Questa lettera è una denuncia.
Questa lettera è un monito.
Questa lettera è un appello.
Questa lettera non viaggerà solo su internet ma avrà un altro seguito...
Questa lettera parla di una madre e di una figlia.
Questa lettera è da leggere...più volte.
Purtroppo...
Giancarlo Falconi
Circa due settimane fa mia madre è stata colpita da un malore.
Era assente, non rispondeva.
Aveva lo sguardo perso.
Chi ha passato questi momenti , sa che le mani tremano così forte ,che non si ha più la lucidità per prendere alcuna decisione.
Presa dal panico ho chiamato l’ ambulanza che fortunatamente è arrivata dopo pochi minuti e l’ ha portata in ospedale.
Mi spiace dirlo , ma è qui che per ogni famiglia teramana inizia il suo calvario!!!
Appena arrivati in ospedale mia madre è stata presa subito in cura da un medico gentile e attento.
La cartella clinica e tutta l'anamnesi che una figlia può riportare in quegli attimi per me traumatici e violenti.
Poi la solita storia del Pronto Soccorso di Teramo.
Ore interminabili di attesa.
Eseguiti i controlli preliminari: pressione , elettrocardiogramma. etc.... il medico era intenzionato a dimettere mia madre associando la sua condizione all’ assunzione di bevande alcoliche o psicofarmaci.
Assurdo.
Guardo il medico esterrefatta.
Non avevo la forza di rispondere.
Mia madre “una donna di 79 anni” non può assolutamente assumere alcool in quanto cardiopatica.
Gli consiglio, ancora in maniera gentile, di eseguire un esame diagnostico all'encefalo perché la vedevo sempre più confusa e assente.
Dopo la mia insistenza la dottoressa si decide a prescrivergli una tac alla testa.
Ore di attesa in corridoio ed ecco che mia madre viene portata in ambulatorio.
ll neurologo letto il referto si consulta con la dottoressa asserendo che la signora doveva essere ricoverata d’ urgenza.
La dottoressa invece non era d’accordo e parlava di sovraffollamento dell'ospedale.
A quel punto la pazienza di una figlia termina in maniera brusca e ogni forma di considerazione e rispetto, viene sostituita dal senso di protezione e giustizia.
Costituzione e diritto alla salute.
Come possono dimettere una donna cardiopatica in forte stato confusionale?!
Chiedo un ricovero urgente per mia madre.
Insisto.
Finalmente si trova un posto in Ginecologia.
Dopo i primi giorni di degenza in quel reparto mia madre viene trasferita al quinto piano.
Il punto di non ritorno o quasi.
E’ qui che si è avuto l’ errore che mi ha spinto a scrivere questa lettera, che vuole essere uno strumento per far conoscere da quali professionisti siamo seguiti nel nostro ospedale pubblico.
Dopo vari esami i medici suppongono che mia madre sia stata colpita da un lieve attacco ischemico. E’ qui che mi sorgono spontanee delle riflessioni:
Come può un medico del pronto soccorso voler dimettere una donna in preda ad un attacco ischemico e non sospettarlo minimamente?
Perché in quest’ ospedale bisogna sempre arrivare ad alzare la voce per essere presi in considerazione?
Ma non è questo l’ episodio più raccapricciante…
Mia madre sembra stare meglio ed ovviamente i medici volevano dimetterla senza aver formulato una diagnosi chiara sul suo malore.
Non so come chiamarlo, forse è il legame di sangue che lega una figlia ad una madre, forse è un sesto senso, forse è l'amore, l'empatia, il consocere ogni sua espressione del corpo e del viso.
Chiesi nuovamente la misurazione della pressione.
Mi chiedo come è possibile che queste supposizioni che definisco, alquanto ovvie, debbano essere formulate da una persona che di medicina non sa un bel niente?
Sempre dopo la mia insistenza decidono di eseguire un eco doppler all’ arteria carotide per completare il quadro clinico.
Ecco a voi l'assurdo.
Venerdì 5 settembre 2014 alle ore 11.00 circa mia madre viene portata in ambulatorio per una colonscopia e gastroscopia.
Mia madre aveva poca voce e forza.
Incredula cerca di spiegare all’ infermiera che la sta trasportando che c’era un errore, ma purtroppo, la donna dal camice bianco vestita, era troppo intenta a ridere e scherzare con i colleghi per capire che aveva sbagliato paziente.
Per nostra sfortuna mia madre era stata scambiata con la paziente di fronte che da giorni si stava preparando per questi esami che prevedono digiuno completo e svuotamento progressivo dell’ intestino.
Come è possibile commettere un errore così grave? E non rendersi conto iniziata la visita che la paziente era a stomaco pieno e quindi non idonea per eseguire quell’ esame ?
E se l’ anestetico somministrato prima della visita fosse stato letale per mia madre che non era stata sottoposta a visita preventiva con l’ anestesista?
Non è possibile chiudere gli occhi davanti a questi errori che nella maggior parte dei casi non vengono neanche denunciati dai diretti interessati.
Io penso che qualunque persona in preda ad un malore voglia affidarsi con tranquillità e fiducia nelle mani di persone serie e professionali e penso che basti poco affinchè questo si possa realizzare.
Basta saper ascoltare.
Prendo spunto da questo episodio personale per fare un appello a tutte quelle famiglie che sono state vittime di episodi simili.
L’ unico modo, quanto meno per limitare questi spiacevoli avvenimenti è di denunciarli e non farli cadere nel dimenticatoio.
Nota a margine : La maggior parte del mondo attualmente utilizza il feedback come strumento per migliorare e capire dove qualcosa non sta funzionando. Ma affinche’ questo avvenga bisogna quanto meno rendersi disponibili all’ ascolto di queste persone che con coraggio denunciano questi episodi di mala sanità.
LETTERA FIRMATA
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Anonimo. ...un abbraccio.