Gentile signora Mariastella Urbini, assessore alla Cultura Comune di Roseto degli Abruzzi....
mi consenta (sì, uso di proposito questa espressione) di rivolgermi a Lei per esprimerle un mio personale stupore di cittadino e, se posso, anche di giornalista.
Vede Assessore, nelle ultime settimane mi è capitato di imbattermi casualmente con alcuni provvedimenti emessi dalla Sua amministrazione.
Per due volte almeno, Assessore, l’associazione “Insieme per Roseto”, di cui Lei è indicata da un articolo del quotidiano “Il Centro” del dicembre scorso, quale socia co-fondatrice, risulta anche committente del Comune che Lei medesima amministra in qualità di Assessore. Nella stessa associazione inoltre, sempre secondo l’articolo citato, farebbe parte anche un consigliere comunale in carica e molti soci già candidati nella omonima Lista civica “Insieme per Roseto”.
In entrambe i casi, inoltre, l’iter burocratico che riguardava queste pratiche (cui corrisponde un corrispettivo complessivo di circa 6 mila euro a ristoro dei servizi affidati) è stato velocissimo. E naturalmente voglio sperare – anzi vorrei essere certo – che Lei abbia avuto premura di assicurare disposizioni tali ai suoi uffici che tale premura sia analoga quanto a tempi di espletamento per tutte le richieste di tutti i cittadini. Ma andiamo oltre.
Capirà infatti, Gentile Assessore, che la vicenda fattuale che questa mia intende rappresentarLe costituirebbe una ipotesi di scuola di quello che i cultori della materia chiamano “conflitto d’interessi”.
Ma io non vorrei proporre questa ipotesi di scuola, in cui Lei, avvocato di professione, saprebbe meglio di me dilungarsi.
Le vorrei soltanto domandare se non ritiene che nel doppio ruolo di amministratrice pubblica e di membro di una associazione committente della medesima amministrazione non ravvisi una possibilità in più che altri cittadini non hanno.
Ecco, gentile Assessore: potrei citare tanti altri riferimenti e circa le ragioni di speciali situazioni soggettive, come la qualità dell’esercizio della una funzione pubblica, in relazione al compimento di operazioni a quella stessa carica ritenute inopportune dalla cultura liberale e occidentale. Mi limito però a porre una sola domanda: non ritiene che motivi appunto di opportunità consiglierebbero di porre una distanza maggiore tra le due attività, politica e gestionale, in fatto di affidamenti comunali?
In attesa di cortese risposta si inviano cordiali saluti
Ugo Centi
controaliseo@gmail.com
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