" Il Tibunale di Teramo in Composizione Collegiale - Sezione Lavoro - rigetta il reclamo proposto dalla Teramo Lavoro s.r.l. avverso l’Ordinanza con cui il Giudice monocratico ha ordinato di reintegrare la lavoratrice Dott.ssa Rosella Gabrielli nel posto di lavoro precedentemente occupato".
Seguirà a queste due righe un pensiero di Rosella Gabrielli, la D.ssa Rosella Gabrielli, che ha vinto la sua battaglia legale contro Venanzo Cretarola, amministratore Unico di Teramo Lavoro, Eva Guardiani, Assessore al Lavoro della Provincia di Teramo, il Presidente Catarra, l'Assessore al sociale Renato Rasicci. Un consiglio, visto la figuraccia....dimettetevi per una questione di dignità....solo per una misera e banale questione di dignità. Noi non molleremo, mai. Perchè la vita è così...bella da perdente con la mentalità di vincente. Oggi Rosella ha vinto...noi con lei...mi dispiace per chi ha ritenuto la sua lotta inutile. Non aveva studiato le carte. Noi si. Ma prima abbiamo avuto un'immensa fiducia in quella calda famiglia teramana.
L'italia è una Repubblica Democratica fondata sulla Famiglia. L'unica vera...storica...istituzione.
Giancarlo Falconi
E’ da giugno che non scrivo.
Il 2 luglio ho proposto un ricorso urgente ex art. 700 c.p.c.: il procedimento ordinario dura anni, tanti. Chi dice che nel merito si deciderà a gennaio 2013 dice una cosa non vera.
Il procedimento “700”, perché venga accolto, necessita di 2 presupposti fondamentali: il periculum in mora e il fumus boni iuris.
Il mio "pericolo causato dal ritardo” è stato dimostrato: nell’attesa di un giudizio ordinario il danno per me, se non reintegrata, non sarebbe adeguatamente risarcibile.
Ho perso il lavoro 20 giorni prima di partorire e il mio stipendio di circa 1000 euro al mese era quello che faceva sopravvivere la mia famiglia; è su quello stipendio che contavamo quando io e mio marito abbiamo deciso di avere la nostra seconda figlia.
Certo basare una famiglia sul precariato a vita non è la condizione migliore ma arrivata a 38 anni non avevo scelta: o creare la mia famiglia o far sì che altri determinino la mia vita.
Mio marito è un libero professionista, con tutte le problematiche connesse al non avere una retribuzione mensile, come in un lavoro dipendente, che non ha mai trovato.
Anch’io sono un avvocato, ma nel nostro progetto di vita ho accettato di portare a casa quella piccola certezza per far sì che il mio uomo potesse coltivare il nostro sogno: le nostre due bambine hanno un papà e una mamma avvocati… Noi, figli di emigrati che a mala pena sanno leggere e scrivere…
Sul secondo requisito che dire? Se un giudice in primo grado e 3 giudici in secondo grado affermano che il diritto vantato esiste in concreto, al punto da concedermi la reintegra sostenendo che io abbia diritto ad un rapporto subordinato a tempo indeterminato, cos’altro devo dire? Niente.
Anzi, invito altri a “fare” adesso, ma non conferenze stampa come quella fatta dal datore di lavoro (anzi dall’amministratore della Teramo Lavoro S.r.l., perché la proprietà è rappresentata dal Presidente della Provincia di Teramo) durante la quale sono state fatte dichiarazioni su di me (riportate da quasi tutti i mezzi di informazione; il danno che mi hanno provocato è stato troppo grande: chiunque ho incontrato dal 4 ottobre aveva sentito quelle cose; anche al Pronto Soccorso avevano sentito Cretarola parlare di me in televisione: l’infermiere mi ha detto di farmi coraggio, perché per lottare dovevo essere forte…)
Il 20 luglio 2011 ho partorito, dal I luglio 2011 solo il mio rapporto di lavoro si è interrotto (su un centinaio).
La tesi sostenuta da Cretarola, che io ho scoperto solo a maggio 2012 leggendo la sua comparsa di costituzione e risposta alla mia citazione in giudizio, di non aver voluto io la proroga è stata considerata da 4 giudici non fondata: tutti lo tengano a mente, perché ognuno deve essere responsabile delle proprie azioni… anch’io ho famiglia: alle mie figlie lascio in eredità l’onore, altri forse solo la pancia piena!
Da essere funzionaria della Provincia di Teramo (prima di essere “trasferita” a Teramo Lavoro), mi sono ritrovata, dopo 9 anni, a casa con una bimba di tre anni e una neonata. Ho vissuto fino all’inizio di quest’anno come anestetizzata: la nuova maternità è stata bellissima, ho vissuto una felicità mai provata prima, sono diventata mamma veramente, anche della prima bambina. La natura forse mi ha aiutata, l’istinto di sopravvivenza. Mano mano però ho iniziato a sprofondare nel baratro: perché sono seppellita in casa?
Perché la mia vita è solo questo?
Perché dopo tanto impegno, qualcun altro è seduto alla mia scrivania?
Perché a novembre, quando è finita la maternità, non ho avuto diritto di rientrare al mio posto?
Perché giro per il supermercato la mattina invece di correre al lavoro?
Chi sono?
Perché devo trovare un altro lavoro a 38 anni, con due bambini piccolissimi, quando per 9 anni mi sono occupata diligentemente di Politiche Sociali in un ente pubblico, avendo superato una selezione pubblica nel 2002 e una successiva procedura concorsuale nel 2007?
Perché ho perso il lavoro all’ottavo mese di gravidanza?
Mio padre e mia madre non sono Dott. e non se ne vergognano, ma hanno rispetto per i “pezzi di carta”, mi hanno fatto studiare sperando per me una vita migliore della loro. Vedendo come vanno le cose uno si chiede: ma perché studiare, se la meritocrazia non esiste? Oggi vi dico che è importante: il problema degli italiani è la rassegnazione. NO, non dobbiamo darla vinta a chi vorrebbe che la messa venga detta in latino.
Dobbiamo studiare, informarci, dobbiamo resistere e pretendere il rispetto dei nostri diritti. Non accettiamo che il lavoro diventi schiavitù. Non crediamo che il precariato sia necessario all’economia del nostro Paese, non è così.
Senza speranza, senza fiducia, senza giustizia l’economia per noi, uomini della strada, non girerà mai, anzi sempre peggio. Oggi io ho vinto: la Giustizia mi ha ridato il MIO lavoro. Le mie armi: l’onestà, lo studio, la legge… HO VINTO.
Rosella Gabrielli
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