemi: mi farò ruspa umana pur di contribuire alla distruzione dei tanti orrori teramani. Ricordo che già più di trent'anni fa auspicavo la costituzione di "Imprese di distruzione"" da opporre alle "Imprese di costruzione" che dal dopoguerra in poi imperversarono su tutto il territorio italiano. Forse adesso ci siamo.