Caro Segretario Paolucci,
dalla Segreteria regionale del Partito, riunitasi il 13 giugno scorso, ho appreso che Lei avrebbe seccamente affermato: “il Partito democratico di Teramo non esiste, anzi non è mai esistito”.
Se queste parole dovessero essere confermate, vorrei cogliere qui l’occasione per ringraziarla pubblicamente, in quanto ciò vorrebbe dire che qualcuno, dall’alto, finalmente riconosce la situazione in cui versa il Nostro Partito.
Da quando in ambito nazionale è stato fondato il Partito (un progetto illuminato, figlio del compromesso storico e del quale il PD è il suo naturale erede), l’Abruzzo, e, segnatamente, Teramo, ha vissuto un processo di sviluppo politico molto più complesso delle altre Regioni italiane.
L’Abruzzo è una Regione “strana”: negli ultimi vent’anni, nessuna delle compagini politiche regionali è riuscita a portare a termine il proprio mandato in modo “indolore”, ossia senza che sull’operato della politica si aprisse una indagine della Magistratura.
A mio parere, in tutti questi anni gli abruzzesi sono stati vessati da una sistema politico talvolta inadeguato, spesso autoreferenziale e clientelare e quasi sempre incapace di corrispondere ai concreti bisogni dei cittadini, attraverso l’esercizio di un indirizzo politico, che avesse davvero a cuore lo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio.
In seguito alla sconfitta di Roseto, si è sentito parlare di commissariamento del Partito provinciale Teramano e non potrei pensare diversamente viste le sue parole. Sicuramente un’operazione di “Restyling” è necessaria; ma, a mio modesto avviso, non credo che spetti a Lei o alla Sua Segreteria dover decidere le sorti del Partito locale.
Per più ragioni, non credo, che Teramo viva una situazione peggiore rispetto alle altre realtà provinciali. È vero, abbiamo “perso” due Comuni importantissimi come Roseto e Colonnella, ma i motivi di questa sconfitta non sono certo da addebitare solo alla inefficienza della Segreteria provinciale teramana e al suo Segretario. Il quale, a differenza di altri, ha sempre tentato di corrispondere ai desideri della Segreteria nazionale, così come, quando possibile, di costruire alleanze strategiche e di ottenere il più ampio consenso degli elettori.
Ma mentre il Segretario Verrocchio, supportato in questo da altri dirigenti, si muoveva cautamente sul suolo rosetano, Lei si incontrava a cena con l’onorevole Ginoble (articolo apparso su un quotidiano locale e dal quale non è mai giunta alcuna smentita) ed assieme decidevate le sorti di Roseto, optando per un candidato sindaco, senza dar conto di ciò a quella parte del territorio più direttamente interessato: una scelta azzardata, evidentemente, che, infine, si è pagata a caro prezzo.
Una sconfitta, questa, che non è certo da imputare in toto alla persona della candidata Ginoble. Essa, piuttosto, è conseguenza di un certo tipo di politica, perseguita in quest’anni dal PD rosetano; e gli elettori questo lo hanno capito, se hanno ritenuto di dover bocciare il programma di Governo, che nel segno della continuità, si sarebbe voluto attuare. Il motivo non è, dunque, da cercare nel fatto che la candidata sia sorella dell’Onorevole Ginoble, come pure qualcuno vuol sostenere.
Forse, Caro Segretario, le è mancato il polso della situazione, se ha deciso di ignorare quanto il Partito provinciale avesse da dire in proposito.
La coalizione Idv-Pd, formatasi a Roseto, è forse madre dell’accordo siglato su Colonnella, al fine di candidare l’ex compagno, l’ex mastelliano di ferro, l’attuale Idv, già sindaco per dieci anni, l’On. Augusto Di Stanislao; ma queste ovviamente sono solo mie supposizioni personali, che magari nulla hanno a che vedere con la realtà dei fatti; Ma come si dice, a pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca.
Il giorno successivo alla sconfitta rosetana, Lei ha affermato che “nonostante una campagna elettorale generosa e appassionata, la sconfitta ci impone di aprire una riflessione”. Mentre l’On. Ginoble ha discorso di “assunzione di responsabilità, anche da parte del sottoscritto”. Mi piacerebbe sapere a che punto è la riflessione e in che modo vi siate assunti le vostre responsabilità per quanto accaduto a Roseto. Dire che il Pd provinciale teramano non esiste a questo punto non è più sufficiente ed è del tutto gratuito.
Perché a conti fatti, oltre a criticare il Pd teramano, non mi sembra che Lei si sia pentito del suo appoggio alla candidatura espressa a Roseto, né mi pare che qualcuno abbia adottato provvedimenti, che facessero valere le responsabilità dei protagonisti della vicenda per l’accaduto.
