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Consultare gli italiani sull’energia (e sul petrolio)

di Enzo Di Salvatore
3 minuti

Da un paio di giorni il Ministero dello sviluppo economico ha avviato una “consultazione pubblica” online sulla strategia energetica del nostro Paese, che resterà aperta fino al 30 novembre prossimo. I motivi di questa scelta sono chiari: il contesto nazionale e internazionale è difficile; la crisi economica attanaglia anche l’Italia; il settore energetico è strategico per le sorti dello Stato; occorre, pertanto, rilanciarlo.
Per rispondere alle domande formulate dal Ministero è necessario indicare le proprie generalità, l’indirizzo e-mail e la società di appartenenza. Dunque, la consultazione pubblica non è indirizzata solo ai cittadini. Ed è legittimo supporre che non sia neppure riservata solo agli italiani, essendo evidente che molte società che operano nel settore energetico sono straniere. La prima domanda che vorrei porre a chi pone domande è: vi pare normale che una società estera venga a dirci in che modo vada sviluppata la strategia energetica nazionale?
Per rispondere alle domande formulate dal Ministero è necessario avere almeno tre lauree. Sfido chiunque a comprendere esattamente una sola delle domande poste. Si dirà: ma per comprendere correttamente quanto chiesto è sufficiente seguire il “documento per la consultazione pubblica” ivi allegato. Bene, apriamo, allora, l’allegato.
Esso si compone di ben 114 pagine e a leggerlo un punto sembra essere abbastanza chiaro: il Ministero dello sviluppo economico non vuol sapere dagli italiani quale strategia energetica occorra  mettere in atto per superare la crisi. No. Il Ministero rende noto agli italiani quale strategia energetica nazionale porterà avanti nei prossimi anni. E, piaccia o no, ribadisce a chiare lettere che questa strategia passerà attraverso un rilancio delle attività petrolifere. Come? Per il tramite di una semplificazione degli iter autorizzativi (prevedendo il rilascio di un titolo abilitativo unico); una “rimodulazione” dei limiti di tutela offshore imposti dal codice dell’ambiente (cancellando o riducendo il limite delle 12 miglia marine per le attività petrolifere in mare); il rafforzamento dei “poli tecnologici/industriali” in Emilia-Romagna, Lombardia, Abruzzo, Basilicata e Sicilia (sviluppando ulteriormente i distretti energetici già presenti in detti territori; il che – se tanto mi dà tanto – per l’Abruzzo potrebbe, ad esempio, voler dire rilanciare il progetto sul Centro Oli di Ortona).
Sorvolo su altre questioni più tecniche (e assolutamente discutibili, come ad esempio quella relativa alla disciplina della politica energetica dell’UE dopo l’approvazione del Trattato di Lisbona; al fatto che in sede europea ci sia una “proposta” di direttiva che miri a cancellare la distinzione tra permessi di ricerca e concessione alla coltivazione – come se fosse diritto vigente!) e mi fermo a pag. 114. Mi fermo qui perché le parole finali contenute in questa pagina la dicono lunga sullo spirito che anima l’intero documento: “sarà più importante accelerare la rimozione di ostacoli di natura normativa e autorizzativa alla realizzazione di grandi opere”. Proprio così: ostacoli di natura normativa. Senza che ci si interroghi troppo sul perché di alcune scelte legislative passate. Sul perché, ad esempio, nel 2010 si sia inteso tutelare il mare italiano con i limiti che conosciamo.
È evidente, allora, che se il diritto viene visto come un ostacolo non resti molto da aggiungere. Ed è altresì evidente che, dinanzi a dichiarazioni di questo tipo, anche il valore di una consultazione pubblica lasci il tempo che trova.


 

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Commenti

Venendo da una piccola ma significativa esperienza all'estero, il Diritto in Italia è un ostacolo, per lo sviluppo ma anche lo stesso concetto di Democrazia. L'Italia come l'Unione Europea ha bisogno di una chiara politica energetica, L'Italia in primis. Il petrolio è la soluzione? Non penso che trivellare tutte le coste italiane possa servire a qualcosa di utile. Siamo la nazione contro il Nucleare, contro il petrolio, contro i rigassificatori, contro qualsiasi cosa sia considerato energia! Quindi cosa vogliamo fare?
I contributi di Enzo sono sempre molto puntuali ed esaustivi. Consultare gli italiani sull'energia ha poco senso quando in realtà le decisioni sono già state prese. "Vendere le decisioni" è soltanto una delle diverse modalità con cui si esercita la leadership. Molto serio mi pare il quesito posto da FDL: qual è la direzione del nostro cammino? Quale la nostra visione strategica? In un Paese storicamente deficitario di politica industriale, capace di creare dal nulla ed altrettanto capace di distruggere settori strategici come quello, ad esempio, delle telecomunicazioni, mi sembra questo il primo nodo culturale da sciogliere. Quanto al documento pubblicato on line sul sito del Governo (v. pag. 41) , faccio mio l'alert mandato dall'amico Enzo sulla concreta possibilità che l'Abruzzo si trasformi in un Distretto Minerario. Su questo bisognerà che le forze politiche prendano posizione in modo chiaro e netto perchè ciascuno di noi sappia, consapevolmente, a chi affidare le sorti del Paese e della Regione per i prossimi cinque anni.
Cosa vuole fare la Regione? Cosa vogliono fare i nostri rappresentanti? Cmq il Mondo nn ha abbandonato il Petrolio....