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Il risparmio sulla salute del prossimo

di Pierluigi Troilo
2 minuti

La qualità della vita sta scemando, signori!
Ne sono un esempio i dispositivi medicali utilizzati in molti reparti ospedalieri. E il mio osservatorio, vi assicuro, è diretto, interessato e sincero. Negli ultimi tempi, chi gestisce economicamente le strutture sanitarie si è trovato costretto a rivedere i bilanci degli stessi, spesso in perdita a causa di una cattiva, diciamo così, gestione passata. In molti casi, si è dovuto passare necessariamente attraverso il taglio dei costi, anche quelli delle forniture ospedaliere. In pratica, nelle gare d’appalto vige sempre di più il principio del “prezzo più basso” a discapito della “qualità più alta”. E ciò è stato – ed è possibile – sia perché pian piano anche i prodotti di importazione cinese, indiano, ecc. hanno fatto mambassa nelle gare, stante i loro prezzi fortemente competitivi, e sia perché in Italia, molto più che in altri paesi (vedi ad esempio la Francia) tali importazioni non hanno trovato ostacoli, rallentamenti o filtri alcuni. Ci ritroviamo così a dover essere curati con strumenti e servizi di una qualità che è diminuita, gioco forza.
Per logica, presumo che in molti ambiti dei mercati dei beni di consumo stia avvenendo qualcosa di analogo anche perché, molti di noi produttori italiani non hanno tante leve per aumentare la competitività. Del resto, basta guardarsi attorno per scoprire quanti oggetti del nostro vivere quotidiano non sono più di produzione italiana (occidentale, direi), quante attività commerciali “low cost” stanno aprendo nelle nostre città. In fondo, i conti con il risparmio li dobbiamo fare un po’ tutti (massaie, commercianti, imprese, ecc.), no?!
Allora che fare per risparmiare? Penso che la politica di risparmiare su tutto, in egual misura e indiscriminatamente, non sia la più opportuna. Bisogna fare una distinzione fra le cose vitali, quelle più e meno importanti e, infine, le cose futili (se non inutili). Spesso ci si accorge che abbiamo a che fare anche con cose non indispensabili: ecco, forse una sia, sarebbe proprio col cominciare ad eliminare queste! Chi nel piccolo del proprio quotidiano e chi nella più vasta gestione delle cose pubbliche.

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Commenti

Caro Falconi gli ultimi due articoli del Dott. Troilo hanno dimostrato che anche gli imprenditori hanno un pensiero sociale. Complimenti a I Due Punti per questa nuova sensibilità... PS è anche un bel uomo.
licenziate qualche primario fancazzista... licenziate le decine di inutili dipendenti nell'amministrazione... vedete quanti soldi risparmiati....
Per la dolce Laura. Anch'io mi sono complimentato e apprezzo quello che scrive P. Troilo, ma per lo stesso fatto che i suoi interventi suscitano una piacevole meraviglia... rimango della mia convinzione supportato dalle statistiche. Anche gli imprenditori potrebbero avere "un pensiero sociale", ma se si esclude una nobile minoranza, essi preferiscono pensare a fare soldi, a come pagare meno tasse o a non pagarle affatto, a osteggiare i diritti dei propri dipendenti per un suv o una barca in più. Se cosi non fosse, il mondo potrebbe essere un parco giochi per bambini, adulti e vecchi.
Sono d'accordo Con Troilo che rappresenta (purtroppo) una minoranza. Il resto degli imprenditori sono quello che sono....anche inadeguati come classe dirigente....e generazionale.
a me sembra invece che sto articolo non dica proprio nulla. e lo dica anche male. qual è l'intento? fare le liste dei beni di prima necessità e quelli di seconda (come in canada)? creare due mercati (come a cuba)? applicare iva diversa? chi deciderà la composizione delle liste? un esperto? una commissione? un partito? chi produrrà prodotti più futili dovrà pagare più tasse? non mancano inoltre sapori di protezionismo e misure di economia autarchica. insomma "note" stonate per una persona che si dichiara imprenditore e, se non superate nel loro valore, certamente incompatibili col capitalismo contemporaneo. se ciò che maneggiamo quotidianamente non è più nè italiano nè occidentale, ciò è dovuto alla ricerca spasmodica del guadagno massimo. non del guadagno di per sè ma del guadagno massimo. e il guadagno massimo non lo cercano certo gli operai nè i consumatori nè i mercati.
troppi mangioni!!quanti tagli si faranno non gli basteranno mai perche' sulla terra c'e' quanto basta per tutti ma non abbastanza per l'ingordigia di ognuno!!