Non dico che sia tutto “merito” suo: certamente anche il Pd provinciale di Teramo ha in questo le sue belle responsabilità, visto che il segretario ritiene di non dover convocare l’assemblea provinciale da mesi, preferendo, ad essa, un mero vertice tecnico, interno al coordinamento.
Ma in fin dei conti, si dirà, se si analizzano i risultati elettorali, si scopre che nel teramano non si è andati certo peggio di quanto si sia andati altrove.
Ed infatti Le rivolgo i miei complimenti per le vittorie di Lanciano e di Francavilla; ed anche per Vasto, dove la scelta del candidato Sindaco ha fatto sudare 7 camicie, prima che se ne riuscisse a trovare uno (primarie, condivisibili o meno, che conferma una scelta oculata, a dispetto di Roseto).
Eppure, se Teramo “piange”, il regionale non ha nessun motivo per “ridere”. Nella splendida vittoria di Francavilla a Mare si nota subito che il Pd raccoglie l’11,71%, mentre il Pdl si conferma primo con il 13,26%. A Lanciano, invece, il Pd si ferma all’11,78%, mentre il Pdl sfiora il 19%. Nonostante la sconfitta, a Roseto il Partito democratico si attesta, invece, al 22,45 % contro il 13,23% del centrodestra: almeno c’è qualcosa da cui ripartire.
È evidente, quindi, che l’errore risiede nella scelta del candidato: un candidato che ha ottenuto meno voti della lista cui apparteneva. Da qui non si può, dunque, concludere che il Partito democratico di Teramo non abbia fatto il suo dovere. Per questa ragione, trovo pretestuoso voler “commissariare” il Partito provinciale. La sconfitta elettorale qui c’entra poco.
Se poi volesse sostenere che il “commissariamento” sia necessario per altri motivi, beh, io le oppongo un solo dato: il PD provinciale ha all’attivo più di 4000 tesserati: tessere vere, intendo…. Mentre le altre tre Province cosa hanno da dire al riguardo?
Su un articolo pubblicato da L’espresso si legge: “a oltre due anni dal terremoto, il Pd locale è dilaniato da guerre intestine e battaglie di poltrone. Uno spettacolo abbastanza indecente, in una terra che subisce ogni giorno gli effetti del mal governo berlusconiano”.
Non mi sembra che il PD a L’Aquila viva un destino migliore di quello vissuto altrove; e nemmeno che il regionale stia cercando in tutti i modi di restituire dignità al nostro Capoluogo di Regione, così tanto martoriato dal sisma, accordandogli un partito di governo, capace di aiutare realmente il territorio: se non c’è riuscito in due anni, non credo ci riuscirà ora, sostenendo che a breve si troverà una via d’uscita.
Ipotizzare un commissariamento su Teramo e non riuscire a trovare un soluzione dignitosa per L’Aquila, dove ad eccezione del Comune abbiamo perso quasi tutto, mi sembra piuttosto paradossale.
Non vorrei ricordare solo l’articolo dell’Espresso, che ci ha già fatto fare una pessima figura in ambito nazionale. Persino un film come “Draquila” non ha risparmiato il PD regionale e ci ha portati direttamente in Europa: lo ha visto quel bel tendone chiuso che appare nel film? Chiuso con la pioggia, con il vento, con il sole e con la neve. Anche questa non è stata una bella figura a Cannes per la nostra Regione!
Potrebbe spiegarmi, allora cosa racconterà agli iscritti del Partito e ad una città come L’Aquila, che ogni giorno vede il suo futuro sgretolarsi ancor più in fretta dei tanti ruderi rimasti in piedi? (sorvolo volutamente su Pescara e Chieti, dove non mi sembra si stia meglio rispetto a Teramo).
Certo, il nostro Pd provinciale ha molti problemi, non ultima la vicenda del Ruzzo; di certo, però, non accetto che la Segreteria regionale del Partito, forte di alcune vittorie nelle amministrative, ma con vistose lacune al suo interno, venga a Teramo e pontifichi su quel che il Partito provinciale ha fatto o avrebbe dovuto fare, quando proprio il PD regionale non è riuscito in due anni a risolvere ben più gravi problemi.
Magari anche a Teramo, come a Vasto, ci manderà in tandem Legnini e D’Alessandro; i quali staranno, forse, già sondando il terreno e non solo. Saranno i benvenuti. Non sarò certo io ad oppormi al “commissariamento”, se è questo che sta pensando. Non ne avrei la forza. Però tenga presente che Teramo è figlia di questa stessa Regione: “strana” e colma di problemi come lo è l’Abruzzo. Qui, Caro Segretario, si fa fatica persino a girare in bicicletta; figurarsi in tandem.
Stefano Alessiani
Commenta
Commenti